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Tim, senza Netco più flessibilità e competitività

Il ceo del gruppo telefonico illustra la nuova strategia industriale ad analisti e stampa. Con la vendita della rete primaria e secondaria, il cui atto finale è previsto per l’estate, l’azienda sarà più competitiva ed efficiente

Il giorno dopo aver alzato il velo sul piano industriale che traccia il futuro del gruppo senza più la rete (ma ancora con Sparkle nel perimetro), il ceo del gruppo telefonico, Pietro Labriola ha affrontato in un pomeriggio piuttosto denso, prima gli analisti e poi la stampa. La nuova strategia, Free to run, ha come baricentro proprio la cessione della rete primaria e secondaria e punta a imprimere ai ricavi dell’ex monopolista un’accelerazione dei ricavi del 3% annuo, nell’arco dell’intero piano.

E proprio Labriola, in una giornata non facile per il gruppo sotto il profilo della Borsa, ha ribadito la bontà della rotta tracciata da qui ai prossimi tre anni. “Con la cessione di Netco (alla cordata Kkr, Mef e F2i, ndr) riusciremo a essere nuovamente un’azienda in grado di vivere bene sul mercato ripristinando una totale flessibilità finanziaria. Non tutti capiscono le nostre strategie, non ci sono le giuste reazioni del mercato ma capirete che manterremo le promesse che faremo oggi”, ha chiarito Labriola in conference call. “Il ridimensionamento del debito ci conferirà una flessibilità finanziaria che schiuderà le porte a un dividendo per gli azionisti”.

La tabella di marcia è insomma ormai puntellata, inclusa la vendita degli asset di rete. Il cfo di Tim, Adrian Calaza ha in questo senso chiarito il timing. “Stiamo aspettando l’approvazione da parte dell’Antitrust Ue che si avrà nei prossimi mesi”. Calaza ha confermato “il closing nel corso dell’estate tra giugno e agosto. Gestiremo la società così com’è fino al giorno del closing. Cosa saremo e già siamo, da business integrato, dobbiamo andare verso una nuova view. Il gruppo considererà il business domestico, consumer, enterprise e Sparkle”.

Tornando a Labriola ma rimanendo nel solco della vendita della rete, parlando sempre con gli analisti, il numero uno di Telecom ha ribadito la bontà e i benefici dell’operazione. “Abbiamo capito che la cessione della rete sarebbe stata un vantaggio e le norme sono state modificate per evitare un vantaggio competitivo derivante dal possesso della rete e così facendo Tim consumer è riuscita a essere più competitiva e così avremo i soldi per concentrarci sullo sviluppo di nuovi rami d’azienda, sia consumer che enterprise, più competitivi e produttivi”.

Quello che davvero conta è la discesa del debito, senza la quale Tim non avrà la forza per concentrarsi sui settori di maggior tiraggio. Un concetto ribadito dallo stesso Labriola. “Avremo una struttura finanziaria più sostenibile e flessibile. Tim consumer diventa unica in Italia e altrove come player telco che crescerà a doppia cifra nel segmento consumer. Avevamo previsto una situazione invariata con una leggera crescita ed è una sfida perché ci sarà una ristrutturazione e se non è possibile crescere in termini di ricavi bisogna essere più efficiente come costi e la sfida è mantenere fissi i ricavi pur rendendo più efficiente la struttura”.

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