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Rischio influenza cinese a Gdynia, cosa significa per la Polonia e la Nato

Il controllo di una società basata a Hong Kong su parte delle infrastrutture portuali ha destato l’allarme a Varsavia, che adesso vuole designarle come infrastruttura critica. Per scongiurare così ulteriori ingerenze indesiderate

Le autorità di Varsavia guardano con attenzione alla situazione del porto polacco di Gdynia, causa di preoccupazioni concernenti la sicurezza nazionale. Tali preoccupazioni sono dovute al fatto che una parte importante della struttura portuale, e in particolare il Gdynia Container Terminal (Gct): una struttura per la movimentazione di container e carichi pesanti che occupa circa venti ettari e quasi seicento metri di lungomare nel porto del Mar Baltico, posta sotto la gestione della Hutchison Port Holdings, una filiale della CK Hutchison Holdings, società con sede a Hong Kong.

Questa porzione del porto si trova proprio di fronte a una base delle forze speciali polacche, nonché a un cantiere navale della Marina, dove vengono costruite fregate missilistiche polacche. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti utilizza temporaneamente un molo vicino per scaricare attrezzature militari della Nato e degli Stati Uniti destinate all’Europa nord-orientale, nonché attrezzature destinate all’Ucraina.

“Tutto ciò che ha a che fare con la sicurezza della Polonia viene analizzato in modo permanente. Questo include ovviamente la questione della fornitura di armi all’Ucraina e stiamo facendo il possibile per massimizzare la sicurezza del processo”, ha dichiarato a Politico Cezary Tomczyk, il vice ministro della Difesa del governo guidato da Donald Tusk, al momento sotto forti pressioni per designare il Gct come infrastruttura critica. Non solo per la vicinanza di esso alla sezione militare del porto, ma anche alla capacità dell’azienda di interferire con le infrastrutture portuali.

Lo scorso agosto la società responsabile del GCT si è rifiutata di acconsentire allo scarico di attrezzature per l’esercito americano da una nave ormeggiata nel molo “militare”, che però aveva la prua sporgente di circa cinquanta metri nel molo controllato dalla Hutchinson. Le autorità portuali di Gdynia hanno cercato di intervenire per trovare una soluzione, ma alla fine il trasbordo delle attrezzature militari non è andato a buon fine.

Il mese scorso il Comitato per le forze speciali del parlamento polacco presieduto da Marek Biernacki discusso la protezione delle infrastrutture critiche nelle aree marittime polacche, concentrandosi tra le altre cose sul porto di Gdynia. “Il comitato ha preparato un parere per il primo ministro che indica la mancanza di un ambiente legale per i grandi investimenti che dovrebbero essere protetti come parte delle infrastrutture critiche”, ha dichiarato Biernacki ai media polacchi, “Chiederemo al direttore del centro di sicurezza governativo che il cosiddetto molo cinese, che fa parte del porto di Gdynia ed è affittato a una società con capitale cinese, venga formalmente riconosciuto come infrastruttura critica”.

Le preoccupazioni di Varsavia si collocano all’interno una più ampia preoccupazione mostrata dall’Unione Europea verso l’impatto degli investimenti cinesi nelle infrastrutture portuali. A gennaio, il Parlamento europeo ha adottato un rapporto che evidenzia i pericoli derivanti dall’apertura dei porti strategici agli investimenti stranieri. “Dobbiamo etichettare i nostri porti, soprattutto quelli elencati nei piani Ten-T, come infrastrutture critiche, in modo da essere meglio attrezzati per vagliare gli investimenti e scongiurare l’influenza indebita di attori stranieri”, ha dichiarato Tom Berendsen, membro olandese del Parlamento europeo e curatore del rapporto. “Abbiamo anche un estremo bisogno di una legislazione per riprendere il controllo delle infrastrutture portuali in situazioni critiche”.

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