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La sconfitta di Kyiv mette a rischio Taiwan. Il monito che arriva da Taipei

Il ministro degli Esteri di Taipei lancia un monito sui rischi di una sconfitta dell’Ucraina per la stabilità del sistema internazionale e per la credibilità della deterrenza statunitense, già sotto attacco da parte della propaganda di Pechino

“Quando ci chiedono se è giusto che gli Stati Uniti abbandonino l’Ucraina, la risposta è no, perché il mondo non funziona in bianco e nero, o se si guarda solo a un teatro alla volta. Il mondo è interconnesso”. A rilasciare questo commento è Joseph Wu, ministro degli Esteri di Taiwan, che durante un’intervista rilasciata giovedì 28 marzo si è espresso sul fatto che l’interruzione delle forniture di armi statunitensi all’Ucraina incoraggerebbe la Cina a mettere in atto azioni aggressive nei confronti di Taiwan, oltre ad alimentare la propaganda di Pechino sull’inaffidabilità degli Stati Uniti come partner. Secondo il plenipotenziario degli Esteri di Taipei, se la Russia riuscisse a occupare un’altra parte dell’Ucraina e a rivendicare la vittoria la cosa “sarebbe vista come una vittoria degli Stati autoritari, perché Russia, Cina, Corea del Nord e Iran sono ora collegati tra loro”.

Il riferimento di Wu è palese: al Congresso è ancora in stallo il pacchetto di finanziamenti supplementari che include sessanta miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina, pacchetto che l’amministrazione Biden sta cercando di far approvare in ogni modo, non riuscendo però (almeno fino ad ora) a superare l’ostruzionismo dell’opposizione. Gran parte dei rappresentanti repubblicani alla Camera si è schierata dalla parte di Donald Trump e della sua posizione “America First”, che prevede la sospensione degli aiuti al Paese europeo in lotta contro Mosca. Ma nel provvedimento non sono previsti solo aiuti all’Ucraina: oltre a quattordici miliardi di dollari stanziati a favore di Israele, il pacchetto comprende anche otto miliardi di dollari che saranno impiegati in misure destinate al contrasto della Repubblica Popolare Cinese nell’Indo-Pacifico, compresi quasi due miliardi di dollari di materiale bellico con cui rifornire Taiwan.

Una tesi diffusa tra i legislatori repubblicani è quella che la Cina sia una minaccia maggiore della Russia, e che i finanziamenti proposti per l’Ucraina dovrebbero essere dirottati verso misure atte a contrastare Pechino. Ma esponenti repubblicani, oltre che molti membri della compagine democratica, condividono la linea di Wu: una sconfitta dell’Ucraina sarà interpretato dalla leadership cinese come un segnale della debolezza di Washington, e quindi di una maggiore possibilità di successo in una potenziale invasione dell’isola di Taiwan.

Se gli Stati Uniti abbandonano l’Ucraina, Pechino “lo prenderà come un indizio” sul fatto che “gli Stati Uniti faranno marcia indietro, gli Stati Uniti e i loro alleati faranno marcia indietro” di fronte ad un’azione sostenuta contro Taiwan. “Visto che la Russia ha potuto farlo, possiamo farlo anche noi”. Per questo, rimarca il ministro degli Esteri di Taiwan, “La determinazione degli Stati Uniti nel fornire sostegno ai Paesi che subiscono aggressioni autoritarie è molto importante”.

Wu sottolinea l’intensità dell’information warfare condotta da Pechino sin dall’estate del 2021, dopo il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan, propagandando sia attraverso i media tradizionali controllati dallo Stato che attraverso i social media l’idea che l’impegno degli Stati Uniti in qualsiasi cosa non sia solido; la Repubblica Popolare ha anche rilanciato la narrazione moscovita della guerra in Ucraina, stressando concetti come quello che Mosca sia stata “costretta” ad attaccare l’Ucraina a causa dell’espansione della Nato.

I commenti del ministro di Taipei sulla necessità che gli Stati Uniti continuino a sostenere Taiwan fanno eco a quelli di altri alti funzionari taiwanesi e statunitensi. Già nel maggio 2023, Bi-khim Hsiao, all’epoca ambasciatore de facto di Taiwan negli Stati Uniti e ora vicepresidente designato, aveva esposto argomenti simili durante un incontro con i giornalisti a Washington. Mentre lo scorso febbraio il rappresentante democratico dell’Illinois Raja Krishnamoorthi, in occasione di una visita di legislatori americani a Taiwan, ha affermato che l’attuale presidente uscente Tsai Ing-wen e il presidente eletto Lai Ching-te hanno chiarito ai legislatori che “se per qualche motivo gli ucraini non dovessero prevalere, ciò incoraggerebbe solo le ostilità contro Taiwan”.

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