Nelle sue previsioni di primavera Washington conferma una crescita italiana per il 2024 allo 0,7%, contro lo 0,3% tedesco. Ma il prossimo anno i rapporti di forza si invertiranno. La Russia stupisce ancora, ma nel 2025 il Pil si raffredderà. E nemmeno poco
L’attesa stavolta era più grande. Se non altro per il versante italiano, dove il governo ha da poco approvato il suo secondo Documento di economia e finanza (qui l’intervista all’economista Marcello Messori). Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato le sue previsioni di primavera, le quali fungono tradizionalmente da termometro per l’anno in corso.
Ovviamente, una robusta parte delle valutazioni di Washington, è stata riservata all’Italia, la cui crescita, Def alla mano, nel 2024 dovrebbe attestarsi all’1%, per poi salire all’1,2% nel 2025. Per questo le proiezioni dell’Fmi sono utili a capire se e come il governo italiano dovrà mettere mano ai conti (il Def reca saldi solo tendenziali, dunque al netto di ogni intervento o scostamento) per irrobustire questa o quella parte del bilancio, dalla crescita, agli investimenti.
Ebbene, la buona notizia è che le previsioni dello scorso autunno, per quanto riguarda l’Italia, sono confermate. Il Fondo monetario internazionale ha infatti ribadito la stima di crescita del Pil dello 0,7% su quest’anno per l’Italia, in rallentamento dopo il più 0,9% del 2023, mentre ha rivisto al ribasso per 0,4 punti percentuali la stima di crescita sul 2025, ora a sua volta indicata al +0,7%. L’Italia, secondo queste stime, risulterebbe tuttavia il Paese con il minor tasso di crescita economica tra le grandi economie dell’area euro nel 2025, mentre quest’anno il livello più basso sarebbe lo 0,2% della Germania, peraltro dopo una recessione dello 0,3% nel 2023.
Tradotto, almeno per quest’anno, Roma correrà più veloce di Berlino. Il prossimo anno, invece, i rapporti si invertiranno visto che la Germania dovrebbe portarsi su ritmi di crescita dell’1,3%. Sempre per l’Italia, l’istituzione guidata da Kristalina Georgieva prevede una inflazione che quest’anno sarà drasticamente ridimensionata, all’1,7% dopo il 5,9% del 2023, mentre nel 2025 dovrebbe leggermente risalire al 2%. Washington si attende che nella penisola la disoccupazione risalga leggermente al 7,8% quest’anno, dal 7,7% del 2023, e poi all’8% nel 2025. Migliora infine il saldo degli scambi italiani con l’estero, il surplus di partite correnti è atteso allo 0,8% del Pil quest’anno, a fronte dello 0,2% del 2023, e all’1,3% del Pil nel 2025.
Un altra buona notizia arriva poi in ottica tassi, che la Bce dovrebbe finalmente ridurre la prossima estate. Il Fondo monetario internazionale nel suo World outlook prevede che l’inflazione nell’area euro rallenti al 2,4% sulla media di quest’anno, più che dimezzata rispetto al 5,4% registrato nel 2023, e che la dinamica di calmieramento prosegua nel 2025 con una media del 2,1%, portandosi praticamente sui parametri fissati dalla stessa Banca centrale europea.
Non può infine non saltare all’occhio la crescita della Russia, nonostante la morsa delle sanzioni. Crescita che però nel 2025 calerà drasticamente. Il Fmi ha infatti nuovamente rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica della Russia, che a dispetto delle sanzioni operate da G7 e altri Paesi per la guerra in Ucraina lo scorso anno ha registrato una espansione del 3,6% e ora per quest’anno è stimata crescere di un ulteriore 3,2%, per poi frenare al più 1,8% nel 2025.