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Ucraina, tutte le reazioni alle parole del papa sulla bandiera bianca

Inevitabilmente sono diventate un caso le affermazioni di Bergoglio sull’opportunità che l’Ucraina si arrenda. All’imbarazzo internazionale si aggiunge anche quello della Santa Sede. L’Analisi di Gianfranco D’Anna

“Alla segreteria di Stato non sanno a che Santo votarsi” è l’unico imbarazzatissimo commento che trapela dal Vaticano sulla clamorosa affermazione di papa Francesco che in un’intervista alla televisione svizzera, a proposito dell’Ucraina, ha affermato testualmente: “Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare”.

La precisazione della Sala Stampa vaticana, che ha specificato che “il Papa ha ripreso l’immagine della bandiera bianca proposta dall’intervistatore, per indicare la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Il suo auspicio è una soluzione diplomatica per una pace giusta e duratura”, ha ulteriormente dato l’impressione che le affermazioni a ruota libera di Bergoglio rappresentassero un colossale autogol diplomatico internazionale.

“È come se il papa dicesse che bisogna negoziare col diavolo che vuole trascinarti all’inferno”, è in sostanza la valutazione che aleggia nelle capitali occidentali. Valutazione rafforzata dalla immediata presa di posizione di Mosca che plaude alle parole del Pontefice e sottolinea che sono riferite ai paesi occidentali che sostengono l’Ucraina nella guerra contro la Russia. Omettendo di dire che si tratta di una guerra d’aggressione scatenata dalla Russia e che l’Ucraina si sta difendendo.

“Più che il papa sembrava che stesse parlando il Patriarca russo Kirill, più devoto a Putin che a Dio” una delle critiche più pesanti che circolano nei confronti delle affermazioni di papa Francesco.

L’ambasciata ucraina presso la Santa Sede scrive in una nota: “Nessuno chiese di negoziare con Hitler”. E il capo della Chiesa Greco Cattolica di Kiev aggiunge: “Nessuno vuole la resa. L’Ucraina non ha la possibilità di arrendersi. L’Ucraina è ferita ma imbattuta, è esausta ma resta in piedi”.

La rappresentanza diplomatica di Kiev in Vaticano aggiunge: “Quando si parla della terza guerra mondiale è necessario imparare le lezioni dell’ultima guerra: qualcuno allora ha parlato di negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo? Quindi la lezione è solo una: se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per vincerla”.

Per il presidente della Lettonia Edgars Rinkevics: “Non bisogna capitolare di fronte al male, bisogna combatterlo e sconfiggerlo”.

Ancora più esplicite le affermazioni del presidente dell’Associazione cristiana degli Ucraini in Italia Oles Horodetskyy: “Le parole di papa Bergoglio sul ‘coraggio di alzare la bandiera bianca’, sul ‘negoziare quando vedi che sei sconfitto’ sono sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive nei confronti di un popolo che da oltre due anni cerca di sopravvivere alla terribile e criminale aggressione russa”.

“Alla richiesta di arrenderci del boia del Cremlino rispondiamo con la resistenza”, dice Horodetskyy. Che aggiunge: “Mai avremmo immaginato di ricevere la stessa richiesta dal nostro papa, capo della Chiesa cattolica e predicatore del Vangelo. Per un cristiano è inaccettabile arrendersi al male e al peccato che rappresenta oggi la Russia di Vladimir Putin. Difendere la propria vita e la propria casa è un dovere sacrosanto di ogni cittadino. Proprio in questo momento difficile – prosegue – sentire dal Papa questi infelici appelli è fortemente deludente. L’Ucraina non è stata sconfitta e non abbiamo visto alcuna volontà di arrendersi da parte del nostro popolo. Ci aspettiamo dal papa una forte condanna dei peccati russi di aggressione, di assassinio di massa, di violenza e distruzione. Ci aspettiamo dal papa un appello a Putin di fermare l’aggressione e andarsene dall’Ucraina. Ci aspettiamo che il papa sia promotore di una pace giusta e non certo un alleato morale dell’aggressore”. La parola aggiunge “ha una grande importanza soprattutto quando è la parola del Pontefice, e bisogna usarla con molta prudenza e responsabilità per non danneggiare la Chiesa di Cristo e la fede dei suoi fedeli”.

Affermazioni alle quali, nessuno in un surreale silenzio ha finora risposto. Né dalla segreteria di Stato né dalla Conferenza Episcopale Italiana, anche se il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin e il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, sono stati protagonisti delle varie iniziative e missioni internazionali di pace avviate da papa Francesco nei confronti di Kiev e di Mosca. Meglio un silenzio sensato che parole senza senso.

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