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La maggioranza degli italiani vuole il nucleare pulito. E il governo ci pensa. Cos’hanno detto ad iWeek

Il 51% degli italiani voterebbe favorevolmente, in caso di referendum, per la costruzione di centrali nucleari di nuova generazione. Il governo ci sta pensando, spiega il titolare del Mase, Pichetto Fratin mentre Salvini si prende l’impegno di portare il dossier in Cdm. Per Urso la scelta del nucleare riguarda anche la “certezza di approvvigionamenti per il nostro Paese”

“Questa giornata risponde all’esigenza di promuovere un confronto costruttivo tra imprese, università e istituzioni sulle esperienze e le conoscenze dei protagonisti della tecnologia nucleare italiana, in vista di una sua possibile reintroduzione nel nostro Paese, sia come fonte di energia carbon free capace di assicurare gli ambiziosi traguardi del Green deal europeo che come risposta efficace ai fabbisogni energetici dei territori”, così Andrea Vento, amministratore delegato di Vento e associati in apertura di iWeek,  l’evento che si è tenuto oggi all’Università degli Studi di Pavia.

“Questa nuova stagione del nucleare vede la ricerca italiana fortemente impegnata e competitiva, anche a livello internazionale: l’Italia, insieme a Francia e Germania, rappresenta il 60% delle pubblicazioni in ambito Ue sull’energia nucleare”, affermano gli organizzatori introducendo l’intervento del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Il nuovo nucleare è una risorsa per il contrasto ai cambiamenti climatici: il governo lo sta studiando e lo sta valutando. In alcuni Paesi si arriva al 50% e le politiche Ue sono state tutte improntate alla sostituzione direi ideologica degli idrocarburi con l’elettrico, che avvantaggia alcuni Paesi, innanzitutto la Francia, che dipendono molto meno nei prezzi dalle turbolenze geopolitiche”.

Il governo sta valutando, appunto, il “nuovo nucleare” tanto più che una larga fetta di popolazione appoggerebbe una decisione in questo senso. A confermalo è un sondaggio reso noto da Swg durante l’appuntamento organizzato da Vento & Associati e Dune Tech Companies.

Il 51% degli italiani voterebbe a favore della costruzione di centrali nucleari di nuova generazione se oggi fosse indetto un referendum consultivo, dove i soggetti più favorevoli si registrano tra la popolazione di sesso maschile (62%), tra gli under 34 (58%) e tra i residenti del Nord Ovest del Paese. Quasi sei cittadini su dieci, inoltre, sono a favore dell’implementazione delle nuove tecnologie nucleari in Italia. E il 65% considera un rimpianto che l’Italia potrà avere oggi e in futuro l’aver rinunciato negli anni scorsi allo sviluppo delle tecnologie per l’energia nucleare.

Secondo il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada “puntare sul nucleare di nuova generazione significa “investire sul futuro: in Italia si prevede una generazione di valore aggiunto di 45 miliardi di euro, accompagnata da un risparmio di 400 miliardi rispetto a uno scenario basato solamente su fonti rinnovabili e centrali convenzionali”. “In termini occupazionali – chiude – si prevede la creazione di oltre mezzo milione di posti di lavoro a livello nazionale entro il 2050, così come la creazione di 52mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno nel breve termine, esclusivamente legati alla fase di costruzione”. A proposito di imprese, interviene anche la chief operating officer e managing director Italy di Newcleo, Elisabeth Rizzotti. “La raccolta da un miliardo di euro di Newcleo, la startup del nucleare di quarta generazione fondata da Stefano Buono, sta procedendo bene e in linea. È un aumento di capitale che è stato aperto senza una chiusura immediata, perché comunque abbiamo fondi a sufficienza fino al 2026″.

Dello stesso avviso anche il responsabile del dipartimento Energia di Forza Italia, Luca Squeri. “Se vogliamo raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione – così il deputato – è necessario compiere una scelta di prospettiva, su cui l’opinione pubblica, in maggioranza, è già orientata. Spetta alla politica, ora, rendere possibile l’introduzione del nucleare di nuova generazione, partendo da un confronto pubblico sul tema che sia depurato dai tanti, troppi retaggi ideologici che l’hanno ostacolato in questi anni”.

“Sono assolutamente favorevole ad affrontare (la strada del nucleare ndr.) e lo dico da sempre. Poi strada facendo se qualcuna di queste opportunità dimostrerà di essere migliore delle altre si potranno fare delle scelte, ma non dobbiamo chiudere nessuna porta”, così il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Rilancia anche l’assessore lombardo Guido Guidesi. “Abbiamo visto negli ultimi periodi che la competitività del sistema economico lombardo dipenderà tantissimo dai costi primari dell’energia”. E sulla sicurezza delle centrali, l’amministratore rassicura. “Ci sono tutti gli studi in fase di avanzamento – chiude – .  Sono stato a Lione e lì il presidio è di grandissima eccellenza e consente una migliore competitività alle aziende del territorio”.

Tutte tesi in assoluta assonanza con la linea tenuta dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini che, a margine dell’incontro, ha dichiarato ai giornalisti che – fosse per lui – il referendum sul nucleare lo farebbe “domattina”. Parallelamente, il leader del Carroccio si incarica di portare il “dossier nucleare in Cdm perché il 2024 sia l’anno della scelta e della responsabilità”.

Per frenare la svolta verso l’energia nucleare non c’è neanche più l’alibi dello smantellamento dei vecchi impianti. Infatti, come assicura Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin, la società pubblica responsabile del ‘decommissioning’ degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi “Con lo smantellamento dei vecchi impianti siamo al 44-45% e abbiamo la piena gestione dei residui del combustibile: li stiamo processando all’estero, dovranno rientrare con tempi che adesso rinegozieremo con i francesi perché dobbiamo fare in nodo che quando rientrino stiano in posti sicuri, adeguati e a norma con le nuove norme tecniche dell’Isin”.

Quello che serve, invece, è “rifare la filiera, in realtà esiste già una filiera che lavora molto per l’estero, esiste Enel che ha diverse centrali all’estero, esiste Edison con l’azionariato di Edf che ha tra le maggiori centrali nucleari al mondo. Però quello che serve è raccordarle: poi ci siamo noi che abbiamo tutte le competenze all’interno per ripartire, tranne quella della costruzione del reattore ovviamente”.

Le conclusioni sono affidate al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Il nostro Paese, pur avendo rinunciato alla generazione di energia elettrica da fonte nucleare, ha continuato a svolgere un ruolo da protagonista nel campo della formazione e ricerca con imprese, università e istituti di ricerca riconosciuti come eccellenze a livello internazionale – così il ministro – . L’attuale scenario geopolitico è caratterizzato da grande incertezza: la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e la sostenibilità dei costi rappresentano una leva indispensabile ad acquisire indipendenza strategica e mantenere competitivo il nostro sistema produttivo”.

“Nel quadro internazionale ed europeo delle politiche di contrasto al cambiamento climatico – chiude il ministro – il nucleare sta guadagnando sempre più spazio: a partire dalla COP 28 di Dubai dello scorso dicembre, fino ai recenti regolamenti europei sulla tassonomia e il Net Zero Industry Act la strategicità di questa fonte è sempre più riconosciuta e condivisa”.


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