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Non solo Ucraina, Israele e Taiwan. Cosa prevede il disegno di legge Usa sul bando di TikTok

Il pacchetto di aiuti tanto tribolato contiene una misura che mette spalle al muro ByteDance: o vende a una società americana oppure la sua piattaforma verrà spenta definitivamente. In Cina studiano le contromosse e una decisione sembra presa: licenziato il consigliere statunitense che ha trattato con Washington

Per convincere Donald Trump a dare il suo assenso al disegno di legge sugli aiuti esterni, lo speaker della Camera Mike Johnson ha inserito una misura che interessa per lo più l’America e gli americani. Nel pacchetto che fornirà aiuti a Ucraina, Israele, palestinesi e Taiwan, è previsto anche l’ultimatum a ByteDance: o venderà a una società statunitense oppure TikTok verrà spenta per sempre per questioni di sicurezza nazionale. Il che significa che oltre 150 milioni di americani – per lo più giovani – non potranno più utilizzarla, con potenziali ripercussioni nell’urna a novembre da parte della Generazione Z. Il primo a mettere in guardia l’azienda cinese era stato proprio il tycoon, che tuttavia l’aveva ridotta a mera propaganda senza mai arrivare al dunque. La questione è stata comunque portata avanti dal suo successore, Joe Biden, che ha tessuto a lungo una trattativa per arrivare a un accordo. Non è arrivata alcuna stretta di mano e il Congresso ha deciso di fare da sé.

Il voto della scorsa settimana non è un evento straordinario. Già il mese scorso la Camera aveva votato una misura molto simile, apportando giusto qualche modifica. Come il tempo di transizione: se prima il periodo di tempo concesso a ByteDance per trovare un acquirente a stelle e strisce erano sei mesi, ora sono diventati nove con la possibilità (in capo a Biden) di prolungarlo di ulteriori novanta giorni se le trattative di vendita sono a buon punto. Ad ogni modo, la più grande variazione sta nel fatto che, per le reticenze dei trumpiani, il bando di TikTok è stato inserito in un disegno di legge molto più largo, che rende più difficile la sua bocciatura – ma non impossibile.

Per TikTok quindi sembra essere una questione di poco tempo, forse addirittura due settimane, prima di trovarsi di fronte a una decisione complessa: vendere o presentare ricorso.

Per quanto riguarda la prima opzione, la prima domanda da porsi è: a chi? Appare banale, ma non lo è. Il governo cinese vede in TikTok un’arma di soft power con cui diffondere la propria influenza all’estero, insinuandosi nelle società occidentali e non solo. Quindi Pechino potrebbe opporsi o dare il suo assenso privando però la piattaforma del suo algoritmo. E dunque svuotandola delle sue caratteristiche, comportando un ulteriore interrogativo: chi userà TikTok se non sarà più TikTok?

Più facile dunque che si passi attraverso un tribunale, dove le chances di vittoria non sono poi così remote. È vero, un giudice potrebbe imporre un blocco momentaneo ma lungo, nell’attesa che arrivi una sentenza definitiva, così come è possibile che in assenza di un’ingiunzione temporanea il social dovrà adeguarsi alla legge. Ma dall’altra parte c’è spazio di manovra. “I precedenti di lunga data della Corte Suprema proteggono il diritto degli americani di accedere a informazioni, idee e media all’estero”, ha spiegato la direttrice del Knight First Amendment Institute della Columbia University, Nadine Farid Johnson, ripreso dalla Cnn. Per la professoressa, “vietando TikTok il disegno di legge violerebbe questo diritto, senza alcun vantaggio reale. La Cina e altri avversari potrebbero ancora acquistare i dati sensibili degli americani da broker sul mercato aperto”.

Proprio basandosi sul diritto di espressione, Elon Musk si era espresso a difesa di TikTok – un rivale sulla carta – poco prima del voto della Camera. “Secondo me non dovrebbe essere bandito negli Stati Uniti, anche se un simile divieto potrebbe avvantaggiare la piattaforma X”, di cui è proprietario. “Questo andrebbe contro la libertà di parola e di espressione. Non è ciò che l’America rappresenta!”.

La questione tiene banco anche in Cina, come altrimenti non potrebbe essere. Nonostante il diretto interessato neghi, la società starebbe valutando se licenziare Erich Andersen, il consigliere americano scelto da ByteDance per trattare con il governo americano. Vista la situazione a cui si è arrivati, la sua missione può dirsi fallita.

La questione potrebbe non essere finita qui, allargandosi anche all’Europa. La Commissione europea ha infatti minacciato TikTok di sospendere alcune funzioni della sua versione Lite, promossa in Francia e Spagna affinché gli utenti trascorressero più tempo sul social tramite un sistema a premi. Tuttavia, per i “rischi di gravi danni alla salute mentale degli utenti”, compresi i minori, questo modus operandi creerebbe dipendenza e andrebbe contro le regole del Digital Services Act (Dsa). E quindi sfociando nell’illegalità.

 

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