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Uomini e mezzi. I giochi di Washington, Kyiv e Mosca in America Latina

Le due fazioni coinvolte più o meno direttamente nel conflitto ucraino cercano il supporto dei Paesi dell’America del Sud. Ognuno dei quali prende posizioni diverse. Ecco quali

Nonostante la lontananza dell’America Latina dalla zona di conflitto, le dinamiche della guerra di Mosca contro l’Ucraina stanno interessando sempre più i Paesi della regione. A partire dalla questione degli armamenti: all’indomani del febbraio 2022 Washington ha iniziato a contattare i Paesi dell’America Latina per acquisire i loro arsenali di armi sovietiche e russe da trasferire all’Ucraina, fornendo in cambio armamenti statunitensi. Già nel gennaio dello scorso anno il vertice del Comando Sud degli Stati Uniti (Southcom), Generale Laura J. Richardson, ha dichiarato: “Stiamo lavorando con i Paesi che hanno attrezzature russe per donarle o sostituirle con attrezzature statunitensi”, specificando che le discussioni con sei Paesi fossero “in corso”. Tuttavia, il Pentagono non ha fornito ulteriori dettagli al riguardo. Mosca, ovviamente, si oppone a questo processo. Il timore è infatti che i Paesi dell’America meridionale possano comprare materiale militare attualmente prodotto in Russia per poi inviarlo all’Ucraina, per contrastare le forze armate del loro stato produttore.

Ma non tutti i Paesi dell’America Latina si sono dimostrati solidali con Washington. Anzi. Il presidente della Colombia Gustavo Petro, così come quello del Brasile Ignacio Lula (notoriamente vicino a Putin, nonchè leader di un Paese membro dei Brics assieme alla Russia) hanno respinto le proposte statunitensi di trasferire all’Ucraina i loro armamenti sovietici e russi in cambio di rimpiazzi moderni di fabbricazione americana. Anche il presidente ecuadoriano Daniel Noboa, nonostante avesse già accettato la proposta americana, ha fatto un passo indietro dopo aver appreso che il materiale di origine sovietica e russa sarebbe stato trasferito a Kyiv. Noboa ha dichiarato che l’Ecuador non desidera “triangolare le armi” inviando hardware militare russo all’Ucraina attraverso gli Stati Uniti. Immediatamente dopo quest’inversione di tendenza, Mosca ha revocato la sospensione delle importazioni di cinque aziende ecuadoriane esportatrici di banane.

Non solo il materiale militare, ma anche l’aspetto del personale collega l’America Latina al conflitto in Europa, ed attira l’attenzione sia di Mosca che di Kyiv. I media colombiani hanno recentemente riferito che almeno trentacinque cittadini che si sono offerti volontari per combattere in Ucraina contro la Russia sono morti nel conflitto. Il Cremlino ha cercato di fermare il flusso di mercenari e volontari stranieri verso le file ucraine, anche esponendosi direttamente: il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha attaccato questa “esportazione” di combattenti in Ucraina, affermando che “se le persone vanno lì dalla Colombia o da altri Paesi dell’America Latina, un giorno avranno un’epifania. Molti mercenari americani e britannici hanno già detto pubblicamente davanti alle telecamere di essere completamente delusi da ciò che sta accadendo lì, da quei nobili obiettivi ‘democratici’ proclamati dal regime di Kyiv e dai suoi sostenitori occidentali. Alcuni stanno tornando nei loro Paesi”.

Molto più vicina all’Ucraina è invece l’argentina del neoeletto Javier Milei, che dopo aver incontrato il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha proposto di organizzare un “vertice panamericano” a sostegno dell’Ucraina, al quale sperava potessero partecipare la maggior parte, se non tutti, i Paesi dell’America Latina.

L’America Latina è diventata un’arena sempre più importante per l’Ucraina e la Russia per perseguire le loro agende globali in materia di armi, mercenari e sostegno politico. Questa competizione è stata complicata dalla lotta occulta, per procura, tra Occidente e Russia per la supremazia. Mentre la guerra entra nel suo terzo anno, con il suo pesante prezzo in termini di manodopera e di logistica per entrambe le parti coinvolte, la ricerca di alleati esterni in grado di fornire supporto diventa più vitale. E la parte meridionale del continente americano non è certo esente da queste dinamiche.

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