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Bene la strategia nazionale ma… I suggerimenti di Cerra dopo il ddl sull’IA

È una buona notizia che vi sia in Italia una particolare attenzione, e anche solerzia, nell’affrontare la tematica delle Tecnologie di Frontiera, soprattutto quando ci si approccia nel merito della loro generazione, dell’utilizzo e diffusione e, infine, del loro impatto. Occorrerà adesso capire cosa accadrà concretamente, e il primo indizio a cui guardare in questi casi sono le risorse stanziate. L’intervento di Rosario Cerra, fondatore e presidente del Centro economia digitale

Leggendo e ascoltando le affermazioni sul recente ddl sull’Intelligenza Artificiale da parte di alcuni politici e alcuni “esperti” viene istintivamente la voglia di ricordare a noi stessi che anche per l’IA vale la Prima legge di Kranzberg (1986) che ci dice che “la tecnologia non è né buona né cattiva, e nemmeno è neutrale”. Non è neutrale! e si riconosce così l’influenza dell’uomo sulle tecnologie e che le conseguenze dell’introduzione di una nuova tecnologia dipendono dal contesto sociale, istituzionale e storico in cui tutto questo si realizza.

È, quindi, una buona notizia che vi sia in Italia una particolare attenzione, e anche solerzia, nell’affrontare la tematica delle Tecnologie di Frontiera, soprattutto quando ci si approccia nel merito della loro generazione, dell’utilizzo e diffusione e, infine, del loro impatto. Occorrerà adesso capire cosa accadrà concretamente, e il primo indizio a cui guardare in questi casi sono le risorse stanziate. Gli investimenti previsti possono apparire ingenti alla luce delle nostre complicate casse pubbliche. Potrebbero tuttavia risultare un punto debole laddove occorrerà capire quanto effettivamente andrà all’IA e quanto agli altri settori previsti della cybersicurezza, del quantum computing delle telecomunicazioni e delle tecnologie per queste abilitanti, al fine di favorire lo sviluppo, la crescita e il consolidamento delle imprese operanti in tali settori.

Una priorità diventa allora l’integrazione degli interventi previsti nel ddl con gli altri strumenti di policy affini già esistenti per evitare duplicazioni e dispersione delle risorse. Una seconda priorità sarà quella di trovare il modo di utilizzare questi fondi per favorire concretamente la collaborazione tra gli attori della ricerca pubblici e privati, un elemento distintivo del successo del sistema Usa rispetto a quello europeo e soprattutto italiano. Per quanto riguarda l’utilizzo dell’IA nel settore dell’attività della pubblica amministrazione per garantire il buon andamento e l’efficienza dell’attività amministrativa dando centralità al principio dell’autodeterminazione e della responsabilità umana, l’enfasi non dovrebbe essere, come amiamo particolarmente fare noi europei, sulla regolamentazione ma sull’uso strategico del Procurement pubblico (dell’innovazione) per stimolare lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi basati sull’IA da parte delle imprese.

Ricordo che quando agli albori dell’industria informatica gli Stati Uniti fornivano commesse rilevanti ai propri produttori come Ibm, Adriano Olivetti non ebbe nessun sostegno in termini di domanda pubblica e sappiamo tutti come è andata a finire. E ricordando Olivetti, nell’ambito degli interventi sul lavoro previsti dal ddl, non possiamo non sottolineare la centralità del tema della formazione dei lavoratori, manager e imprenditori. Gli investimenti in Capitale Umano e formazione a tutti i livelli saranno fondamentali per favorire gli impatti dell’IA su produttività, competitività e crescita e per aumentare le ricadute positive sulla società e mitigare gli effetti di spiazzamento sull’occupazione.

Il Capitale Umano sarà, infatti, cruciale per stabilire quando un certo tipo di attività potrà essere sviluppato e realizzato dall’IA, per valutare la qualità dell’output generato dall’intelligenza artificiale e come questo risultato può essere utilizzato, ed infine per utilizzare l’IA per aumentare e complementare le attività umane nei processi produttivi sia nell’ambito della manifattura sia nell’ambito dei servizi.

Infine, nell’implementazione e nel disegno degli strumenti a supporto del ddl sarà fondamentale tenere conto dei divari territoriali, economici e sociali presenti nel nostro Paese, specie per quanto riguarda l’uso delle tecnologie digitali, ricordando che tali divari potrebbero determinare una diversa capacità di trarre beneficio dagli interventi previsti da parte di diverse categorie di cittadini e imprese. In conclusione, bene la strategia nazionale ma ricordiamoci che questa ci deve servire, anche e soprattutto, per poter contribuire ed essere protagonisti di quella europea, perché è la scala continentale quella dove si giocano veramente queste partite.

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