Dopo aver sorpassato la Borsa di Hong Kong, la piazza indiana si prepara a diventare uno dei baricentri globali della finanza, anche grazie alla spinta arrivata da Jp Morgan. Il tutto ai danni della Cina
Il sorpasso è già iniziato da tempo, con la freccia a sinistra ben lampeggiante. L’India è sempre più baricentro finanziario non solo dell’Asia, ma del mondo. Certo, Wall Street è e rimane il motore dell’economia globale, il primato americano è ben saldo. Ma lo stesso non vale per la Cina, la cui incapacità ormai conclamata di risolvere i suoi problemi strutturali, ha innescato una spirale di sfiducia che ha contagiato gli investitori, spingendoli tra le braccia dell’India. Da quando, poi, Jp Morgan ha annunciato, lo scorso settembre, di aver inserito la piazza finanziaria indiana nell’elenco dei listini considerati emergenti, dunque consigliabili per investire, il turbo è entrato in azione.
Per figurare tra i mercati più appetibili, bisognerà attendere giugno, quando a tutti gli effetti la Borsa di Nuova Dehli figurerà tra i grandi hub mondiali della finanza. Ma l’effetto emotivo, c’è già stato. La prova, come sempre, è nei numeri. Lo scorso autunno, per esempio, l’India ha superato la Borsa di Hong Kong ed è diventata il quarto mercato azionario più grande al mondo. La capitalizzazione complessiva delle Borse indiane, Bombay su tutte, ha raggiunto i 4.330 miliardi di dollari contro i 4.290 miliardi di Hong Kong. Per l’India si tratta di un record assoluto, oltre che la dimostrazione di una continua e inarrestabile crescita.
E adesso lo sprint è servito. Gli investitori esteri, che nei mesi della stagnazione cinese si stanno riposizionando, stanno cercando di aumentare la loro esposizione con il Paese degli elefanti. E lo stanno facendo utilizzando strumenti derivati come gli swap offshore, anche con l’obiettivo di superare le onerose normative sugli investimenti in India. Gli investitori stranieri si sono, tanto per fare un esempio, riversati sui titoli di Stato indiani in vista della loro inclusione nell’indice di Jp Morgan a partire da giugno, cercando di anticipare i 20-25 miliardi di dollari che si prevede affluiranno sui mercati indiani. Insomma, la cartina geografica della finanza globale è in fase di aggiornamento.
E tutto ai danni della Cina, alla costante presa con un drenaggio di capitali senza precedenti. D’altronde, gli analisti hanno pochi dubbi sulle origini del fenomeno finanziario indiano. “L’India è tra i principali mercati di interesse”, ha spiegato Jason Xavier, head of Emea Etf capital markets di Franklin Templeton, “soprattutto in virtù delle sue potenzialità di lungo periodo. La forza demografica della sua popolazione la porta a essere un attore chiave, non solo come potenziale outperformer all’interno dei principali indici dei mercati emergenti, ma anche a livello globale”.