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Cooperazione e coordinamento vitale. Usa e Italia visti da D.C.

“La nostra cooperazione e il nostro coordinamento sono vitali”, afferma il Dipartimento di Stato Usa. Nei prossimi due mesi ecco su cosa si gioca il futuro europeo anche grazie al dialogo con gli Usa

“L’Italia e gli Stati Uniti sono forti alleati e davvero amici intimi”. Parte da questa considerazione fatta dal presidente americano Joe Biden, in occasione della visita alla Casa Bianca del presidente del consiglio, Giorgia Meloni, un’attenta riflessione sulle relazioni fra le due sponde dell’oceano Atlantico, in un momento complicatissimo per le sorti europee e mediorientali. Non solo gli ulteriori effetti della guerra in Ucraina non si arrestano e, anzi, si moltiplicano in seno all’Ue, ma la drammatica emergenza data dal conflitto mediorientale pone all’attenzione delle cancellerie mondiali il tema della sicurezza e della stabilità politica nell’area euromediterranea. E quale migliore “clausola di salvaguardia” per il Vecchio continente se non quella rappresentata dall’asse atlantico tra Roma e Washington (nella cornice del G7) può favorire soluzioni e attenzioni?

Spina dorsale

Non solo Stati Uniti e Italia sono partner e amici, ma sono alleati incrollabili. In primis la convergenza politica si ritrova alla voce Ucraina, alla sicurezza alimentare ed energetica, alla migrazione, alla cooperazione sull’intelligenza artificiale. In questo senso va sottolineato un aspetto su tutti: sin dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina, l’Italia ha svolto un ruolo centrale, ora può farlo anche nel trovare una soluzione al conflitto Israele-Hamas. Lo ha dichiarato espressamente il Dipartimento di Stato: “La nostra cooperazione e il nostro coordinamento sono vitali”.

In secondo luogo i due Paesi, giova ricordarlo, sono i primi firmatari del Trattato del Nord Atlantico e Roma ha ricoperto questo ruolo sin dalla fondazione della Nato, guidando importanti operazioni come la Missione Nato Iraq e la Forza Kosovo, senza dimenticare che l’Italia ospita anche il Comando interforze di Napoli, l’hub della Nato per il sud e il Collegio di difesa della Nato a Roma. Su suolo italiano, inoltre, vi sono 30.000 militari statunitensi, civili del Dipartimento della Difesa e i loro familiari in cinque principali cluster di basi in tutta Italia, che fa dell’Italia la seconda presenza permanente più grande in Europa.

Scenari

Nei prossimi due mesi, dunque, si gioca molto del futuro europeo anche grazie al dialogo con gli Usa. Il 13 giugno, quattro giorni dopo le elezioni europee, si svolgerà il G7 in Puglia, dove Giorgia Meloni riceverà i grandi della terra, compreso Joe Biden. La Casa Bianca si aspetta che la presidenza italiana raggiunga un’intesa sull’uso dei fondi russi congelati in Occidente per aiutare l’Ucraina. Una richiesta che Potus ha avanzato al premier già nel marzo scorso ricevendola nello studio ovale, ovvero manifestando forti aspettative sul vertice in Puglia, per «favorire una crescente convergenza» sul dossier in questione.

Spiccano sul punto i distinguo di Francia e Germania, non in linea con questa iniziativa, ma Meloni promise a Biden di impegnarsi per “spingere quanto più possibile l’Europa a sostenere Kiev nelle sue varie esigenze finanziarie, militari e di ricostruzione”. Mossa condivisa tra l’altro anche da Bruxelles, che da tempo propone di utilizzare gli utili netti dei beni immobilizzati della Banca centrale russa che per il 2024 potrebbero registrare interessi per circa 3 miliardi.

Nel mezzo una considerazione di fondo, utile tanto alla nuova Ue post elezioni, quanto all’intera area mediterranea alle prese con due guerre: Italia e Usa sono la spina dorsale dell’Europa di domani.

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