Sulla questione dei rischi di eventuali ingerenze straniere, sollevata durante la presentazione della relazione annuale al parlamento dell’Acn, le istituzioni si mostrano reattive e compatte, evidenziando la rilevanza della questione nell’agenda pubblica
Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, previste per il prossimo giugno, sovviene il dubbio sulla loro sensibilità ad influenze esterne, ed in particolare a quelle esercitate attraverso gli strumenti cibernetici. Se ne è parlato durante la conferenza stampa per la presentazione della relazione annuale 2023 al Parlamento realizzata dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, svoltasi a Palazzo Chigi stamattina. È stata affrontata la questione della vulnerabilità delle consultazioni elettorale rispetto a minacce di carattere ibrido e cibernetico, minacce che sono già oggetto di attenzione da parte delle autorità competenti, non solo per prevenire interferenze esterne ma anche per evitare malfunzionamenti che potrebbero compromettere il corretto svolgimento: “Non ho precise notizie, e non credo ce ne siano, riguardo a un incremento degli attacchi DDoS in relazione al prossimo voto in Italia e in Europa”, ha affermato il prefetto Bruno Frattasi, direttore generale dell’Acn. “Si tratta di un settore che stiamo seguendo anche per un altro verso perché ho avuto delle interlocuzioni recenti con il ministero dell’Interno per sensibilizzare le postazioni elettorali che saranno interessate dal voto prossimo ad avere particolare attenzione all’uso dei sistemi digitali per la raccolta dei risultati elettorali e quindi per far in modo che tutta la macchina elettorale abbia una funzionalità adeguata anche dal punto di vista digitale, per evitare manomissioni anche involontarie dovute al fattore umano”.
All’intervento di Frattasi ha fatto eco quello di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, che ha invece posto l’attenzione su un altro importante aspetto delle interferenze cyber, ovvero quello della disinformazione: “Non dobbiamo ignorare, e non lo stiamo facendo, tutto ciò che ha a che fare con il versante della disinformazione, che è un tema che interessa spesso i processi elettorali, ha interessato non l’Italia, ma altre realtà, su cui abbiamo prove conclamate, come ai tempi della Brexit o altri tentativi di condizionamento dell’opinione pubblica. È una minaccia con la quale ci dobbiamo confrontare: c’è massima attenzione agli alert lanciati dalle istituzioni europee e anche in Italia c’è grande attenzione rispetto alle informazioni che si percepiscono sulle piattaforme social, di fare molta attenzione alla verifica delle fonti e sviluppare una consapevolezza dell’opinione pubblica”. A sottolineare come tale minaccia sia comunque presente e concreta in ambito e nazionale e europeo.
Il sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, ha rimarcato lo sforzo di collaborazione del nostro Paese in chiave internazionale ed europea “nella convinzione che la dimensione digitale, trasversale rispetto a ogni segmento della vita istituzionale e sociale, richieda oggi un impegno deciso”, anche in relazione allo specifico dominio elettorale. Affermando anche che in Consiglio dei ministri sia emersa l’opportunità di inserire nel disegno di legge sull’Intelligenza artificiale attualmente sotto i riflettori dell’esecutivo “un’ulteriore aggravante: l’uso dell’IA per alterare l’espressione del voto. In altre nazioni europee, all’approssimarsi elezioni, con un uso distorto sono stati diffusi messaggi per incrementare l’astensionismo, come notizie false sul rischio attentati ai seggi. Questo mina l’equilibrio di una democrazia”.
Lo stesso Mantovano si era già esposto su tale questione lo scorso febbraio, in occasione della presentazione della relazione annuale 2023 dell’intelligence. La gestione dei rischi connessi allo sviluppo della tecnologia non può che “tradursi”, aveva detto, “in un’attenzione ai meccanismi che rendono difficile distinguere il vero dal falso e quindi si prestano a campagne di disinformazione organizzata”. Il “compito dell’intelligence non deve essere, e non sarà mai, quello di esercitare un controllo dei contenuti pubblicati online né tanto meno delle idee, anche di quelle estreme, ma è la verifica della genuinità dei processi di diffusione dei contenuti su internet, la tracciabilità delle informazioni e soprattutto l’autenticità dei profili social che le producono e le rilanciano” ha affermato Mantovano, ribadendo che il ruolo dei servizi sia quello di vigilare “sul fatto che le dinamiche e diffusione dei contenuti avvengano senza distorsioni da parte di attori che hanno come obiettivo la destabilizzazione dei processi informativi e democratici”.