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Aukus si allarga, Tokyo (attendista) in pole position

Per l’ampliamento dell’Aukus è tutto pronto. Australia, Regno Unito e Usa lavorano per portare sul tavolo dell’alleanza argomenti nuovi, oltre ai sottomarini: missili ipersonici e nuove tecnologie. L’obiettivo è includere altri partner. Il Giappone è in prima fila, ma forse il suo ingresso non avverrà subito

Tra poche ore, Stati Uniti, Australia e Regno Unito annunceranno i talks politici, diplomatici e tecnici riguardo alla cosiddetta “Pillar 2” dell’alleanza a tre nota come Aukus. Si tratta della porzione di collaborazione che riguarderà non solo l’obiettivo principale dell’intesa tra i tre alleati – la fornitura di sottomarini nucleari all’Australia – ma tematiche altamente strategiche come il dominio ipersonico e le nuove tecnologie.

Nella fase Pillar 2 il progetto è di allargare Aukus ad altri partner e il pensiero corre rapidamente a Giappone e Filippine – con i cui leader Joe Biden si vedrà nei prossimi giorni per fare un punto generale sul Mar Cinese e sulle azioni sempre più aggressive della Cina. Quello ospitato a Washington sarà un incontro storico, dopo le altrettanto più uniche che rare esercitazioni a tre di domenica, alla stregua dell’annuncio di un ampliamento dell’alleanza militare nippo-americana programmato per mercoledì.

Per la strutturazione delle alleanze indo-pacifiche americane, questa è una settimana di massima attenzione e importanza. L’obiettivo degli Stati Uniti – dichiarato nella Indo-Pacific Strategy – è quello di creare un sistema di alleanza con il quale essere costantemente presenti nella regione, esercitare deterrenza e preparare le attività operative per ogni evenienza.

L’inserimento del Giappone nel Pillar 2 del sistema Aukus – progetto noto con l’acronimo pratico “Jaukus” – è in discussione quasi da subito dopo il lancio del 2021. Canberra, Londra e Washington hanno infatti sempre sostenuto che nel “Pillar 1” – il procurement di sottomarini per l’Australia – non ci sarebbe stato spazio per aggiunte, ma tutto il resto dei temi sul tavolo potevano essere discussi con altri alleati.

E Tokyo è l’interlocutore perfetto, vista anche l’attenzione che sta dedicando all’espansione del budget militare proprio su progetti come quelli ipersonici. Le speculazioni sono aumentate quando tre giorni fa l’ambasciatore americano in Giappone, Raham Emanuel, ha dichiarato che il Paese in cui presta servizio diplomatico sarebbe stato il primo “additional Pillar 2 partner”.

C’è un push legato anche al timore che un cambio alla Casa Bianca possa modificare termini e direttrici dell’impegno americano con gli alleati – con l’amministrazione Biden che su questa condivisione è sempre stata ben più disponibile e aperta della precedente. E l’inserimento del Giappone darebbe ulteriore lustro al progetto, consolidandolo anche per il futuro.

Però c’è un elemento che emerge in un articolo informato del Financial Times: “L’Australia e il Regno Unito si sono opposti per mesi all’idea di invitare il Giappone a questo punto, in parte perché vogliono concentrarsi sull’appianamento delle complicazioni esistenti nella loro cooperazione trilaterale”. E sono anche preoccupati, come molti a Washington, che il Giappone manchi ancora dei sistemi di sicurezza necessari per proteggere le informazioni altamente sensibili – quelli che costituiscono il Five Eyes e che nel caso giapponese ha avuto altri precedenti.

Attenzione alla dichiarazione di Kurt Campbell, per lungo tempo top-brass indo-pacifico dell’amministrazione Biden e ora (non a caso) elevato al rango di vice segretario di Stato: gli Stati Uniti stanno procedendo separatamente nello sviluppo e coproduzione sia con il Regno Unito che con l’Australia, ha spiegato a un evento al Cnas, ma “il modo in cui trilateralizziamo parte di questo è stato impegnativo e [costruito] nel tempo” . E poi: il Giappone “ha fatto alcuni passi, ma non tutti”. Ossia, lo standard non è ancora quello della condivisione totale di intelligence e progetti strategici.

Ci sono poi gli interessi diretti: Canberra vuole chiudere tutte le proteiche per il Pillar 1 (su cui scommette parte della sua capacità di deterrenza strategica) prima di spingere i progetti Pillar 2. Londra condivide. Anche da Tokyo sono arrivati segnali di circospezione: il capo del governo Kishida Fumio dice che il Giappone è interessato ad Aukus e potrebbe decidere di cooperarci, ma in futuro. Intanto l’Arcipelago sta strutturando la sua filiera alleata, tramite la ristrutturazione delle collaborazioni con Filippine e Indonesia.

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