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Fondi europei, assunzioni e bonus. Ecco le ultime sulla riforma fiscale

Alla vigilia della Festa dei lavoratori Palazzo Chigi alleggerisce il carico tributario su chi assume, riscrive le regole per la gestione dei fondi strutturali e si prepara a erogare 100 euro una tantum. Ma l’obiettivo è una detassazione strutturale delle tredicesime. Coperture permettendo

Mattone dopo mattone, il peso delle tasse sui contribuenti si fa più leggero e la riforma fiscale messa a terra dal governo e che mira a una progressiva detassazione del ceto medio, può avanzare. Un Consiglio dei ministri durato poco meno di due ore ha approvato il cosiddetto decreto 1° maggio, che porta in dote la revisione del regime Irpef e Ires, vale a dire le imposizioni fiscali sulle persone e sulle imprese. Misure che, a onor del vero, sarebbero dovute andare in Consiglio una settimana fa ma che problemi di coperture hanno rimandato.

L’obiettivo del governo è quello di arrivare a ridosso della manovra d’autunno con alle spalle il maggior numero di provvedimenti in materia tributaria. Venendo all’ultimo tassello, Palazzo Chigi nella riunione odierna ha approvato il decreto legge che riforma le politiche di Coesione e il decreto legislativo per la revisione del regime Irpef e Ires, il menzionato 1° maggio. Alla vigilia la premier Giorgia Meloni aveva preannunciato in quest’ultimo provvedimento una misura per erogare a gennaio 2025, un’indennità di 100 euro a favore dei lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28 mila euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico. Questo in attesa, sempre coperture permettendo, di una detassazione più strutturale delle tredicesime.

Passando al decreto Coesione, invece, il governo punta ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per l’Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Fondi europei che vengono assegnati al Paese ogni sette anni. E che vanno spesi, destinandoli a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese punterà a realizzare una maxi deduzione fiscale per le aziende che assumono. Non è finita.

Il decreto, di cui nell’immediato beneficeranno circa 380 mila imprese, prevede la possibilità di dedurre una quota del costo del lavoro pari al 120% (ma nel caso di giovani, donne e soggetti già destinatari del reddito di cittadinanza lo sgravio arriva al 130%). L’incentivo ad assumere si applica a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma societaria, e ai lavoratori autonomi, ad eccezione dei soggetti non titolari di reddito d’impresa come, per esempio, gli imprenditori agricoli e le attività commerciali in via occasionale.

Rimanendo nel campo del lavoro, le misure con gli sgravi alle imprese che assumono giovani e donne soprattutto al Sud prevedono tuttavia l’obbligo di avere svolto l’attività nei 365 giorni precedenti il primo giorno del periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023. Ulteriore condizione per accedere all’incentivo è che attraverso l’assunzione di nuovi lavoratori si configura un effettivo incremento occupazionale. In pratica il numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, al termine del periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023, deve risultare superiore a quello del precedente periodo d’imposta.

A dare l’orizzonte delle prossime mosse dell’esecutivo ci ha pensato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, architetto della riforma fiscale. L’obiettivo, come detto, è arrivare a una detassazione più profonda delle tredicesime. Il bonus di 100 euro che scatterà a gennaio “è il primo tassello di quello che vogliamo fare per le tredicesime. Non è che abbiamo una visione strabica, prestiamo attenzione anche al lavoro dipendente, dove però i numeri sono molto più ampi e bisogna trovare le coperture”.

E ancora, “per il 2025 il governo punta a consolidare le tre aliquote Irpef e auspica di ottenere le risorse per venire incontro al ceto medio. L’attuazione delle delega (fiscale, ndr) è stata fatta avendo una attenzione particolare, quasi maniacale, per il rispetto dei conti pubblici. Ci accingiamo a fare altrettanto nel 2025 con l’obiettivo di consolidare le tre aliquote e di spingerci ancora oltre. Vedremo quale sarà il risultato del concordato preventivo biennale e speriamo di ottenere le risorse per venire incontro al ceto medio che è sicuramente quello in maggiore sofferenza”.

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