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Agenti stranieri. La Georgia si divide sulla legge d’ispirazione russa

Dopo un anno, al Parlamento di Tbilisi è stata riproposta una legge abbandonata un anno fa a causa delle proteste. Il popolo e le istituzioni georgiane si dividono riguardo al provvedimento, mentre l’Occidente lo critica pubblicamente

Nella Georgia che si avvia verso le elezioni parlamentari previste per il prossimo ottobre, la tensione politica si è alzata notevolmente durante le scorse settimane. A causare questa impennata nella temperatura è stata la riproposizione da parte del partito “Georgian Dream” (il partito più rappresentato in parlamento) della cosiddetta “legge sugli agenti stranieri”, secondo la quale le organizzazioni e media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come agenti stranieri per evitare di incorrere in contravvenzioni significative. Non è la prima volta che questo tipo di legge viene sottoposta all’esame da parte dell’organo legislativo di Tbilisi: una norma simile era infatti già stata vagliata dal parlamento georgiano nel marzo del 2023, ma le violente proteste che si erano verificate allora avevano portato al ritiro della proposta.

Proteste che sono ritornate anche in quest’occasione. Circa diecimila oppositori del disegno di legge si sono radunati fuori dal Parlamento, venendo scacciati dalla polizia per ritornare il giorno successivo. Alcune migliaia di manifestanti si sono spostati verso il palazzo del governo, pesantemente sorvegliato dalla polizia, per chiedere un incontro con il primo ministro Irakli Kobakhidze, principale sostenitore della legge. Sono stati riportati episodi di violenza che hanno coinvolto sia i manifestanti che le forze dell’ordine.

Ma la situazione appare tutt’altro che rilassata tanto dentro quanto fuori dai palazzi del potere. Il giorno della discussione in parlamento Mamuka Mdinaradze, uno dei leader del partito “Georgian Dream”, è stato colpito mentre parlava davanti all’organo legislativo da un pugno in faccia sferrato dal deputato dell’opposizione Aleko Elisashvili. Nonostante questo gesto la proposta di legge ha ricevuto una prima approvazione da parte del parlamento, a cui dovranno seguirne altre due.

Scatenando una reazione negativa da parte dell’Occidente. L’Unione Europea ha dichiarato in un comunicato: “Si tratta di uno sviluppo molto preoccupante e l’adozione finale di questa legislazione avrebbe un impatto negativo sui progressi della Georgia nel suo percorso verso l’adesione. Questa legge non è in linea con le norme e i valori fondamentali dell’Unione” poiché essa “limiterebbe la capacità delle organizzazioni della società civile e dei media di operare liberamente, potrebbe limitare la libertà di espressione e stigmatizzare ingiustamente le organizzazioni che forniscono benefici ai cittadini della Georgia”. Mentre il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha affermato che gli Stati Uniti sono “profondamente preoccupati che, se venisse promulgata, questa proposta di legge danneggerebbe le organizzazioni della società civile e ostacolerebbe le organizzazioni dei media indipendenti”.

Il governo georgiano ha dichiarato che il primo ministro Kobakhidze ha tenuto un incontro lunedì con gli ambasciatori dell’Ue, del Regno Unito e degli Stati Uniti, incentrato proprio su questo progetto di legge. Kobakhidze ha difeso il progetto di legge in quanto promotore della responsabilità, e ha affermato che i motivi dell’opposizione dei Paesi occidentali non siano chiari. Su posizioni totalmente opposte a quelle del primo ministro si è invece schierata la Presidente georgiana Salome Zourabichvili, che ha accusato la legge di essere una prova dell’ingerenza russa. Una legge simile approvata in Russia è stata infatti impiegata dal Cremlino come forma di repressione del dissenso.


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