Grazie ad una campagna elettorale incentrata sui timori della popolazione per il conflitto in Ucraina, Peter Pellegrini capovolge i risultati del primo turno ed esce vincitore dal ballottaggio. Rafforzando le posizioni del governo in carica
Quarantotto anni, centrista-liberale con un passato da nazionalista di sinistra, filo-russo, molto vicino politicamente al primo ministro Robert Fico (essendo cresciuto politicamente nel partito di quest’ultimo prima di staccarvisi e di creare la sua piattaforma elettorale, che fa comunque parte della coalizione che sostiene il primo ministro). Con un risultato superiore al 53% Peter Pellegrini è stato eletto come nuovo presidente della Repubblica slovacca, sconfiggendo nel ballottaggio di sabato 6 aprile il candidato filo-occidentale e indipendente (ma appoggiato dai principali partiti liberali di opposizione e dalla presidente uscente Zuzana Čaputová) Ivan Korčok, i cui consensi si sono fermati sotto ai quarantasette punti percentuali. Queste consultazioni hanno segnato la fine di una campagna elettorale molto intensa, durante la quale Pellegrini ha accusato l’avversario, dichiaratamente schierato su posizioni filo-europee e filo-atlantiche, di voler trascinare la Slovacchia nella guerra in corso tra Russia e Ucraina.
Pellegrini ha detto che la sua vittoria apporterà al governo in carica un sostegno nel realizzare i suoi obiettivi, e non dovrà affrontare un “centro di potere opposto e opportunista”, riferendosi alla presidente uscente Čaputová. “Sarò un presidente che sosterrà il governo nei suoi sforzi per migliorare la vita delle persone. Farò di tutto perché la Slovacchia rimanga per sempre dalla parte della pace e non dalla parte della guerra”. Pellegrini, che viene considerato come più moderato rispetto al primo ministro Fico, ha dichiarato però che la sua elezione non comporterà un cambiamento radicale della politica estera: “Non si tratta della direzione futura della politica estera. Garantisco, come l’altro candidato, che continueremo a essere un membro forte dell’Ue e della Nato”.
Il Financial Times riporta il commento dell’analista del German Council on Foreign Relations Milan Nič, il quale ha affermato che Pellegrini ha vinto “puntando al ballottaggio sulla paura della guerra in Ucraina e sul risentimento verso le élite filo-occidentali”. Ha inoltre affermato che Pellegrini ha condotto “una straordinaria campagna diffamatoria” presentando il suo rivale come un candidato guerrafondaio che voleva che la Slovacchia intervenisse nel conflitto ucraino. “Si scopre che si può diventare presidente non solo diffondendo l’odio e fomentando le passioni, ma si può anche vincere facendo dell’altro partito un candidato alla guerra” ha commentato Korčok nel discorso con cui ha ammesso la propria sconfitta.
Pellegrini, che viene però considerato come più moderato rispetto al primo ministro Fico, ha dichiarato che la sua elezione non comporterà un cambiamento radicale della politica estera: “Non si tratta della direzione futura della politica estera. Garantisco, come l’altro candidato, che continueremo a essere un membro forte dell’Ue e della Nato”.
Al primo turno delle elezioni presidenziali di due settimane fa, Korčok ha sconfitto Pellegrini ottenendo il 42,5% dei voti contro il 37%, ma questo risultato è stato inferiore alla maggioranza assoluta necessaria per evitare il ballottaggio. Sebbene la carica sia in gran parte cerimoniale, il presidente della Slovacchia ha il potere di ratificare i trattati internazionali, di porre il veto alle leggi approvate dal parlamento e di nominare i giudici più importanti. Di recente, Čaputová ha usato i suoi poteri per rinviare alla Corte costituzionale parti di una riforma del diritto penale che il governo di Fico ha fatto passare in parlamento a febbraio. Tuttavia, non è riuscita a impedire a Fico di chiudere l’ufficio anticorruzione del Paese, nonostante le proteste di piazza e gli avvertimenti di Bruxelles sulla salvaguardia dello Stato di diritto.