Fino al 2014 l’economia e la finanza del Paese, oggi in guerra con la Russia, erano governate da pochi affaristi, sulla falsariga di quanto accaduto a Mosca una volta implosa l’Urss. Ma il progressivo avvicinamento all’Occidente, l’assimilazione dei suoi valori e l’invasione del 2022 hanno spazzato via l’intero sistema. E con esso gran parte della corruzione
Russia e Ucraina hanno qualcosa in comune. O meglio, avevano. L’oligarchia, ovvero tanta ricchezza nelle mani di pochi, quando non c’è lo Stato di mezzo, univa le due nazioni, ora belligeranti. Ma mentre
l’ex Urss è rimasta appesa a quel modello economico figlio della disintegrazione del comunismo sovietico e fonte naturale di corruzione, in Ucraina, mentre si attende la confisca dei beni russi da parte dell’Europa, le cose sono evolute, come sostengono gli analisti del Wilson center. “L’economia ucraina è spesso percepita come fortemente influenzata dagli oligarchi, afflitta dalla corruzione e dipendente da un’infrastruttura industriale ereditata dall’Urss”, sostiene il Wilson Center. “Tale percezione, per quanto esagerata, aveva una certa validità all’inizio del 2014. Tuttavia, in concomitanza con le crescenti incursioni militari della Russia negli ultimi dieci anni, culminati nell’attacco del 2022, molti dei problemi elencati stanno gradualmente diminuendo. Il fenomeno più evidente è stato il declino irreversibile dell’influenza dell’oligarchia post-sovietica nei settori economici critici ucraini”. Piccolo passo indietro.
“L’ascesa dell’oligarchia in Ucraina è stata significativamente favorita e sostenuta dagli sforzi di privatizzazione post-sovietica, intesi idealmente a creare un mercato in cui i cittadini potessero partecipare alla proprietà di beni precedentemente controllati da un governo centrale. Spesso, tuttavia, il risultato sfortunato era la concentrazione della ricchezza nelle mani di poche persone. Il 9 aprile 2004, l’allora presidente dell’Ucraina Leonid Kuchma firmò una legge sulla privatizzazione di UkrRudProm, un conglomerato di diverse imprese coinvolte nell’estrazione di materie prime per l’industria siderurgica. I termini della privatizzazione sono stati elaborati in modo tale da limitare di fatto la distribuzione dei beni statali alle entità associate a due figure di spicco: Rinat Akhmetov, un industriale chiave nella regione del Donbass, Ihor Kolomoisky, un importante uomo d’affari di Dnipropetrovsk, un altro importante polo industriale”, si legge nel rapporto.
Poi però, dieci anni fa, le cose cambiarono. “Dal 2014, l’Ucraina ha rapidamente interrotto i suoi legami economici con la Russia, soprattutto dopo aver perso il controllo della penisola di Crimea e di gran parte del Donbass, dove si trova la città più grande della regione, Donetsk. L’Ucraina è diventata anche molto più dipendente dai prestiti finanziari occidentali, che sono stati condizionati da specifici cambiamenti giuridici, inclusa una nuova legislazione per contrastare il parassitismo oligarchico. Inoltre, lo Stato ha rafforzato le proprie istituzioni per tutelarsi dall’utilizzo delle grandi imprese per guadagno personale. Tutto ciò ha portato ad un declino prima graduale e poi improvviso dell’influenza degli oligarchi”. Tradotto, il progressivo avvicinamento di Kyiv all’Occidente, ha posto progressivamente fine all’esperienza degli oligarchi e con essa, alla corruzione che imperava.
“Il primo a cadere è stato Dmytro Firtash, la cui attività era incentrata sull’intermediazione del gas ucraino-russo e che deteneva una parte significativa dei suoi beni in Crimea. Dal 2014 è bloccato in Austria in attesa della decisione sulla sua estradizione negli Stati Uniti per affrontare le accuse di corruzione. Dal maggio 2023 è indagato in Ucraina per appropriazione indebita di fondi pubblici. Alcune delle sue attività nel settore del gas sono ora controllate dal governo. Ciò ha simboleggiato effettivamente la fine dell’era degli oligarchi in Ucraina”, scrive il Wilson Center.
E adesso? “I multimilionari ucraini non detengono più monopoli nella fornitura e nella distribuzione di risorse critiche essenziali per le imprese dell’intero Paese, come il gas o l’elettricità, o risorse finanziarie. Ciò elimina la possibilità di convertire facilmente la loro ricchezza in influenza politica a livello nazionale. Nonostante la guerra, l’Ucraina ha compiuto progressi graduali in altri settori deboli dell’economia di transizione post-sovietica, come la lotta alla corruzione e il miglioramento della pubblica amministrazione. Ma la caduta dell’oligarchia negli ultimi anni, accelerata dalla guerra, è diventata l’indicatore più evidente della transizione dell’economia ucraina verso una nuova dimensione”.