Gli eletti hanno avuto un briefing con i funzionari di intelligence e giustizia. I timori riguardano spionaggio e propaganda. “La loro capacità di tracciare è sconvolgente”, ha commentato il senatore repubblicano Eric Schmitt
Il governo cinese può utilizzare TikTok per spiare gli utenti americani e promuovere propaganda a livelli allarmanti. È quello che hanno detto al sito Axios alcuni senatori statunitensi dopo un briefing con i funzionari del dipartimento di Giustizia, dell’Fbi e dell’Intelligence nazionale (di cui avevamo parlato qui).
Il testo in discussione
L’incontro anticipa la discussione al Senato sul disegno di legge cosiddetto “sell or ban” che, se approvato da entrambe le Camere e firmato dal presidente, impegnerebbe la casa madre ByteDance a vendere le attività americane di TikTok a soggetti non cinesi, pena il divieto dell’app su tutto il territorio nazionale e per tutti (è già vietata sui dispositivi governativi). Il testo è passato il 13 marzo alla Camera dei rappresentanti con 352 voti favorevoli e 65 contrari.
I dubbiosi al Senato
La proposta gode di sostegno bipartisan, alla luce delle preoccupazioni del Congresso per i rischi derivanti dall’accesso di una società controllata dal governo cinese ai dati personali dei cittadini americani. Al Senato, però, sono in diversi ad avere espresso dubbi in merito al provvedimento, lamentando presunte violazioni della libertà di espressione dei cittadini statunitensi attivi sulla piattaforma. A opporsi al disegno di legge è anche l’ex presidente Donald Trump, secondo cui la messa al bando di TikTok farebbe “impazzire” diverse persone e “darebbe un vantaggio a Facebook, che è un nemico dei cittadini”.
I briefing
La libertà d’espressione, però, nulla ha a che fare con il disegno di legge in discussione, che invece riguarda la sicurezza nazionale alla luce di alcune leggi cinesi che permettono al governo di obbligare le aziende a condividere informazioni su richiesta. Data la natura del briefing, i senatori non hanno voluto fornito molti dettagli alla stampa. Uno di loro ha spiegato che i funzionari della sicurezza nazionale hanno descritto come la Cina possa raccogliere i dati degli utenti e farne un’arma attraverso la propaganda e la disinformazione. Un altro che TikTok è in grado di spiare il microfono dei dispositivi degli utenti, di tracciare i tasti premuti e di determinare ciò che gli utenti fanno su altre applicazioni.
I timori per le elezioni
Inoltre, nella relazione diffusa nei giorni scorsi dall’intelligence americana si legge che Pechino punta a “mettere in disparte i critici della Cina e amplificare le divisioni sociali degli Stati Uniti” tramite operazioni di influenza e disinformazione, si legge. Il documento accende un faro proprio su TikTok: “Gli account TikTok gestiti da un braccio di propaganda [cinese] avrebbero preso di mira i candidati di entrambi i partiti politici durante il ciclo elettorale statunitense di metà mandato nel 2022”. Con un avvertimento: il governo cinese potrebbe “tentare di influenzare in qualche modo” le elezioni americane di novembre.
Cosa dicono i senatori
Il “livello di dettaglio e specificità del briefing è stato estremamente d’impatto”, ha dichiarato il senatore dem Richard Blumenthal. Per il repubblicano Ted Cruz l’incontro è stato utile per “aggiornare alcuni membri sulle minacce che la Cina pone attraverso TikTok”. “La loro capacità di tracciare e spiare è sconvolgente”, ha dichiarato il senatore repubblicano Eric Schmitt.
Le minacce al senatore Tillis
Il senatore repubblicano Thom Tillis ha denunciato d’aver ricevuto minacce di morte anonime in vista del voto del Senato sulla proposta di legge. “Questo è un messaggio vocale ricevuto dal mio ufficio la scorsa notte”, ha denunciato Tillis su X (ex Twitter), allegando un file audio in cui è udibile una voce non identificata che afferma: “Se metterai al bando TikTok, ti troverò e ti sparerò”. Il senatore repubblicano ha poi puntato direttamente l’indice contro la piattaforma di social media di proprietà cinese: “La campagna di disinformazione di TikTok sta spingendo la gente a chiamare i propri rappresentanti al Congresso, e messaggi di questo genere, che comunicano minacce a funzionari eletti, potrebbero costituire un crimine federale”, ha scritto il senatore con riferimento alla “call to action” dell’app rivolta agli utenti in vista del voto in Senato.