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Addio al carbone entro il 2035. La carta di Venaria per l’energia di domani

Si è aperto oggi il G7 Energia ospitato dall’Italia. Ad accogliere in ministri dell’ambiante il titolare del dicastero Pichetto Fratin. L’obiettivo è arrivare a eliminare il carbone entro il 2035, ma non solo. Tutti i dettagli

La Carta di Venaria per imprimere un nuovo inizio al delicato capitolo dell’energia e del green: parola d’ordine laicismo. Ovvero sull’energia, come osservato dal ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e dal suo omologo azero Muhtar Babayev (presidente della Cop29), vi è sempre di più l’esigenza di costruire infrastrutture resilienti che possano oggi trasportare il metano e domani invece altri tipi di gas. Questo uno degli spunti più significativi della sessione plenaria di apertura del G7 Clima, energia e ambiente a Venaria Reale (Torino), alla presenza della viceministra Vannia Gava e del sottosegretario Claudio Barbaro che hanno accolto ben 32 delegazioni. Focus su nucleare, transizione, infrastrutture e con la novità rappresentata dalla nomina del prof. Giovanni Guzzetta come coordinatore di un gruppo di alto livello per ridisegnare l ‘ambito legislativo, parallelamente e in affiancamento alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile.

Verso Cop29

La finanza climatica come anticamera per giungere alla Cop29 in Azerbaigian al meglio: Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo spiega in premessa: “Il primo passo sarà anche quello di ridefinire l’ambito delle valutazioni, perché in questo momento è molto volontaristico e non c’è una definizione dei consumi, va definito anche tutto il sistema di contribuzione. Ci sono molti Paesi che intervengono sull’obiettivo e non vengono classificate rispetto a questa azione”.

Tre gli indirizzi sottolineati da Pichetto: concretezza, cooperazione in particolare con l’Africa, un approccio pragmatico e non ideologico secondo il principio di neutralità tecnologica. Questo il retroterra che occorre per affrontare le nuove sfide della post modernità, come il cambiamento climatico, l’energia, la tutela dell’ambiente. In questo senso cita lo spirito del Piano Mattei, caratterizzato per partenariati di tipo non predatorio, sostenendo i più vulnerabili nell’adattamento agli effetti del cambiamento climatico e favorendo quell’accesso all’energia pulita e sostenibile che oggi è negato al 43% degli abitanti del continente.

Sul punto spicca la riflessione fatta ieri dal numero uno dell’Eni, Claudio Descalzi, secondo cui “il discorso che si sta facendo col Piano Mattei copre la povertà, l’immigrazione, l’energia, però se parliamo di Europa e la mettiamo a confronto con quanto fatto dalla Cina con il gas o con i metalli rari vediamo che l’Europa non ha nessun progetto energetico, né tantomeno ne ha sui microchip – il nuovo petrolio – né sull’energia né sui metalli rari”. Per cui la sua analisi parte dalla considerazione che la priorità che il Piano Mattei sta dando “va capita, ma io credo che l’Italia possa fare anche da sola, possiamo se ci impegniamo e facciamo le cose che stiamo facendo in questo momento”.

Indirizzi

In secondo luogo dal ministro per il nucleare e le rinnovabili del Regno Unito, Andrew Bowie: è arrivata la conferma per l’addio al carbone entro il 2035. Si tratterebbe, se fosse confermato, di un “accordo storico che non siamo stati in grado di raggiungere a Cop28 a Dubai lo scorso anno e un segnale incredibile al mondo”.

Una novità operativa in questo senso è data dalla nomina del prof. Giovanni Guzzetta a coordinatore del gruppo di lavoro vello per ridisegnare l’ambito legislativo, normativo e di governance del sistema regolatorio italiano, per accogliere un eventuale programma di ripresa della produzione nucleare in Italia. Si affiancherà alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, e offrirà un contributo per legare le indicazioni delle agenzie internazionali preposte e la definizione di un quadro normativo specifico per l’energia da fusione.

In questa direzione va la richiesta del Ceo di Italgas, Paolo Gallo, incline a preferire un approccio pragmatico per affrontare le nuove sfide. Il riferimento è all’idrogeno, all’e-metan, al gas rinnovabile, che per essere trasportati necessitano di infrastrutture resilienti, capaci di un “upgradate”. Fino ad oggi l’Italia, secondo Gallo, si è ben comportata ma si sarebbe potuto fare di più se non vi fossero stati lacci di matrice ideologica che hanno impedito un’ulteriore accelerazione.

Qui Venaria

Oltre all’Italia padrone di casa, a Venaria per l’Europa sono presenti i Commissari Virginijus Sinkevicius (Ambiente, Oceani e Pesca) e Wopke Hoekstra (Azione per il Clima), il Direttore generale Energia, Ditte Juul Jorgensen, quello all’Energia Kadri Simson; per gli Stati Uniti c’è il vice inviato presidenziale speciale per il Clima Sue Biniaz, il vice segretario al Dipartimento Usa per l’Energia David Turk e Janet McCabe amministratore aggiunto dell’Epa; per il Canada Steven Guilbeault, Ministro dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico e il suo vice Michael Vandergrift; per la Francia Christophe Bechu, ministro della Transizione ecologica e Coesione territoriale e Franck Riester ministro del Commercio estero e all’attrattiva economica. Per la Germania Steffi Lemke, Ministro federale dell’ambiente e Anja Hajduk, Segretario di Stato presso il Ministero Federale per gli affari economici e l’azione per il Clima. Dal Giappone due ministri, Saito Ken Economia, Commercio e Industria e Shintaro Ito per l’Ambiente. Stesso numero da Londra, che ha inviato il ministro per il nucleare Andrew Bowie e Steve Barclay, Segretario di Stato all’Ambiente, Alimentazione e Affari Rurali.

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