Il riciclo dei materiali, secondo uno studio del Bureau of International Recycling, consente di risparmiare oltre 700 milioni di tonnellate di CO2; di impiegare oltre un milione e mezzo di persone con una previsione per i prossimi dieci anni di un Pil globale che supererà i 400 miliardi di dollari; di fornire il 40% del fabbisogno mondiale di materie prime. Ecco il messaggio che arriva dal Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo, lanciata nel 2018 dalla Global Recycling Foundation e riconosciuta dalle Nazioni Unite
Sono sei le risorse naturali della terra e rappresentano il fondamento della nostra esistenza: acqua, aria, suolo, petrolio, gas naturale, carbone. L’umanità non potrebbe sopravvivere senza questi elementi. O senza alcuni di essi. Ma queste risorse sono limitate e si stanno esaurendo rapidamente. Stiamo usando le risorse naturali della Terra senza pensare a come sostituirle. La soluzione potrebbe essere proprio la “settima risorsa”, il riciclo. È questo il messaggio del Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo, lanciata nel 2018 dalla Global Recycling Foundation e riconosciuta dalle Nazioni Unite.
Il riciclo dei materiali, secondo uno studio del Bureau of International Recycling, consente di risparmiare oltre 700 milioni di tonnellate di CO2; di impiegare oltre un milione e mezzo di persone con una previsione per i prossimi dieci anni di un Pil globale che supererà i 400 miliardi di dollari; di fornire il 40% del fabbisogno mondiale di materie prime.
Anche l’Unione Europea considera il riciclo un elemento chiave nella gestione delle risorse naturali e nella realizzazione di un’economia circolare che “massimizzi l’estrazione di risorse di alta qualità dai rifiuti”. La direttiva quadro sui rifiuti stabilisce la gerarchia nella loro gestione e gli Stati membri sono tenuti ad attuare misure per il rispetto degli obiettivi di riciclo previsti.
Particolarmente sfidanti sono quelli che riguardano i rifiuti di imballaggio: entro il 2025 bisognerà riciclarne almeno il 65% ed entro il 2030 il 70%. Entro questa data, nello specifico, il 55% degli imballaggi in plastica, il 60% di quelli in alluminio, il 75% di quelli in vetro, l’80% degli imballaggi in acciaio e l’85% di quelli in carta e cartone. Quest’anno, informa una nota del Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, la percentuale di riciclo degli imballaggi in Italia dovrebbe sfiorare il 75%: oltre 10 milioni 300 mila tonnellate, ossia il 74,9% dell’immesso al consumo, che nel 2024 si prevede pari a circa 13 milioni 900 mila tonnellate.
“Possiamo affermare – ha detto il presidente del Conai, Ignazio Capuano in occasione della Giornata del Riciclo – che il 2024 inizia sotto buoni auspici per quanto riguarda gli imballaggi. Anche se la seconda metà del 2023 sembra esserci chiusa con una contrazione dell’immesso al consumo del packaging, per via della crisi legata al difficile contesto internazionale, non dovrebbe però esserci analoga contrazione del riciclo. Secondo le nostre prime stime, il 2024 vedrà crescere il riciclo sia in termini assoluti sia in termini percentuali. E sfiorare il 75% di riciclo significa aver superato con sei anni di anticipo gli obiettivi che l’Europa chiede al 2030”.
Anche le previsioni per i singoli materiali di imballaggio sono ottimistiche: 77,8% per l’acciaio (409 mila tonnellate); 73% per l’alluminio (64 mila tonnellate); 85,6% per la carta e il cartone (4 milioni 298 mila tonnellate); 65% per il legno (2 milioni 130 mila tonnellate); 52% per la plastica e la bioplastica (1 milione 183 mila tonnellate, di cui 51 mila di bioplastica) e 85,9% per il vetro (2 milioni 325 mila tonnellate).
“La prudenza resta comunque d’obbligo – ha proseguito Capuano – e non è il momento di eccedere in trionfalismi: lo scenario internazionale non ce lo permette. L’Aspettativa è che tutti gli attori della filiera possano continuare a impegnarsi sempre di più per migliorare i risultati in questo ramo della nostra economia circolare. Dai cittadini che dovranno fare la raccolta differenziata con un’attenzione alla qualità sempre maggiore, agli enti locali che dovranno sviluppare i sistemi di raccolta per garantire risultati sempre migliori e agli impianti che selezionano e riciclano i rifiuti, fino alla ricerca per migliorare sia le tecnologie di riciclo sia l’eco-progettazione degli imballaggi”.
“Ed è proprio con quest’ultimo punto, quello della ricerca e sviluppo – ha concluso Capuano – che si potrà ottenere un vero cambio di passo nei prossimi anni. Il riciclo, del resto, è un’eccellenza del nostro Paese che va potenziata: l’Italia continua a fare scuola in questo settore e deve migliorare le sue performance sostenibili in un’ottica di tutela ambientale sempre più concreta e pragmatica”.
Buone notizie, in questo senso, arrivano anche da Bruxelles, dove il trilogo sul Regolamento degli imballaggi ha trovato una sintesi che sembra soddisfare la Commissione, il Parlamento e gli Stati membri, lasciando più flessibilità a questi ultimi nella scelta tra riciclo e riuso per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti di imballaggio: il 5% entro il 2030, il 10% entro il 2035 e il 15% entro il 2040 rispetto al 2019. Il testo approvato lo scorso 4 marzo verranno trasmessi al Parlamento europeo e al Consiglio per l’adozione finale. Nelle intenzioni del legislatore comunitario, il regolamento dovrebbe accrescere la sostenibilità del settore promuovendo una maggiore riciclabilità degli imballaggi, in particolare quelli monouso che, come nel settore della ristorazione, rappresentano l’opzione ambientalmente migliore; contribuendo a ridurre alcune barriere al funzionamento del mercato interno; introducendo norme comuni sull’etichettatura e sulla gestione dei rifiuti.
“Per un Paese come l’Italia – si legge nel rapporto sul riciclo in Italia pubblicato nel dicembre 2023 – con una consistente industria manufatturiera e fortemente dipendente dall’importazione di materie prime, non sprecare materiali smaltendoli come rifiuti, ma riciclandoli è importante non solo per ragioni ambientali e climatiche, ma di competitività economica”. Stiamo parlando di quelle che qualcuno chiama “miniere metropolitane” che sono alla base del processo di economia circolare, pilastro della transizione ecologica. Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, “i mercati della materie prime seconde sono fondamentali per la creazione di un’economia circolare in Europa, poiché consentono ai materiali riciclabili di rientrare nella catena del valore della produzione, riducendo così la dipendenza dalle risorse primarie”.
Tutto questo presuppone innovazioni tecnologiche dei processi di riciclo e nuove misure per consentire al mercato di riconoscere e valorizzare gli effettivi vantaggi, ambientali ed economici, dei materiali generati dal riciclo. “È essenziale che le innovazioni tecnologiche superino la fase della progettazione e sperimentazione raggiungendo una maturità che permetta il pieno sviluppo delle sue potenzialità”.
“L’Italia – ha affermato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin in occasione di questa giornata – vuole mantenere il suo ruolo di leader nell’economia circolare, costruito in anni di impegno e investimenti nel riciclo. Nel negoziato europeo sul regolamento imballaggi l’Italia ha fatto valere le proprie ragioni e lavorato senza sosta per dare valore a questo modello vincente, che ci ha permesso in grande anticipo di traguardare la maggior parte degli obiettivi continentali”.
Il ministero, ricorda una nota, è impegnato, attraverso il Pnrr, nella realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento degli esistenti, arrivando a finanziare, in particolare nelle Regioni con un deficit impiantistico, oltre mille progetti. A questi vanno aggiunti i “Progetti Faro di economia circolare” su specifici materiali, quali carta e cartone, rifiuti elettrici ed elettronici, plastici e tessili. “La Giornata internazionale del Riciclo – ha concluso il ministro – ci ricorda anche quanto conti investire nella sensibilizzazione e nella corretta informazione di cittadini e imprese, perché considerino il riciclo come un contributo diretto alla salvaguardia dell’ambiente. Una sfida globale come questa non si decide a tavolino, ma ha bisogno di scelte consapevoli quotidiane e di comportamenti responsabili sul territorio”.