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La concorrenza fa bene e va protetta. Le relazione annuale dell’Antitrust

​Il presidente dell’Autorità per il mercato, Roberto Rustichelli, presenta la relazione annuale alla Camera. I giganti della rete troppo spesso aggirano la concorrenza, dando vita ad autentiche distorsioni. E non sempre il Golden power e aiuto di Stato sono la medicina più adatta

L’Antitrust italiana, chiamata a vigilare sugli incroci pericolosi nel mercato, ha come ogni anno ha fatto il punto sull’attività svolta, presentando la sua relazione annuale. La firma è sempre quella di Roberto Rustichelli, che guida l’Autorità dal maggio del 2019 e che nella grande sala della Regina di Montecitorio, ha tirato le somme sullo stato di salute del mercato italiano.

Nel periodo gennaio 2023-marzo 2024, l’Antitrust ha esaminato 34.595 segnalazioni, ha concluso 102 procedimenti, di cui 40 con accertamento dell’infrazione e 48 con accoglimento degli impegni. E “in 47 casi connotati da minore gravità l’Autorità ha disposto l’archiviazione a seguito dell’adeguamento delle imprese alle indicazioni formulate in sede di moral suasion. Questa attività ha consentito la restituzione a 600 mila consumatori di oltre 122 milioni di euro”, ha evidenziato Rustichelli. Non proprio spiccioli, se si considera quanto sia difficile oggi ottenere dei rimborsi, ammesso e non concesso che si dimostri la slealtà delle pratiche commerciali.

D’altronde, nel solo 2023, l’Antitrust “ha chiuso 11 procedimenti istruttori relativi a pratiche commerciali aggressive volte a indurre i consumatori ad accettare modifiche unilaterali peggiorative dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Le condotte oggetto di procedimenti chiusi con accertamento dell’illecito hanno interessato 4,5 milioni di consumatori e microimprese con un danno prudenzialmente stimato, sulla base dei consumi minimi calcolati da Arera, di oltre 1 miliardo di euro”. Alla fine, i procedimenti chiusi con impegno hanno consentito il ripristino delle condizioni iniziali di contratto a favore di 500 mila consumatori ai quali sono stati restituiti oltre 115 milioni di euro”.

Ma nella relazione del Garante non sono certo mancate le indicazioni e le annotazioni al governo italiano, circa un uso smodato di alcuni strumenti complementari al mercato. Due tra tutti, gli aiuti di Stato e il Golden power. “L’allentamento della disciplina degli aiuti di Stato decisa a livello europeo nel marzo 2023 rappresenta uno dei fattori che impediscono al mercato unico e alla libera concorrenza di funzionare correttamente a beneficio di tutti: la misura è destinata a innescare una pericolosa corsa dei singoli Stati ai sussidi avvantaggiando i Paesi finanziariamente più forti e creando un elevato e oggettivo rischio di distorsioni competitive all’interno dell’Unione europea”, ha ammonito Rustichelli.

Quanto al Golden power, “l’utilizzo crescente dei poteri speciali per la tutela degli interessi strategici nazionali, che condiziona lo svolgimento delle attività economiche sulla base di criteri e logiche estranee al mercato, alterando la concorrenza” rappresenta una “criticità: in quest’ottica non può non destare preoccupazione il fatto che in alcuni casi il Golden power da strumento eccezionale nato per il controllo degli investimenti provenienti da Stati che non garantiscono la reciprocità, si è trasformato in un meccanismo di generale monitoraggio dei beni considerati strategici e delle vicende societarie e patrimoniali che li interessano, anche in assenza di elementi extra-Ue o perfino di elementi di trans-nazionalità. Occorre, dunque, prudenza per evitare l’abuso di uno strumento sì necessario, ma pur sempre distorsivo del mercato sotto il profilo della governance dell’impresa”.

Non è finita. L’Antitrust è tornata a ricordare come le piattaforme digitali provino troppo spesso ad aggirare la concorrenza. “Le asimmetrie nella disponibilità dei dati alimentano il potere che le piattaforme digitali detengono come intermediari irrinunciabili nelle interazioni economiche, potere che può determinare significative distorsioni negoziali e competitive”. Il Garante della concorrenza e del mercato si è riferito, in particolare, alle due istruttorie avviate nei confronti di Google e Apple entrambi relativi al tema dei dati personali, segnalando che “le piattaforme controllano l’accesso agli utenti, ai dati e ai servizi, esercitando un’influenza significativa sulle interazioni economiche e sociali, nonché sulle dinamiche competitive che si realizzano per il tramite degli ecosistemi digitali”.

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