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Le sanzioni contro la Russia funzionano, ma non bastano. Ecco perché

​L’economista Stephen Blank, del Foreign policy research institute,​ spiega perché la controffensiva dell’Occidente sul piano energetico e commerciale sta mettendo alle corde Mosca, come dimostra il progressivo blocco dei pagamenti da parte dei Paesi amici. Eppure, per sferrare il colpo finale, servirebbe uno sforzo globale per sostenere l’Ucraina

Chi dice che le sanzioni contro la Russia non funzionano? Magari non avranno mandato Mosca a gambe all’aria, però qualche sberla è arrivata. Di questo è convinto Stephen Blank, senior fellow presso il Foreign policy research institute, che in un report spiega perché l’economia russa è ammaccata e non certo tonica come una volta.

“Sebbene il Cremlino abbia investito risorse nella costruzione di un’economia di guerra e apparentemente abbia aumentato la produzione economica nel 2023, resta il fatto che le misure rivolte contro di esso stanno effettivamente funzionando e hanno funzionato da quando il Paese è diventato il paese più sanzionato al mondo nel 2022”, scrive Blank. Per il quale “è vero che bloccare un grande Paese dotato di estese risorse naturali è un lavoro in corso e che richiede del tempo. Ora abbiamo la prova esattamente di questo. Tanto che i principali clienti petroliferi della Russia, India, Cina, Turchia ed Emirati Arabi Uniti, hanno recentemente aumentato il rispetto delle sanzioni da parte delle loro banche sui pagamenti alla Russia per le spedizioni di energia, la linfa vitale dell’economia di guerra russa, privandola così di entrate significative”.

Il report sposa dunque quanto scritto da Formiche.net nei giorni scorsi, ovvero il progressivo ostruzionismo nei pagamenti da parte dei Paesi cosiddetti amici della Russia. “Ciò è avvenuto in gran parte perché questi Paesi si sono resi conto che le minacce americane ed europee di sanzioni secondarie contro i fornitori dei russi sono serie. È vero, questo accade già da un po’: le banche cinesi hanno costantemente evitato di concedere prestiti e processare pagamenti verso la Russia proprio per questo motivo”.

Domanda: perché in molti affermano che le sanzioni hanno fallito? “Ci sono due ragioni fondamentali per questa affermazione, al di là delle simpatie dichiarate verso la Russia o della disponibilità ad accettare la disinformazione come verità. Si tratta dell’incapacità di comprendere ciò che le sanzioni possono e non possono fare e, in secondo luogo, dell’incapacità generale dell’Occidente di articolare una strategia vincente per le sue politiche nei confronti dell’Ucraina”, scrive Blank.

“I problemi della Russia erano chiari fin dall’inizio e stanno diventando sempre più acuti. L’economia è fortemente dipendente dalle esportazioni di energia, che sono estremamente vulnerabili agli attacchi economici e alle sanzioni e la sua produzione nel settore della difesa è chiaramente in difficoltà. Inoltre, l’ampio piano di salvataggio della Cina e il sostegno allo sforzo bellico russo da parte di Pechino stanno ora portando gli Stati Uniti a minacciare ulteriori azioni significative”.

Eppure tutto questo non basta. “Affinché le sanzioni funzionino come previsto, devono essere imposte non solo come strumento progettato per paralizzare i nervi bellici della Russia e per dissuadere altri dall’aiutarla, ma anche come elemento di una strategia globale vincente. Le sanzioni non possono sostituire la strategia, come è avvenuto finora, perché da sole non sono sufficienti. Solo quando le misure saranno integrate in una strategia multidimensionale che includa la fornitura tempestiva e regolare di armi e sostegno economico e politico all’Ucraina, insieme a una risoluta controffensiva contro le attività di informazione e sovversione della Russia in tutto l’Occidente, le sanzioni raggiungeranno lo scopo dichiarato”.


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