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Difesa, Nato e conti in ordine. Così von der Leyen guarda alla Grecia

Sin dall’inizio del Recovery Fund von der Leyen ha osservato l’evoluzione, anche politica, di Atene. A maggior ragione dopo l’invasione russa dell’Ucraina il peso specifico greco è aumentato, affiancandosi ai progetti statunitensi su nuovi hub come Creta e Alexandroupolis

Difesa comune e conti in ordine sono i due macro temi che Bruxelles e Atene hanno come punti cardinali e la concomitanza con le elezioni europee del prossimo giugno accresce l’intreccio geopolitico con i destini istituzionali dei due Paesi. Non sfugge che, da un lato, il rapporto tra Ursula von der Leyen e il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis è solido e costante e, dall’altro, la posizione geopolitica greca in seno all’Alleanza atlantica siano due filoni che corrono in parallelo e su cui si stanno costruendo le politiche future (anche d’oltre oceano).

Ursula von der Leyen

Sin dall’inizio del Recovery Fund von der Leyen ha osservato l’evoluzione, anche politica, di Atene. A maggior ragione dopo l’invasione russa dell’Ucraina il peso specifico greco è aumentato, affiancandosi ai progetti statunitensi su nuovi hub come Creta e Alexandroupolis.

La presidente della Commissione europea ne è pienamente consapevole e in occasione della sua visita di oggi, per partecipare al congresso di Nuova Democrazia, il partito aderente al Ppe guidato dal primo ministro greco, ha messo l’accento su due elementi: la Grecia come pilastro di Ue e Nato, e la sua storia di riscatto dopo la crisi del 2012.

Secondo von der Leyen le chiavi della trasformazione sono state la leadership, il coraggio, e la fiducia e questo “è quello che serve all’ Ue negli anni a venire perché negli ultimi anni abbiamo dimostrato che cosa può fare l’Europa quando è unita”. Ha poi elencato i cambiamenti accaduti al Paese, come il fatto che Atene ha superato la media europea ed è un esempio nel mondo, è sede di alcune delle aziende in più rapida crescita in Europa. Esempi che fanno della Grecia “un’isola di stabilità”.

Immigrazione e guerra ibrida

Pollice in su anche per il lavoro svolto alla voce immigrazione, con il patto ad hoc per cui ha voluto ringraziare il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas per il suo lavoro al riguardo. “Siamo riusciti a rispettare i nostri obblighi internazionali. Lo facciamo ancora. Decideremo chi arriverà in Europa e a quali condizioni. Non i trafficanti”.

Particolare attenzione ha rivolto alla guerra ibrida in un momento in cui, alla vigilia delle elezioni europee, “l’Europa unita viene messa in discussione in un modo senza precedenti sia all’interno che all’esterno, con un tentativo di cancellarci dalla mappa e gli amici di Putin cercano di riscrivere la nostra storia”. La sua proposta è che la difesa collettiva deve essere una strada senza ritorno. “Dobbiamo spendere di più, meglio ed in modo europeo. La Grecia ha indicato la strada destinando il 2% del Pil alla difesa, fornendo molti aiuti”.

Non più piggs

L’ultimo paper di Bloomberg ha messo in luce la rivoluzione copernicana accaduta in Grecia, passata da cenerentola d’Europa a esempio, con Italia e Spagna, di paesi che stanno superando le aspettative essendo uno dei principali motori di crescita dell’economia dell’Eurozona. Atene può contare sul riacquisto del suo investment grade alla fine del 2023, sui numeri record del turismo che impatta sul 25% del pil nazionale e lo scorso anno ha fattore segnare incassi per il 15,7% in più.

Infine le privatizzazioni, con la cessione del 30% nell’aeroporto internazionale di Atene: è stata la sua più grande offerta pubblica degli ultimi 20 anni. La tendenza di un passato complicato si è tramutata in valore positivo: “Spagna e Italia hanno fornito la spinta maggiore, con i loro tassi di crescita ai massimi livelli in quasi un anno”, si legge, ciò ha contribuito a compensare le continue contrazioni della produzione in Germania e Francia iniziate a metà del 2023. Nello specifico in Grecia l’impennata del turismo post-pandemia, il boom delle esportazioni, il calo dei prezzi dell’energia grazie alle rinnovabili e la ridotta dipendenza dal gas naturale russo hanno dato ai cosiddetti paesi periferici del Mediterraneo un vantaggio nella zona euro.

Poco più di un decennio fa, questi stessi paesi considerati dispendiosi e meno produttivi erano al centro di una crisi del debito che metteva in discussione la sopravvivenza stessa della valuta. Per cui nel 2024 secondo la Commissione Europea, Spagna, Portogallo e Grecia saranno tra le economie con le migliori prestazioni tra 20 nazioni esaminate. Il tutto mentre Parigi ha appena tagliato le sue previsioni di crescita con un deficit di bilancio ben al di sopra della stima per il 2023, e Berlino deve fare i conti con la probabile fine di una recessione.



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