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Senza sicurezza non c’è sviluppo. Nones legge la lezione di Panetta

Lo sviluppo richiede pace, la pace richiede sicurezza, e la sicurezza richiede capacità di difesa. Michele Nones, vicepresidente dello Iai, legge le parole del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che ha riconosciuto come le esigenze di sicurezza dell’Unione europea siano fondamentali relativamente agli obiettivi di sviluppo del Vecchio continente

È molto significativo, a mio avviso, che il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, abbia riconosciuto che le esigenze di sicurezza dell’Unione europea devono essere considerate altrettanto importanti degli altri obiettivi da lui elencati: “riequilibrando il suo modello di sviluppo, garantendo la sua autonomia strategica, adeguando la sua capacità di provvedere alla propria sicurezza esterna”.

La premessa è che questo riconoscimento è importante dal momento che la fonte è particolarmente autorevole, e riporta l’attenzione su quel principio che gli esperti vanno affermando da molto tempo, ma che finora non ha goduto di questo tipo di autorevole riconferma, cioè che lo sviluppo richiede pace, che la pace richiede sicurezza, e che la sicurezza richiede capacità di difesa, se non altro ai fini della deterrenza. Quindi il collegamento fra sviluppo e capacità di tutelare il proprio territorio, la popolazione, il sistema sociale, è un legame indissolubile.

La seconda riflessione è quella che riguarda il tipo di risposta che dobbiamo dare a questo momento di confusione e preoccupazione, che deve necessariamente essere una risposta europea. Non solo dal momento che, ovviamente, è stata la forza dell’Europa che ci ha consentito di arrivare ai risultati di oggi, ma anche perché non ci sono alternative. Il rischio di risposte alternative a quelle europee è di introdurre nell’Unione dei fattori che finirebbero per essere elementi divisivi, invece che esclusivi. Ne è un esempio quello di contare esclusivamente su finanziamenti nazionali per garantire esigenze di difesa comune. Se fino ad oggi non siamo riusciti ad integrare una vera Europa della difesa, che è invece ancora data dalla somma delle diverse difese nazionali, è chiaro che un rafforzamento nelle attuali condizioni rischierebbe di allontanare i Paesi dell’Ue tra loro invece che avvicinarli.

Il terzo aspetto, allora, è quello indicato proprio dal governatore Panetta, di rafforzare l’economia europea. Una esigenza che nel campo della difesa è duplice: da un lato, infatti, dobbiamo rafforzare il mercato unico che, per quanto riguarda la dimensione militare, è ancora lontanissimo dall’essere realizzato. Tra tutti i diversi mercati integrati, credo si possa affermare con assoluta certezza che quello della difesa è all’ultimo posto per quanto riguarda i passi avanti sul piano dell’integrazione. Dall’altra parte, senza questa integrazione, non solo non ci può essere uno sviluppo interno, ma soprattutto rischiamo di mettere a repentaglio lo sviluppo complessivo dell’economia. Rafforzare l’Europa, dunque, significa rafforzare la sua capacità competitiva attraverso la costruzione di un mercato più integrato, e significa anche garantire che attraverso questo irrobustimento si possano difendere le conquiste che abbiamo realizzato negli altri settori.

Queste riflessioni, però, portano a una conseguenza che in realtà il governatore di Bankitalia non ha fatto, me che viene di conseguenza, cioè che il ricorso a forme di finanziamento a debito, come possono essere gli eurobond, altre forme di investimenti da parte della Bei, o qualunque altra forma di finanziamento europeo, non possono che essere destinate a programmi e iniziative che hanno una diretta connessione con le capacità di difesa europee, non nazionali. Anche al netto del fatto che, finora, queste capacità europee dovranno essere gestite dalle Forze armate nazionali, dal momento che non ci sono per ora altre possibilità. Ma un conto è gestire capacità europee attraverso i dispositivi operativi nazionali, che dovranno comunque essere coordinati e gestiti in modo integrato, un altro è pensare di rafforzare attraverso gli eurobond delle capacità nazionali che potrebbero non avere un diretto riferimento con le esigenze europee.

Come soluzione iniziale, allora, bisognerebbe finanziare iniziative di tutti i tipi fortemente legate al raggiungimento di obiettivi europei. Per fare degli esempi, è chiaro che un sistema di difesa aerea antimissile, per sua stessa natura, non potrà che essere europeo, dal momento che è impensabile pensare a sistemi frammentati nazionali per ciascun Paese, non solo dal punto di vista economico, ma ancor più da quello operativo: un missile diretto in Italia dovrebbe comunque attraversare altri quattro o cinque Paesi Ue, e va intercettato ben prima che raggiunga i confini esterni dell’Unione. Stessa cosa può essere detta per la tutela dei confini marittimi europei, nel Mediterraneo così come nell’Atlantico e nel mar del Nord, chiaramente diretta a tutto il territorio dell’Unione, e non solo degli Stati che in quel momento possono essere minacciati. Discorso analogo per la protezione dei sistemi satellitari attraverso i quali passano le comunicazioni civili e militari, al di là del fatto che il sistema si di questa o quella nazione, o le infrastrutture critiche come i condotti energetici e per i dati sottomarini, i cui elementi trasportati, siano essi gas, petrolio o dati, sono poi ramificati in tutti i Paesi dell’Ue. Sono solo alcuni esempi di settori nei quali si potrebbe pensare a un finanziamento alimentato dall’Unione europea, dal momento che vanno a beneficio dell’intera Ue, e non di un singolo Paese.

La conseguenza delle riflessioni, approfondite e condivisibile, del governatore della Banca d’Italia è quella di doverci spingere a cercare di concretizzare la possibilità di ricorrere a finanziamenti europei prima di tutti per i programmi che hanno una natura europea, a cominciare dalla costruzione di un’Europa della difesa.

Vorrei, infine, sottolineare la frase con la quale il governatore Panetta ha concluso il suo intervento, che andrebbe scolpita in tutte le aule parlamentari e delle istituzioni europee: “Il problema non è tra l’indipendenza e l’unione; è tra l’esistere uniti e lo scomparire”. Panetta citava Luigi Einaudi, e mi pare che in questa frase si riassuma il difficile momento che sta vivendo l’Europa e anche il mondo.



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