Cinquecento milioni di sterline per aiutare l’Ucraina. Si tratta del più grande intervento della storia recente britannica in materia di difesa. “Il Regno Unito farà sempre la sua parte in prima linea nella sicurezza europea”, ha affermato il premier Sunak
Dopo gli Stati Uniti, con il via libera del Congresso e la firma del presidente Joe Biden, anche il Regno Unito, con l’annuncio del primo ministro Rishi Sunak, accelera sul sostegno all’Ucraina. Da Varsavia il premier londinese ha messo sul piatto 500 milioni di sterline in aiuti militari al Paese aggredito dalla Russia di Vladimir Putin. Si tratta del più grande intervento della storia recente britannica in materia di difesa. Così il Regno Unito si candida ad accrescere il proprio ruolo europeo dinanzi all’emergenza bellica e dinanzi agli alleati della Nato, poco prima di importanti tornate elettorali nell’Unione europea, negli Stati Uniti e nello stesso Regno Unito.
Qui Londra
“Difendere l’Ucraina dalle brutali ambizioni della Russia è vitale per la nostra sicurezza e per tutta l’Europa. Se a Putin verrà permesso di vincere questa guerra di aggressione, non si fermerà al confine polacco”. Con queste parole Sunak ha inaugurato una serie di incontri internazionali di alto livello, tra Varsavia e Berlino. L’obiettivo non solo è quello di supportare l’iniziativa americana, ma anche di dimostrare che l’Europa non perde altro tempo dinanzi a un’emergenza assoluta come quella in atto a Kyiv. “Il Regno Unito farà sempre la sua parte in prima linea nella sicurezza europea, difendendo il nostro interesse nazionale e sostenendo i nostri alleati della Nato”, ha aggiunto.
A seguito di questa iniziativa, complessivamente l’assistenza militare inglese per quest’anno salirà a 3 miliardi di sterline e segna ufficialmente il più grande pacchetto di attrezzature mai inviate. Nello specifico si tratta di 60 imbarcazioni, 400 veicoli, tra cui 160 veicoli Husky per la mobilità protetta, 162 blindati, 78 fuoristrada, 1.600 mezzi aerei e quattro milioni di munizioni per armi leggere. Tra di essi dovrebbero esserci anche i missili a lungo raggio Storm Shadow, che hanno una gittata di circa 240 chilometri e si sono dimostrati efficaci nel colpire obiettivi russi.
Diesa e Nato
Ma non è tutto, perché al contempo Sunak, dopo aver annunciato direttamente al presidente ucraino Volodymyr Zelensky la sua decisione, ha assicurato che aumenterà la spesa per la difesa al 2,5% del Pil annuo entro il 2030. La sua tesi è che, alla luce dei dossier attualmente sul tavolo di Londra e Bruxelles, l’industria britannica degli armamenti dovrà essere sul “piede di guerra”, nella consapevolezza che il mondo si trova al massimo delle sue difficoltà dai tempi della Guerra Fredda.
Una delle lezioni fondamentali della guerra in Ucraina è, secondo Sunak, che i Paesi hanno bisogno di scorte maggiori di munizioni e della capacità di ricostituirle più rapidamente. “Mentre i nostri avversari si allineano, dobbiamo fare di più per difendere il nostro Paese, i nostri interessi e i nostri valori”. Il Regno Unito dunque spenderà ulteriori 75 miliardi di sterline (93 miliardi di dollari) in sei anni per aumentare la produzione di munizioni e droni, diventando il secondo più grande investitore nella difesa all’interno della Nato.
Proprio da Washington è arrivata una precisazione in merito agli aiuti e al modus operandi. Biden ha precisato che se Putin attaccherà un alleato Nato come sta attaccando l’Ucraina, “non avremmo altra scelta che andare in loro aiuto, come hanno fatto con noi l’11 settembre”. In questo caso Potus ha richiamato l’articolo 5 Nato sulla difesa collettiva, finora invocato solo dopo gli attacchi del 2001 a New York e Washington da parte di Al Qaeda, aggiungendo che l’invio di armi è imminente. “Mi assicurerò che gli invii inizino subito, nelle prossime ore cominceremo ad inviare munizioni per la difesa aerea, per artiglieria, sistemi missilistici e veicoli blindati. Questo pacchetto è un investimento non solo per la sicurezza dell’Ucraina, ma anche dell’Europa e anche della nostra sicurezza”.
Scenari
La mossa di Sunak porta in grembo una serie di considerazioni geopolitiche e politiche. Non sfugge che, a seguito della decisione del Congresso americano, non era ipotizzabile un silenzio da parte di Londra. In più spicca la volontà di Sunak di stimolare e accelerare la postura anche di altri Paesi in orbita Nato, al fine di programmare maggiori spese nel breve-medio periodo e, quindi, pareggiare l’idea espressa dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di attivare concretamente una industria continentale di difesa. A questo quadro va sommato anche un elemento di politica interna, dal momento che il prossimo dicembre scadrà l’attuale Parlamento, con i Tories costretti a inseguire i laburisti guidati da Keir Starmer.