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La nuova Ue non sarà un museo. Il patto per lo sviluppo tra Roma, Berlino e Parigi

La terza riunione trilaterale Francia-Italia-Germania sul rilancio della politica industriale è occasione per impedire che l’Ue diventi “un museo all’aria aperta”. Le parole del ministro italiano confermano l’impostazione di un lavoro unitario tra Roma, Berlino e Parigi

“Noi non vogliamo che l’Europa da continente dello sviluppo della tecnologia, diventi un museo all’aria aperta. Per evitare questo destino e la consapevolezza della forza dei popoli e delle nazioni europee, noi dobbiamo lavorare insieme”. Questa la traccia indicata dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, al termine della terza riunione trilaterale sulla politica industriale europea con Francia e Germania. Un’occasione utile per tre Paesi così importanti per ragionare sulla politica industriale dei prossimi 5 anni, al fine di lavorare insieme “per capire come possiamo indirizzare la nuova Commissione europea che i cittadini sceglieranno”.

Trilaterale

Riaffermare la leadership dell’Ue su tecnologia, competitività e sostenibilità nella consapevolezza che la governance europea deve confrontarsi sia con la competizione degli Stati Uniti che stanno realizzando la loro politica protezionista, sia con la propensione cinese all’egemonia produttiva nei mercati globali.

Al trilaterale hanno partecipato Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e digitale, Robert Habeck, ministro tedesco dell’Economia e dell’Azione per il clima, e Urso con al centro del dibattito le prospettive di sviluppo delle tecnologie verdi e digitali alla luce dell’agenda strategica del Consiglio europeo per il periodo 2024-2029.

“Noi non vorremmo che l’Europa, da continente dello sviluppo e della tecnologia, diventasse un museo all’aria aperta”, ha precisato Urso conscio che “prima la pandemia e poi la guerra della Russia contro l’Ucraina ci hanno fatto capire che il mare è in tempesta e che occorre necessariamente cambiare rotta, mantenendo ben saldo qual è il porto d’approdo che resta lo stesso: fare dell’Europa il continente più avanzato sul piano della sostenibilità ambientale, sociale e produttiva, sul piano delle libertà e dei diritti civili, politici ed economici”.

Per questa ragione propone di difendere l’Europa dalla minaccia russa e in questo modo garantire l’autonomia strategica su energia e materie prime: “Per farlo è necessario passare da un’economia dei consumatori a un’economia dei produttori per garantire standard sociali e ambientali nel nostro continente”.

Proposta francese

Sullo sfondo la proposta francese di creare una Comunità europea dell’IA, dal momento che come osservato da Le Maire l’Europa “deve mostrare che è determinata a difendere le sue imprese, le sue fabbriche, il suo savoir-faire, le sue capacità di produzione”: il modello da seguire potrebbe essere quello della Ceca, per rilanciare la produttività e rivedere le regole sugli appalti pubblici “affermando la decorazione europea”. Le Maire parte dal presupposto che quando c’è un appalto pubblico, il 50% andrebbe riservato alla produzione europea, così come accade ad esempio sia in Cina che negli Usa. “Se non rivediamo le regole sugli appalti pubblici temo che avremo grandi difficoltà a difendere la nostra industria”.

Ma come riformarla? Punto di partenza si ritrova in una strategia che mescoli un sostegno ad hoc alle industrie strategiche, senza mortificare la concorrenza nel mercato unico e riducendo gli oneri burocratici, con un’accelerazione verso lo status europeo di potenza industriale. Un passaggio su cui i tre ministri hanno concordato nel proseguire l’impostazione del Green Deal al fine di costruire un’agenda di crescita quinquennale.

Obiettivi e direttrici

Al primo posto l’abolizione di quegli oneri che impediscono l’innovazione delle imprese europee. In secondo luogo la semplificazione delle procedure, in particolare con riferimento ai programmi tarati sulle Pmi. Inoltre l’incentivazione degli investimenti privati accanto a quelli pubblici al fine di realizzare l’Unione dei mercati dei capitali, sostenendo le imprese nel loro processo di transizione.

Ma il cambiamento climatico si mescola anche alle nuove sfide geopolitiche, come la guerra in Ucraina, la crisi energetica post invasione dell’Ucraina e l’Intelligenza Artificiale.

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