L’azienda di Redmond ha pubblicato un documento in cui viene evidenziato il legame tra Pechino e le attività di interferenza online. Il modello adottato in occasione del voto di Taipei potrebbe essere replicato altrove, a cominciare dall’Europa per finire con gli Stati Uniti. Ma la minaccia numero uno sembra rimanere la Russia
“Li stiamo vedendo sperimentare. Sono preoccupato per la direzione che possono prendere”. A pronunciare queste parole al Wall Street Journal è stato Tom Burt, responsabile della sicurezza e della tutela dei clienti di Microsoft, in occasione dell’ultimo report rilasciato dalla sua azienda che mette in allarme sulle attività di interferenza elettorale condotte dalla Cina. Vanno avanti almeno da sei mesi, ma in vista dei prossimi potrebbero notevolmente aumentare, visto che ci saranno elezioni fondamentali a iniziare da quelle statunitensi. Il sospetto che Pechino potesse provare a intromettersi c’è sempre stato, ma secondo Microsoft ci sarebbero le prove per collegare l’utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale generativa all’influenza che il governo tenta di avere sugli elettori stranieri. E sarebbe stata affidata a Spamouflage, la campagna di influenza che da anni cerca di promuovere la propaganda cinese, che si è fatta più pericolosa grazie all’uso dell’IA.
Così come la Cina sembra aver compiuto un salto di qualità notevole. Lo si è notato già durante il voto appena passato a Taiwan – su cui il Dragone nutre da sempre l’aspirazione di riportare sotto il proprio controllo. Tra questi figuravano falsi videoclip volti a ingannare i cittadini, un metodo sempre più utilizzato per la facilità con cui viene realizzato e l’efficacia che hanno su chi li guarda. E potrebbe infatti riproporsi in futuro, trasformando il caso di Taipei in un paradigma da replicare negli altri paesi. La tornata elettorale sull’isola contesa “sono il momento in cui abbiamo visto il risultato dell’utilizzo dell’IA”, ha spiegato Burt, con la tecnologica che “ha migliorato significativamente le qualità delle immagini e delle informazioni utilizzate in quelle operazioni”.
Gli Stati Uniti potrebbero diventare quindi una delle prossime prede, o comunque la più grande, come è logico che sia. Dal voto di novembre si deciderà non solo il futuro dell’America ma si capirà anche in che direzione dovrebbe andare il mondo. Il Dipartimento di Stato americano ha più volte posto l’accento sulla possibilità che il rivale strategico possa avere brutte intenzioni e ha già denunciato il finanziamento da milioni di dollari deciso dalle autorità pechinesi per rafforzare la disinformazione online. A spaventare non è solo ciò che la Cina controlla e gestisce, ma anche chi fa i suoi interessi seppur in modo autonomo, più difficili da individuare.
Come scrive Microsoft nel suo documento, quando a novembre un treno è deragliato nel Kentucky, i vari profili collegati alla Cina hanno iniziato a inondare la rete di alcune teorie cospirazioniste per incolpare la Casa Bianca, quando in realtà si trattava di un tragico incidente che ha comportato all’evacuazione degli abitanti della zona – nei vagoni venivano trasportate sostanze chimiche.
Tuttavia, se la Cina ha compiuto passi da gigante negli ultimi tempi, leader indiscussa nelle interferenze rimane la Russia. Il Cremlino e i suoi proxies hanno già iniziato una campagna per screditare il presidente Joe Biden e più in generale i democratici, con l’obiettivo di minare il sostegno all’Ucraina. Sfruttando anche la polarizzazione che divide la società americana, con Donald Trump che continua a gridare alla frode elettorale. Il campo in cui infilarsi e potersi muovere è dunque molto largo per Mosca. E non si ferma agli Stati Uniti: Francia, Germania e Polonia hanno già subito attacchi durante l’ultimo mese, quando ne mancano ancora tre prima che i cittadini europei si rechino alle urne.