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La riunificazione balcanica guarda alla Bosnia. Il ruolo dell’Italia

La centralità geopolitica del costone balcanico è particolarmente sentita dal governo, come dimostrano numerose iniziative. Proprio al fine di irrobustire le relazioni bilaterali (anche) istituzionali oggi il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ricevuto il suo omologo bosniaco, Marinko Cavara

I Balcani allargati sono un’opportunità (e non un problema) per l’Italia. Partire da questo assunto è utile capire in che modo prosegue la strategia del governo sull’intero costone balcanico, sia come impegno on to one sia nell’ambito di quella che Giorgia Meloni ha definito “riunificazione balcanica”, con riferimento alle politiche di allagamento dell’Ue. In questo senso la Bosnia Erzegovina è area da monitorare con attenzione, alla luce dei numeri sull’asse Roma-Sarajevo e riguardo la situazione interna, in una macro regione già gravata da forti tensioni come quelle tra Serbia e Kosovo.

Roma-Sarajevo

L’interscambio tra Italia e Bosnia ha raggiunto un miliardo e mezzo di euro, l’Italia è il primo fornitore della Bosnia Erzegovina e il suo secondo partner commerciale. “Questo è un ottimo inizio, ma io voglio fare di più”, ha detto pochi giorni fa il ministro degli esteri Antonio Tajani a Sarajevo, in occasione del “Dialogo Economico Bosnia Erzegovina – Italia”. Si è trattato di una missione congiunta insieme al Ministro Federale per gli Affari Europei ed Internazionali austriaco, Alexander Schallenberg, al fine di discutere della prospettiva europea della Bosnia ed Erzegovina e della possibile apertura dei negoziati di adesione con l’Ue. Proprio al fine di irrobustire le relazioni bilaterali (anche) istituzionali oggi il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ricevuto il suo omologo bosniaco, Marinko Cavara.

Inoltre lo scorso novembre il Rappresentante Permanente dell’Italia presso le Nazioni Unite a New York, ambasciatore Maurizio Massari, aveva ospitato assieme al collega della Bosnia ed Erzegovina, Zlatko Lagumdžija, il primo incontro del “Gruppo di lavoro sui Balcani occidentali 2030 per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e l’Unione Europea”. Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta da Antonio Tajani, al fine di accelerare l’integrazione regionale, la prosperità e lo sviluppo sostenibile.

Difesa

Ma non c’è solo il dato politico a monopolizzare l’attenzione europea per la Bosnia, bensì una serie di altri settori nevralgici per le iniziative europee, come la difesa. È il caso dei nuovi droni suicidi la cui produzione inizierà a breve a Sarajevo “che saranno poi esportati”, come annunciato dal ministro della Difesa, Zukan Helez: “Da parte di alcuni Paesi confinanti c’è il blocco degli armamenti delle Forze armate della Bosnia Erzegovina, come da parte del Consiglio dei ministri. Tuttavia abbiamo un’industria militare che è la migliore di tutte nella regione. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto che produrranno 5 mila droni suicidi e anche noi inizieremo tra 15 giorni. Esporteremo questi droni, sono costosi sul mercato. Questo è l’orgoglio della nostra industria militare”.

Economia

Come stanno i conti bosniaci? Il Fondo Monetario Internazionale ha acceso un focus sul Paese, per questa ragione una delegazione del Fmi guidata dal capo della missione nel Paese balcanico, Alina Luca Iancu, e dal rappresentante residente della missione, Andreas Tudyk, è stata ricevuta dal premier Nermin Niksic. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di valutare la sostenibilità fiscale del paese, la sua eventuale adesione all’Unione europea, lo stato di avanzamento del processo di riforme e di cooperazione tra il Paese e l’Fmi.

Non sfugge, di contro, che i numeri alla voce economia hanno un peso specifico determinato: come quelli legati all’inflazione. La Bosnia Erzegovina presenta il tasso di inflazione più basso della regione, 1,96 per cento su base annua. Prima in classifica è la Serbia che detiene il primato con una percentuale del 5,6 per cento registrata nel mese di febbraio. Al secondo posto il Montenegro con un’inflazione annua del 4,4 per cento, seguita da Croazia (4,1 per cento), Slovenia (3,4 per cento), Macedonia del Nord con il 3 per cento e l’Albania con il 2,6 per cento.

Caso Onu

Infine una polemica di tipo diplomatico sta investendo in queste ore il Paese. Il presidente di turno della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, Zeljko Komsic, ha chiesto le dimissioni dell’ambasciatore del Paese balcanico presso le Nazioni Unite a Ginevra, Bojan Vujic: il motivo? Quest’ultimo durante la sessione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu avrebbe detto che viene “come rappresentante del Paese che da più di tre decenni rappresenta la più pericolosa fonte di terrorismo in Europa”. Aggiungendo: “Sfortunatamente, anche se la Bosnia Erzegovina lavora per l’adesione all’Unione europea, i governi occidentali hanno notato che essa rimane una fonte chiave di minacce terroristiche. Gli autori di molti dei più terribili attacchi terroristici degli ultimi decenni avevano legami significativi con la Bosnia Erzegovina, compresi gli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti, l’attentato di Madrid del 2004 e gli attacchi di Parigi del 2015”.

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