La ministeriale del G7 a Capri ha avuto un focus particolare sull’Indo Pacifico. Metà della sezione “sfide globali” del communiqué è occupata dai temi e dai dossier della regione. Ecco di cosa si è parlato, dalla Cina alla libertà di navigazione
Guardando i Faraglioni di Capri, i capi della diplomazia si sono riuniti per analizzare insieme sfide e opportunità di questo mondo in disequilibrio. Riunione che arriva in mezzo alle tensioni crescenti in Medio Oriente, dove si continua a correre sul bordo del precipizio di una guerra regionale con effetti globali, ma senza perdere d’occhio la regione di mondo a più spinta geo-strategica: l’Indo Pacifico. I temi si incrociano. Basta pensare che parte delle discussioni ha riguardato nuove sanzioni contro l’Iran, misure che si portano dietro una consapevolezza: se si vuole colpire pesantemente Teheran occorre intervenire sulle vendite di petrolio alla Cina. E attenzione: “I discorsi occidentali sull’inasprimento delle sanzioni potrebbero a loro volta spingere Teheran a coordinarsi maggiormente con Pechino e Mosca”, scrive l’esperto di Iran come Ali Vaez in un saggio per Foreign Affairs.
Il Communiqué
Il comunicato congiunto diffuso oggi alla fine della riunione è diviso in tre sezioni, una che riguarda la situazione in Medio Oriente, un’altra l’Ucraina e una terza sulle cosiddette “global challenges”. In quest’ultima si legge: “Continueremo a lavorare in stretta collaborazione con i nostri partner e con i forum multilaterali pertinenti, come il G20. Le sfide globali richiedono solidarietà e una risposta internazionale coesa, alla ricerca di soluzioni condivise per la pace, la stabilità e lo sviluppo, soluzioni per la pace, la stabilità e lo sviluppo, senza lasciare indietro nessuno”. Di questa sezione oltre la metà è dedicata all’Indo Pacifico e ad alcuni dossier specifici della regione. Oggi è solo l’antipasto, perché l’Indo Pacifico sarà una delle portate principali del vertice che l’Italia ospiterà in Puglia.
Free and open Indo-Pacific
Una sezione speciale del comunicato è dedicato proprio al “Promoting Free and Open Indo-Pacific, Managing Engagement in Asia”. Nel ricordare che la regione è “un motore chiave per la crescita globale, con oltre la metà della popolazione mondiale”, i sette ministri ribadiscono a nome dei Paesi che rappresentano “l’impegno a favore di un Indo Pacifico libero e aperto, basato sullo Stato di diritto, inclusivo, prospero e sicuro, fondato sul rispetto del diritto internazionale, in particolare della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e dei principi di integrità territoriale, sovranità, risoluzione pacifica delle controversie, libertà fondamentali e diritti umani”. È un appello chiaro e diretto alle tensioni in corso, quasi totalmente mosse dalle rivendicazioni di Pechino – che siano esse specifiche come quelle su Taiwan o sul Mar Cinese, o più ampiamente legate alle ambizioni di ascesa e crescita di influenza/ingerenza in una regione considerata un cortile dalla Repubblica popolare.
Interconnessioni
Particolarmente significativo questo passaggio: “Gli sviluppi in questa regione possono influenzare direttamente la sicurezza euro-atlantica”. Ossia, viene consolidata e messa nero su bianco la continuità di dinamiche che riguarda le due grandi regioni del mondo. A tal proposito, i sette dicono di riaffermare “accogliere con favore” le iniziative “dei nostri partner, come l’Asean, l’Iora, l’Australia, la Repubblica di Corea, l’India e altri Paesi dell’Asia meridionale e delle isole del Pacifico, per rafforzare il loro impegno nella regione”, sottolineando l’impegno a rafforzare ulteriormente il coordinamento con il G7.
La Cina, in generale
Altro passaggio significativo: “Riconosciamo l’importanza di relazioni costruttive e stabili con la Cina. Riaffermiamo la necessità di impegnarci apertamente con la Cina e di esprimerle direttamente le nostre preoccupazioni. Riaffermiamo il nostro interesse per una collaborazione equilibrata e reciproca con la Cina, volta a promuovere la crescita globale, al fine di consentire relazioni economiche sostenibili ed eque e di rafforzare il sistema commerciale nazionale”. E ancora: “I nostri approcci politici non sono volti a danneggiare la Cina, né cerchiamo di ostacolarne il progresso e lo sviluppo economico. Tuttavia, siamo preoccupati che le politiche e le pratiche non di mercato della Cina stiano portando a una dannosa sovraccapacità che mina i nostri lavoratori, le nostre industrie e la nostra resilienza economica. Una Cina in crescita che rispetti le regole internazionali sarebbe di interesse globale. Non ci stiamo disaccoppiando o chiudendo verso l’interno”.
(Questo contenuto fa parte dell’edizione speciale di Indo Pacific Salad, che esce oggi dedicata al G7 Esteri. Per leggere la newsletter ci si iscrive a questo a link)