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Sugli imballaggi una vittoria italiana in Europa. Cosa cambia

Approvato dagli ambasciatori dei 27 Paesi l’accordo di due settimane fa. Il provvedimento impegnerà inoltre gli Stati membri a ridurre i rifiuti, lasciando, come auspicato dall’Italia, flessibilità agli Stati ed agli operatori nella scelta delle misure per raggiungere l’obiettivo

Il dado è tratto. Gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue hanno confermato l’accordo raggiunto nel negoziato inter-istituzionale tra Consiglio e Parlamento europeo sulla revisione della direttiva sul packaging e il riuso del packaging. La nuova direttiva, sbloccata lo scorso 4 marzo dopo mesi di negoziati, affronta l’aumento dei rifiuti di imballaggio, armonizzando al tempo stesso il mercato interno e promuovendo l’economia circolare. Una notizia accolta con favore dal governo italiano, che in queste settimane si è battuto per ottenere un accordo il più favorevole possibile per l’industria italiana dell’imballaggio, già alle prese con l’aumento dei costi energetici.

“Si tratta dell’ultimo passo”, ha fatto sapere Palazzo Chigi. “L’Italia ha svolto un ruolo cruciale fornendo un contributo di primo piano affinché si trovasse il giusto equilibrio tra obiettivi ambientali e competitività delle imprese e tra armonizzazione e valorizzazione delle esperienze nazionali di successo. Il provvedimento impegnerà inoltre gli Stati membri a ridurre i rifiuti, lasciando, come da noi auspicato, flessibilità agli Stati ed agli operatori nella scelta delle misure per raggiungere l’obiettivo, in particolare tra imballaggi riutilizzabili e quelli monouso riciclabili, laddove questi ultimi, come nel caso del settore della ristorazione, rappresentano ancora l’opzione che offre il risultato ambientalmente migliore e per la conservazione dei prodotti agricoli e alimentari”.

Inoltre, “gli emendamenti approvati incentivano tecnologie in cui stiamo investendo, come il riciclo chimico. Salvaguardano inoltre settori in cui le nostre aziende hanno accresciuto la riciclabilità degli imballaggi, in cui siamo all`avanguardia, come quello delle plastiche compostabili, o in cui esportiamo prodotti di eccellenza, come vini, spumanti, vermouth e distillati. Nella gestione dei rifiuti, libertà di scelta è concessa tra l`adozione del deposito cauzionale e il mantenimento di modelli virtuosi di raccolta separata, come quello italiano”.

A questo punto, dal 1° gennaio 2030 saranno vietati imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura fresca non trasformata e per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, stop a porzioni individuali (come condimenti, salse, panna, zucchero) e prodotti in miniatura per i prodotti da toilette negli alberghi, bandita infine la pellicola per le valigie negli aeroporti, mentre resta salva plastica compostabile. Questo perché l’intesa, ora ratificata anche dagli ambasciatori, mantiene gli obiettivi principali per il 2030 e il 2040 per quanto riguarda il contenuto riciclato minimo negli imballaggi di plastica.

Convenendo di esentare da tali obiettivi gli imballaggi di plastica compostabile e gli imballaggi la cui componente di plastica rappresenta meno del 5% del peso totale degli imballaggi. La Commissione dovrà in ogni caso riesaminare l’attuazione degli obiettivi per il 2030 e valutare la fattibilità degli obiettivi per il 2040. L’accordo invita inoltre la Commissione a valutare, tre anni dopo l’entrata in vigore del regolamento, lo stato dello sviluppo tecnologico degli imballaggi di plastica a base biologica e, sulla base di tale valutazione, a stabilire prescrizioni di sostenibilità per il contenuto a base biologica negli imballaggi di plastica.

Uno dei punti indigesti per l’industria italiana era stato quello relativo all’introduzione degli obiettivi di riutilizzo e di strumenti di intercettazione come i depositi cauzionali (vuoto a rendere). Poiché da 35 anni l’Italia ha scelto con il decreto Ronchi di seguire il modello di responsabilità estesa del produttore, la filiera del riciclo degli imballaggi (sostenuta dai contributi pagati da produttori e utilizzatori degli stessi) ha raggiunto ottimi risultati. L’Italia ha già raggiunto gli obiettivi di riciclo degli imballaggi del 70% che l’Ue chiede al 2030: siamo al 71,5%.

Nel compromesso trovato a Bruxelles, take away, cartone, latte, vini e superalcolici sono stati esclusi dal riuso. Per questo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha esultato. “Un ottimo risultato. Il nostro Paese è stato in prima linea per difendere la sua eccellenza nell’economia circolare e per tutelare le nostre imprese, i consumatori e l’ambiente. Un successo frutto di un efficace gioco di squadra. Abbiamo difeso un approccio sostenibile e un’economia realmente circolare: ha prevalso l’approccio scientifico e l’eccellenza dell’esperienza italiana. Il nostro obiettivo è stato sempre di definire un punto di equilibrio tra target ambientali e competitività delle imprese. Il risultato ottenuto oggi descrive bene quale futuro intendiamo disegnare per l’Europa”.

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