Con una rara dimostrazione di unità politica, così convinta che i repubblicani hanno ignorato le direttive di Trump, i deputati statunitensi hanno approvato una legge per costringere la cinese ByteDance a cedere il controllo sulla popolarissima app social – o vedersela chiudere nel giro di sei mesi
Scatta il conto alla rovescia per TikTok? La Camera dei deputati degli Stati Uniti ha approvato una legge bipartisan per costringere la ByteDance, società madre di TikTok, a vendere la popolarissima piattaforma social. È un ultimatum: se approvata, la legge concederebbe all’azienda cinese sei mesi di tempo per disinvestire da TikTok, pena un divieto sul territorio statunitense mediante rimozione dagli app store.
L’elemento chiave del voto è stata l’unità politica, merce rara in un Congresso altamente polarizzato e ancora più su di giri per via delle elezioni di novembre che vedranno scontrarsi il presidente Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump. Quest’ultimo sta consolidando la sua presa ferrea sul Partito repubblicano, e negli scorsi giorni ha stupito i media dicendosi contrario a un divieto sull’app cinese – un netto dietrofront rispetto agli anni della sua presidenza in cui lui stesso cercò di strappare il controllo dell’app dalla società cinese.
Nemmeno le sue pressioni, capaci di bloccare una legge chiave come quella sul finanziamento dell’Ucraina, sono valse a molto, così come il fiume di chiamate con cui gli utenti di TikTok, incoraggiati da un messaggio apparso sull’app, hanno inondato i loro rappresentanti a Washington. Ma visto che l’app riveste un ruolo sempre più determinante nella dieta mediatica di metà della popolazione Usa, specie nelle fasce più giovani, i potenziali rischi legati alla disinformazione e alla manipolazione (soprattutto in periodo elettorale) sembrano troppo evidenti per essere ignorati. L’app è già vietata per i dipendenti pubblici, e anche l’Ue ha aperto un’indagine su premesse parallele.
Così la Camera sotto controllo repubblicano si è schierata con i rivali democratici, con un voto finale di 352 a favore e 65 contro, facendo passare la proposta di legge. Ora manca il vaglio del Senato, dove non è chiaro se sarà accolta con lo stesso entusiastico sostegno – anche se è difficile immaginarsi che la legge possa venir cassata, visto il desiderio di entrambi i partiti di mostrarsi rigidi sui rischi alla sicurezza nazionale posti dalla Cina. Il leader della maggioranza democratica Chuck Schumer non si è impegnato a calendarizzare la discussione (così come il leader della maggioranza repubblicana della Camera, Mike Johnson, tiene sospeso il voto sull’Ucraina), ma il presidente Biden ha già indicato che firmerà il testo qualora arrivasse sulla sua scrivania.
Traspare unità di intenti anche dalle parole dello stesso Johnson. “Il voto bipartisan di oggi dimostra l’opposizione del Congresso ai tentativi della Cina comunista di spiare e manipolare gli americani e segnala la nostra determinazione a scoraggiare i nostri nemici”, ha dichiarato in un comunicato. “Esorto il Senato ad approvare questa legge e a inviarla al Presidente affinché la firmi”. Nel frattempo, due importanti esponenti del Senato (il presidente dem della Commissione Intelligence Mark Warner e il vicepresidente Gop Marco Rubio) hanno già espresso il loro appoggio, ricordando che ByteDance “rimane legalmente obbligata a eseguire gli ordini del Partito comunista cinese”.
Durante il dibattito, legislatori da ambo le parti hanno sottolineato che l’obiettivo finale non è sopprimere un canale per la libertà di espressione – la critica principale mossa contro la legge sulla base del Primo emendamento della Costituzione Usa – quanto sottrarla alla società madre cinese per motivi di sicurezza nazionale. “Questo non è un tentativo di vietare TikTok. È un tentativo di rendere TikTok migliore”, ha riassunto l’ex Speaker della Camera Nancy Pelosi. Anche l’influente politologo Ian Bremmer ha espresso approvazione. “Nel mio mondo ideale, noi e la Cina ci impegneremmo nella competizione e non nel confronto. Ma […] sono a favore di un divieto su TikTok. Se la Cina avesse aperto internet alle società americane di social media, la conversazione sarebbe diversa”, ha scritto su X.
TikTok, che ha sempre negato di essere legata agli apparati statali di Pechino, ha criticato la legge sia nei contenuti che nella forma – specialmente la velocità con cui è passata. “Questo processo è stato segreto e la legge è stata fatta passare per un solo motivo: è un divieto. Ci auguriamo che il Senato prenda in considerazione i fatti, ascolti i propri elettori e si renda conto dell’impatto sull’economia, su 7 milioni di piccole imprese e sui 170 milioni di americani che utilizzano il nostro servizio”, ha comunicato l’azienda sui social. Stizza anche da parte del ministro degli Esteri cinese Wang Wenbin. Parlando in conferenza stampa prima del voto, il funzionario ha negato che l’app possa rappresentare un pericolo per gli statunitensi e ha accusato Washington di non aver “mai smesso di reprimere TikTok” nonostante la mancanza di prove.