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Geopolitica mascherata da diplomazia. Ecco cosa fa la Russia nel Golan

Nel contesto in cui uomini dei Pasdaran, miliziani sciiti siriani e iracheni da loro indottrinati, e forze riconducibili a Hezbollah hanno creato una piattaforma d’attacco perfetta contro Israele, i russi si posizionano apparentemente come controllori della sicurezza. Ma si muovono indipendentemente dal mandato delle Nazioni Unite, consapevoli che quella presenza sta acquisendo in questa fase storica un valore piuttosto rilevante

Il vice capo del Russian Center for Reconciliation of the Opposing Parties in Syria, il maggior generale Yury Popov, ha confermato l’altro ieri che la Polizia militare russa ha creato una postazione aggiuntiva nei pressi della zona cuscinetto tra le forze israeliane e siriane sulle Alture del Golan – se ne parla da un po’, ma la dichiarazione ufficiale arriva adesso. Il centro in cui lavora Popov è una divisione del ministero della Difesa di Mosca, attivato nel febbraio 2016 per raccontare il coinvolgimento militare al fianco del regime assadista anche sotto un’ottica diplomatica internazionale — ossia portando la Russia a essere un attore in uno degli annosi teatri di contesa in Medio Oriente.

La notizia è interessante perché tocca gli equilibri tra Mosca e Gerusalemme in un momento complesso, in cui lo stato ebraico sta combattendo la guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, ma sta anche rispondendo a una serie di mobilitazioni armate da parte delle milizie regionali coordinate dai Pasdaran. E le Alture del Golan sono state anche nei giorni scorsi scenografia di questi scontri, quando le sirene hanno suonato sul territorio israeliano davanti al pericolo di una salva di missili e droni – che di solito sono lanciati da quelle milizie connesse ai Pasdaran.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Tass, la postazione aggiuntiva della Polizia militare del Cremlino fa parte degli sforzi per monitorare la situazione lungo la “Linea Bravo” nella zona cuscinetto. Popov ha detto che si sta lavorando per monitorare “l’adesione al cessate il fuoco da parte di entrambe le parti”. Ma questa postazione militare siriana è la terza di tale tipo creata dall’inizio 2024. E pare che Mosca si stia posizionando lungo la linea di separazione anche con fini geopolitici: con dieci stazioni di monitoraggio ormai acquisite poco dentro alla linea di limitazione siriana, i russi controllano parte del territorio da cui partono alcuni delle rappresaglie contro Israele. Ossia, hanno una forma di ricatto: se restano laschi, lo stato ebraico aumenta la sua insicurezza.

Israele si è impadronito delle alture del Golan che appartenevano alla Siria nelle fasi finali della Guerra dei Sei Giorni del 1967. Fu stabilita una linea armistiziale e la regione passò sotto il controllo militare israeliano. Due agenzie delle Nazioni Unite – l’Untso (L’Organizzazione delle Nazioni Unite per la supervisione della tregua) e la Forza armata di osservazione del disimpegno (Undof) – continuano a supervisionare il cessate il fuoco. Dal punto di vista operativo, è stata tracciata la Linea Alfa a ovest, che non può essere attraversata dalle forze israeliane, e la Linea Bravo a est, che non può essere attraversata dalle forze siriane. Tra queste linee si trova l’Area di separazione, una zona cuscinetto dove gli osservatori e le osservatrici controllano il numero di truppe e armi siriane e israeliane dispiegate. Lì si imposta la missione di Miltary Police russa.

La Russia ha avviato pattugliamenti militari nel sud della Siria all’inizio di novembre 2023, dopo un’assenza di oltre un anno, durante la quale una pattuglia militare russa si è aggirata a sud di Quneitra, tra le città di al-Muealaqa e Ghadir al-Bustan, vicino alla Compagnia al Safra della 90esima Brigata affiliata al regime nella provincia meridionale, spiega Enab Baladi.

Nel 2018, il regime siriano ha ripreso il controllo della Siria meridionale con il sostegno della Russia nell’ambito di quello che all’epoca era noto come “accordo di composizione”, che ha portato al ritiro delle armi pesanti dalle fazioni dell’opposizione e al trasferimento di quelle che rifiutavano l’accordo nell’ultima roccaforte dei ribelli, nel nord-ovest della Siria. Nello stesso periodo, le forze del regime sono tornate alle loro posizioni vicino al confine occupato del Golan siriano, mentre la Russia ha stazionato in alcune parti delle province di Quneitra e Daraa, da cui si è poi ritirata con l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, spiega ancora la non-profit media organization siriana.

Il ritiro russo dal sud della Siria ha aperto la porta alle milizie iraniane per infiltrarsi nell’area, lasciando la zona esposta a ripetuti attacchi da parte di Israele, che ha bombardato frequentemente l’area e ha preso di mira i membri delle milizie connesse con i Pasdaran. La Russia, precedentemente disinteressata alla presenza nell’area, ha riavviato le attività come conseguenza dell’infiammarsi della situazione attorno a Israele – quando, il 7 ottobre, Hamas ha compiuto lo spietato attentato che ha aperto la stagione di guerra.


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