Skip to main content

In Niger arriva l’Africa Corps, ma i russi creano una crisi diplomatica tra Mauritania e Mali

Di Massimiliano Boccolini e Emanuele Rossi

La Russia rafforza la sua presenza nel Sahel, con i primi cento addestratori dell’Africa Corps che arrivano in Niger. Nel frattempo, gli uomini di Mosca innescano (per errore?) una crisi diplomatica tra Mali e Mauritania. È per questo contesto complesso che servono attività pragmatiche come quelle italiane

La presenza lungo il confine condiviso tra Mauritania e Mali del Wagner Group è la ragione di una crisi diplomatica esplosa tra i due Paesi. La formazione russa è ancora attiva in alcuni stati africani, come il Mali, nonostante l’uccisione del suo leader Yevgeny Prigozhin avvenuta l’anno scorso: e anzi, sta aumentando la cerchia di clienti espandendosi anche in Niger — la cui giunta golpista è stata l’ultima in ordine di tempo tra gli Stati destabilizzati del Sahel ad aver scelto i miliziani russi, di cui adesso l’intelligence militare coordina i movimenti definendoli “Africa Corps”.

Il Mali — ex alleato francese che dopo l’ultimo golpe nel 2021 ha tagliato i ponti con Parigi e aperto alla cooperazione con i miliziani russi per la sicurezza della giunta militare al potere — si è dovuto scusare per l’errore commesso da un gruppo di suoi soldati, accompagnati da membri del gruppo russo, che hanno preso d’assalto negli ultimi giorni del Ramadan due villaggi nella Mauritania orientale e hanno aperto il fuoco in modo arbitrario, ferendo civili. Il capo della giunta maliana, Assimi Goita,  ha chiamato il presidente mauritano, Mohamed Ould Ghazouani, per scusarsi dell’accaduto in occasione della festa dell’Eid al Fitr dopo che non si sentivano dall’aprile dello scorso anno.

“È chiaro che dopo la disintegrazione dei paesi del G5 Sahel e l’emergere del blocco dei tre Paesi del Sahel (Mali, Burkina Faso e Niger, tutti in mano a giunte golpiste, ndr), sono diventati noti i limiti geografici delle attività militari ufficiali dei contractor militari russi. Ma la presenza di Wagner o del suo erede Africa Corps in Mali è diventata una realtà militare e tattica di rilievo”, ragiona con Formiche.net Ismail Sheikh Sidiya, analista politico mauritano esperto di Sahel. “Data l’esistenza di più di 2200 chilometri di frontiera terrestre comune, queste situazioni continueranno a meno che non ci sia un accordo politico intramaliano, soprattutto con la fazione Fronte di Liberazione di Massina, che è la componente specifica del Fronte per il sostegno dell’Islam e dei musulmani, che da dieci anni conduce una guerra contro il governo centrale. La Mauritania comprende il più grande campo per rifugiati maliani, il campo di Ambra, che ospita più di 100.000 persone, quindi mi aspetto che questi attriti continuino”.

Secondo la ricostruzione del ministro mauritano del Petrolio e dell’Energia, che ha parlato ufficialmente per il governo, l’esercito maliano e i contractor russi sono entrati all’interno del territorio mauritano lungo il confine sud-orientale, inseguendo uomini armati. Stando a fonti locali, il gruppo ha sparato e arrestato le persone che inseguiva, definendole terroristi: “Sono stati prelevati dall’interno di una casa nel villaggio di Madallah, dove ci sono stati almeno tre feriti”.

L’incidente ha scatenato un’ondata di proteste locali e condanne diffuse in Mauritania, spingendo i vertici militari a rassicurare gli abitanti della regione di confine che queste incursioni non si ripeteranno in futuro e che l’esercito è in grado di proteggerli. Se è vero che i due Paesi condividono un confine altamente permeabile, spesso usato per le attività dei gruppi armati della zona, è altrettanto vero che i russi in passato si sono macchiati di veri e propri crimini conducendo le operazioni di sicurezza per conto della giunta maliana (e non solo). Emblematico il massacro di Moura.

“L’incidente ha suscitato grande polemica in Mauritania e nei villaggi vicini al Mali, ma le autorità maliane hanno preso l’iniziativa di scusarsi per l’errore, dopo che era stato ammesso dalle stesse forze armate. Tuttavia, negli ultimi anni, la situazione nella regione si è evoluta dopo i colpi di stato militari avvenuti nei paesi del Sahel, Mali, Burkina Faso e Niger, tramite i quali la Russia è entrata con la forza e ha fornito agli eserciti di questi tre Paesi molte armi avanzate”, spiega Ahmedsalem Sidi Abdallah, giornalista mauritano. “La Mauritania è ora considerata un fronte suscettibile per entrare in contatto diretto con gli elementi russi che si sono diffusi ai suoi confini, e missioni di combattimento contro gruppi armati attivi nel territorio maliano possono allargarsi oltre il confine mauritano, con i contractor che entrano per errore oltre confine, ma questo potrebbe metterlo in un confronto diretto in qualsiasi momento con l’esercito mauritano”.

La grande tensione regionale tocca anche il Niger

La verità è che nella regione si vive una grande tensione, che riflette la portata del confronto tra le potenze mondiali: l’ingresso della Russia nel conflitto a scapito della Francia e degli Stati Uniti ha intensificato il conflitto tra potenze, aggiunge il collega mauritano ragionando su un contesto regionale che adesso vede un’ulteriore evoluzione. La Tv di stato nigerina ha infatti annunciato che addestratori militari russi sono arrivati in Niger con un sistema di difesa aerea e altre attrezzature come parte dell’approfondimento dei legami di sicurezza del Paese con Mosca.

Stanti ad altre fonti locali, i russi dovrebbero fornire training alle forze locali e aiutarle a costruire un sistema di difesa aerea. Dovrebbero essere circa un centinaio di uomini, dotati di armi più tecnologiche di quelli di cui dispone Niamey e alcuni equipaggiamenti blindati. Potrebbero essere gli stessi che Formiche.net aveva tracciato in Libia, sul lato della Cirenaica – dove gli scali in mano alla milizia haftariana anti-Onu sono utilizzati dalla Russia per attività logistiche. Un’altra sarebbe arrivata in questi giorni.

È anche per evitare lo scarrellamento totale, con la sicurezza del Niger gestita totalmente dalla Russia, che l’Italia ha ripreso le attività di addestramento delle unità del Paese – annunciato ufficialmente giovedì, durante l’audizione davanti alle Commissioni Affari esteri e Difesa della Camera e alla Commissione Affari esteri e Difesa del Senato del generale Francesco Paolo Figliuolo, capo del Comando Operativo di Vertice Interforze (Covi). L’ufficiale italiano, insieme al direttore generale della Farnesina, Riccardo Guariglia, e poi al direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, aveva visitato Niamey. Per il generale italiano, le autorità nigerine hanno dichiarato il prossimo avvio del processo di democratizzazione con un piano di transizione per il ritorno all’ordine costituzionale.

La rassicurazione per ora informale (perché non ufficializzata dalla giunta) si abbina a una necessità realista di non perdere del tutto il Niger, per anni baluardo democratico nel Sahel (fino al golpe del luglio scorso) e centro di una lotta al terrorismo che potrebbe essere azzoppata in un momento delicato dopo la decisione della giunta locale di rompere l’accordo di cooperazione con gli Stati Uniti – anche per via delle nuove attività dei golpisti con l’Iran.

La presenza italiana diventa dunque frutto di una visione pragmatica: davanti al rischio che quei Paesi scivolino in mani nemiche, meglio mantenere un piede sul terreno – presenza più che attiva per altro, con i militari impegnati anche in iniziative civili come la ristrutturazione della Grande Moschea e altre umanitarie e sanitarie. Tra l’altro, i militari italiani stanno addestrando i paracadutisti delle brigate speciali che dovranno combattere il terrorismo.

Le operazioni contro i gruppi militanti significano evitare l’innesco di avanzate jihadiste che poi producono fughe dai territori occupati e profughi in risalita verso il Mediterraneo. Un’attività che non può essere gestita soltanto dai contractor russi, perché spesso si muovono in modo caotico e poi – come aveva già ricordato il ministro Guido Crosetto – potrebbero usare certi fenomeno come “arma ibrida” verso l’Europa. Una nota non secondaria: la Mauritania presiede di turno l’Unione europea; il suo ministro sarà ospita della riunione del G7 che ci sarà tra pochi giorni a Capri.


×

Iscriviti alla newsletter