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A Pechino non piace la nuova portaerei giapponese. Di nome e di fatto

Con la fine dei lavori di ristrutturazione su una portaelicotteri, il Giappone torna a disporre di una portaerei per la prima volta dal 1945. Il cui nome attira critiche da parte di Pechino

Per la prima volta dalla fine dal 1945 la Marina Militare del Giappone torna a disporre di una portaerei. Nel 2018, il governo di Tokyo ha annunciato che i cambiamenti nella situazione securitaria dell’Asia nord-orientale lo avevano spinto ad avviare lavori di ristrutturazione per due navi portaelicotteri della classe Izumo varate soltanto tre anni prima, ristrutturazione che avrebbe permesso loro di schierare i caccia Lockheed Martin F-35B. Lunedì 15 aprile, dopo il completamento della prima tranche di lavori, ovvero la riprogettazione della sezione di prua e l’aggiunta di un nuovo rivestimento resistente al calore per proteggere il ponte dalle temperature estreme generate quando i motori dell’F-35B sono inclinati verso il basso per consentire il decollo e l’atterraggio verticale, la nuova portaerei è stata svelata presso la base navale di Kure, nella prefettura di Hiroshima. La nave subirà una seconda serie di modifiche allo scafo nel 2026-27 per supportare il suo ruolo di vettore di aerei da guerra ad ala fissa.

La neoacquisita aircraft carrier porta lo stesso nome di una delle portaerei più famose impiegate dalla Marina Imperiale giapponese durante il secondo conflitto mondiale, la Kaga, protagonista dell’attacco a Pearl Harbor nel dicembre del 1941 e della battaglia delle Midway di sei mesi dopo, durante la quale venne affondata dall’aviazione americana.

“Un sistema d’arma o una nave da guerra non cambierà l’intera equazione militare a favore del Giappone, ma gli aerei avanzati che trasporterà gli daranno certamente maggiori capacità. Il vantaggio più ampio che fornirà è la maggiore capacità di operare e interagire con le forze statunitensi e di altri paesi della regione, dando al Giappone alcuni degli stessi giocattoli dei grandi”, ha dichiarato Robert Dujarric, co-direttore dell’Istituto di Studi Asiatici Contemporanei presso il campus di Tokyo della Temple University, al South China Morning Post. La stessa testata ha riportato anche il commento meno entusiasta di Ryo Hinata-Yamaguchi, professore assistente di relazioni internazionali presso l’Università di Tokyo, che ha reso noti i suoi dubbi sull’impiego della Kaga da parte delle Forze di autodifesa: “Gli F-35B saranno gestiti dalla Forza di autodifesa aerea, quindi non saranno basati in modo permanente sulla Kaga o sulla Izumo e operare da queste navi sarà solo una delle loro missioni. Al momento non è chiaro il concetto operativo della Kaga come portaerei, se la missione sia quella di ottenere il controllo di un’area marina o di difendere le unità anfibie. Propenderei per la seconda ipotesi, dato che il Giappone non dispone di forze di spedizione come gli Stati Uniti”.

Commenti negativi sono arrivati anche da fuori. E in particolare, dall’altra sponda del Mar Cinese Meridionale: Hua Chunying, portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, ha dichiarato che le modifiche intraprese da Tokyo sulle navi di classe Izumo violino la clausola della “Costituzione di pace” giapponese che rinuncia al diritto di condurre guerre, considerata come “un’importante garanzia legale e un simbolo del percorso postbellico del Giappone verso lo sviluppo pacifico, nonché un impegno solenne del Giappone nei confronti della comunità internazionale”.

Non è la prima volta che la Kaga attira le critiche della Repubblica Popolare. Già nel 2017 Wu Qian, portavoce del ministero della Difesa cinese, aveva criticato la scelta del nome denotando come la precedente Kaga fosse una delle principali navi da guerra dei militaristi giapponesi durante l’aggressione contro la Cina, e ventilando la possibilità di un ritorno del fantasma del militarismo giapponese. “Non capisco perché i giapponesi preferiscano sempre utilizzare i nomi che furono usati dall’esercito giapponese nella Seconda Guerra Mondiale. È perché non vogliono rompere in modo netto con la storia del militarismo, o sono deliberatamente provocatori per ferire i sentimenti dei popoli dei Paesi che sono stati vittime della Seconda Guerra Mondiale?”, aveva detto Wu. Negli anni precedenti al 1941, la Kaga era stata schierata nel Mar Cinese Meridionale a sostegno delle forze giapponesi durante l’invasione della Cina, e dal suo ponte erano decollavano gli aerei che andavano a bombardare le città cinesi come Shangai e Hangzhou.

Dietro alla condivisione del nome delle odierne navi giapponesi con quelle dell’epoca imperiale non vi è però alcun indizio di un ritorno di fiamma del militarismo nel Sol Levante: esse tendono a prendere il nome da luoghi e caratteristiche naturali che hanno una particolare importanza nella religione shintoista, anziché da singoli comandanti come nella tradizione occidentale.

Dietro il velo del nome si nasconde però la contrarietà di Pechino all’acquisizione di un tale asset da parte di uno dei più forti alleati degli Stati Uniti nell’area, acquisizione che rende ancora più forte la capacità militare del fronte anti-cinese.

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