Skip to main content

Il premierato è una leva economica per l’Italia. Parola di Casellati

La ministra delle Riforme intervenendo ieri al convegno di ioCambio all’Ara Pacis ha chiarito che la priorità del premierato è quella di garantire stabilità ai governi, anche come leva economica e di attrattività per investimenti. Uscire dagli steccati e salvaguardare il Presidente della Repubblica

“La riforma del premierato è una priorità per il Paese perché rappresenta una straordinaria leva per l’economia”. La ministra per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati rivendica la linea del governo e stabilisce un punto di priorità. “L’obiettivo più importante che si pone questa revisione costituzionale – dice intervenendo all’evento di IoCambio all’Ara Pacis – è la stabilità. E, gli effetti economici sono evidenti: l’Italia ha avuto 68 governi in 76 anni. Che credibilità possiamo avere anche agli occhi degli altri Paesi sul piano internazionale?”.

Le parole del ministro sono in qualche modo una risposta alle sollecitazioni giunte dall’intervento di apertura del presidente dell’associazione IoCambio, Nicola Drago. Forte del suo expertise imprenditoriale, Drago mette in fila “tutti i fallimenti” che negli anni si sono registrati in ordine alla revisione costituzionale. Dal 1984 al 1993, dal 1997 arrivando al 2006. Poi i tentativi di riforma del 2013 e l’ultimo, il Renzi-Boschi, del 2016.

“A fronte di tutti questi fallimenti – spiega Drago – come sistema Paese abbiamo perso posizioni, avendo cambiato governo ogni 14 mesi. Una situazione che a nostro avviso è davvero inaccettabile”. Il messaggio di fondo è che l’Italia non se lo può più permettere.

“Dare stabilità al Paese – dice – significa anche togliere l’alibi ai leader per non attuare i programmi. Più stabilità significa avere gli strumenti per risollevare anche in chiave economica l’Italia”. IoCambio è un’associazione che nasce al di fuori dei perimetri partitici. Proprio perché, dice Drago, “su un tema così delicato non si può buttare tutto in caciara”. Di qui l’auspicio a “lavorare oltre gli steccati ideologici”. Maggioranza e opposizione.

La bozza di riforma presentata dall’esecutivo è “un buon inizio” anche se “va migliorata per renderla ancora più democratica ed equa”. Il punto essenziale al di là del dover “fare chiarezza sul subentro del secondo premier” è legato “al Presidente della Repubblica” che “deve rimanere di tutti”. Il percorso “è lungo e non facile – chiude Drago – ma noi staremo qui fino all’epilogo”.

Casellati incassa gli stimoli e chiarisce che “con le opposizioni ci siamo subito posti in modo dialogico”, sono stati piuttosto “i partiti di sinistra a opporsi alla nostra riforma, benché l’idea del premierato sia stata portata avanti anche da loro in passato”.

Sugli aspetti di carattere economico, la ministra si rifà ai numeri. “Negli ultimi dieci anni – chiude Casellati – l’instabilità di governo ha portato a oltre 250 miliardi di interessi pagati sul debito pubblico, 630 miliardi di mancata ricchezza generata, 2,9 milioni di mancati posti di lavoro, – 58 miliardi di salari in meno. Questo solo negli ultimi dieci anni. Il costo socio-economico è estremamente elevato ed è per questo che la riforma istituzionale è la riforma delle riforme”.

Dal canto suo, l’ex ministra e presidente della Scuola nazionale della Pubblica amministrazione, Paola Severino ha sottolineato come “l’instabilità dei governi” possa rappresentare “un ostacolo alla realizzazione di riforme di sistema di cui il Paese avrebbe bisogno, in particolare nelle aree di sua più diretta competenza, come la giustizia e la formazione”. Una linea ripresa anche dall’imprenditore Vito Petrosa e dal vicepresidente di Erg, Alessandro Garrone.

È invece l’editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito, a richiamare l’attenzione dell’uditorio al tema della depolarizzazione. Una parola, che diventa “il metodo” con cui affrontare una questione dirimente come il premierato. “Può esistere un interesse comune per il Paese – dice Polito –  e non il solito gioco di contrapposizioni politiche. Per questo è importate l’iniziativa di ioCambio: la società civile e i media possono far capire alla nostra classe politica che non è importante chiedersi a chi giovi la riforma ma cosa effettivamente serve al Paese”.



×

Iscriviti alla newsletter