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Ue e Nato, le priorità in politica estera dell’Albania

Visita nel Paese delle aquile di una delegazione di parlamentari dell’Assemblea parlamentare della Nato. Calovini (FdI): “L’Albania guarda all’Europa con forte interesse ed è chiaro che la sua collocazione è nell’Ue”

Quali le priorità della politica estera e di sicurezza dell’Albania, anche in un’ottica di stabilità dei Balcani occidentali? E quale l’impatto sui Balcani occidentali e sull’Albania della guerra russa contro l’Ucraina? Sono le due macro questioni al centro di una visita nel Paese delle aquile di una delegazione di parlamentari dell’Assemblea parlamentare della Nato. Il viaggio nasce dalla delegazione albanese su iniziativa dell’assemblea parlamentare che ha voluto accendere un focus sul Paese, sia sotto l’aspetto militare ma anche politico (con forte volontà di adesione all’Ue). Per l’Italia presenti i parlamentari Giangiacomo Calovini (FdI), Alberto Losacco (Pd) e Matteo Richetti (Azione).

Qui Tirana

La delegazione prima è stata ricevuta nel Parlamento albanese dalla speaker della Camera Lindita Nikolla e da Mimi Kodheli, membro della delegazione albanese nell’assemblea parlamentare della Nato. L’occasione è stata utile per fare il punto su come i Balcani occidentali, e quindi l’Albania, hanno subito le conseguenze (geopolitiche, finanziarie e globali) della guerra in Ucraina. Interessanti le riflessioni di Megi Fino, viceministra degli esteri, di Niko Peleshi, ministro della difesa e di Albert Rakipi, direttore dell’Istituto albanese di studi internazionali.

In secondo luogo la delegazione ha potuto soffermarsi anche sull’esperienza albanese nella repressione agli estremismi tramite le relazioni di Lejdi Dervishi, direttrice del centro di coordinamento contro le violenze estreme (CVE Center), mentre in seguito si è passati al macro tema della cooperazione nei Balcani occidentali, dossier che tocca anche le relazioni con l’Ue e l’Italia, alla presenza di Majlinda Bregu, segretaria generale del consiglio regionale di cooperazione, e del generale Manushaqe Shehu, capo di stato maggiore albanese.

La seconda giornata è stata caratterizzata per l’incontro della delegazione con il primo ministro Edi Rama e per la visita presso l’Inter-Institutional Maritime Operations Centre (IMOC). Infine una visita presso la base militare Nato di Kucova.

Voglia d’Italia in Albania

“L’Albania guarda all’Europa con forte interesse ed è chiaro che la sua collocazione è li”, dice a Formiche.net Giangiacomo Calovini, membro della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare della Nato raggiunto telefonicamente a Tirana, secondo cui “dopo anni di dittatura comunista, anni di disordini civili adesso con un governo stabile e un leader riconosciuto vogliono approcciarsi a noi ancora di più”. L’Italia, aggiunge, per loro vuol dire moltissimo. “L’accordo sui migranti, che in Albania non è visto assolutamente in modo negativo, è frutto degli ottimi rapporti tra Giorgia Meloni e Edi Rama che hanno l’ambizione di provare a risolvere un problema grave come l’ immigrazione che negli anni scorsi non è mai stato affrontato a Bruxelles. Inoltre la loro capacità di difesa è molto limitata perché per anni non hanno praticamente avuto alcuna forza in grado di difendere il Paese. Ora a piccoli passi hanno l’ambizione, assolutamente condividendo ogni cosa con gli alleati, di dotarsi di una difesa visto anche il momento di estrema difficoltà che vive il Mediterraneo e le aree ad esso connesse”.

Roma-Tirana

I due Paesi come è noto hanno siglato un accordo per la gestione dei flussi migratori: un accordo che permette all’Italia di proseguire la sua interlocuzione con quei Paesi che possono sostenerla nel non essere meta di arrivi incontrollati e all’Albania di compiere un altro passo in avanti verso le istituzioni europee, come capofila di quei Balcani occidentali che anelano all’ingresso in Ue.

“Questo protocollo di intesa è frutto di una lunga discussione per fare le cose bene, non è una scappatoia, lo facciamo perché ci crediamo”, spiegò alla firma Edi Rama, che attende da tempo un cenno da Bruxelles circa l’integrazione. Per questa ragione la genesi dell’accordo è da ritrovare nella storica, profonda amicizia e cooperazione tra le due sponde dell’Adriatico, “nonostante l’Albania non sia ancora formalmente parte dell’Ue, si comporta già come uno Stato Membro”. Su questo fronte Roma si è impegnata notevolmente per favorire l’ingresso dell’Albania tra gli stati membri.

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