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Chi decide quale sia la Via Italiana all’intelligenza artificiale? Il commento di Monti

Il tema dell’intelligenza artificiale non può seguire una via prettamente giuridico-ingegneristica. Probabilmente ha bisogno anche di qualcuno che sia portatore di esigenze umane e umanistiche. Il commento di Stefano Monti

 

La via italiana all’intelligenza artificiale è sicuramente un tema che riguarda tanto il nostro futuro, quanto il nostro presente. Ci sono molti modi per capire che cosa questa via italiana significhi. Alla base di ogni processo, però, ci sono sempre le persone. Con le competenze, le ambizioni, e gli interessi che è naturale che tali persone rappresentino. Per questo motivo è importante capire, prima di ogni altra cosa, chi sia realmente coinvolto nella definizione di questa nuova “via”, e chi invece al momento ne resti escluso. Per quanto gli elenchi di persone annoino chiunque, la rilevanza delle scelte che queste persone sono chiamate a prendere per il nostro futuro è tale che, forse, dare uno sguardo da vicino può aiutare a capire quali siano le visioni del nostro Paese sull’IA, e soprattutto, a chi il nostro Paese si stia rivolgendo per avere un supporto.

Il tutto inizia così: “L’intelligenza artificiale è la più grande rivoluzione di questo tempo, ed è anche la principale sfida che abbiamo davanti, dal punto di vista antropologico, dal punto di vista economico, dal punto di vista produttivo e sociale”. È con queste parole, infatti, che Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha dato inizio al proprio videomessaggio introduttivo all’evento “L’intelligenza artificiale per l’Italia”, organizzato dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e AgID – Agenzia per l’Italia digitale.

Agli occhi del presidente del Consiglio, uno degli aspetti più importanti dell’intelligenza artificiale è che questo modello tecnologico sovverte un paradigma di sviluppo cui eravamo da tempo abituati:  se nel passato, il mondo era governato da un progresso che tendeva a sostituire il lavoro “fisico” dell’uomo, ponendo pertanto l’uomo al centro di tale processo, oggi questa tecnologia incrina questo paradigma, rischiando di sostituire l’uomo in ciò che l’uomo si è sempre percepito come insostituibile: l’intelligenza. La via che subito propone Meloni è quella della regolamentazione. Lo fa evocando regole etiche che mettano al centro la persona, e annunciando il lavoro del Comitato di esperti con i quali è stata messa a punto una prima iniziale strategia, che preveda da un lato l’identificazione di una serie di principi di regolamentazione, e dall’altro l’identificazione di un organismo in grado di svolgere un’azione di authority, il tutto, per definire una “via italiana all’intelligenza artificiale”.

Dal messaggio del presidente del Consiglio, si può dedurre di certo una preoccupazione, molto probabilmente reale, sugli impatti che l’intelligenza artificiale può avere sul nostro sistema sociale ed economico nel lungo periodo. Si può ancor di più dedurre che, a fronte di tale preoccupazione, la prima risposta, coerente con quelle che sono le visioni politiche di cui il nostro Presidente del Consiglio è portatrice, è quella di definire un perimetro regolamentale. Tale perimetro, ancora si può dedurre, è stato definito consultandosi con degli esperti, che possano, sulla base della propria competenza, sviluppare una valutazione di quali siano i principali rischi che uno sviluppo incontrollato dell’intelligenza artificiale possa avere.

Al di là delle parole del presidente del Consiglio, si può cercare di comprendere meglio quali possano essere gli sviluppi di questo lavoro scorrendo le persone che sono state coinvolte. Dapprima il Comitato di coordinamento. Coordinatore: Gianluigi Greco, professore di informatica all’Università della Calabria e Presidente di AIxIA – l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale. Il Comitato è poi composto da Viviana Acquaviva (astrofisica e docente); Paolo Benanti (consigliere di Papa Francesco e docente); Guido Boella (vice-Rettore vicario), Marco Camisani Calzolari (divulgatore scientifico); Virginio Cantoni (Professore emerito); Maria Chiara Carrozza (presidente del CNR), Rita Cucchiara (docente universitario); Agostino la Bella (professore ordinario); Silvestro Micera (docente universitario);  Giuliano Noci (docente universitario); Edoardo Carlo Raffiotta (docente universitario); Ranieri Razzante (docente universitario), Antonio Teti (docente universitario).

Le discipline incluse, in questo comitato includono: astrofisica, teologia, informatica giuridica, comunicazione, ingegneria dell’informazione, fisica, ingegneria elettrica e informatica, ingegneria economico-gestionale, neurotecnologia, strategia e marketing, diritto costituzionale, tecniche di gestione dei rischi di riciclaggio e cybersecurity, IT governance e Big data. Stiamo parlando, dunque, di una visione prevalentemente accademica, e a eccezione degli aspetti teologali e giuridici, di una visione prettamente scientifica e ingegneristica.

Riepilogando: una delle massime cariche politiche del nostro Paese, di fronte allo Sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, mostra una concreta e reale preoccupazione, che si traduce nella volontà di definire una serie di misure atte a delimitare i potenziali sviluppi di questa tecnologia, avvalendosi di un comitato composto da universitari prevalentemente composti da persone che hanno una competenza diretta sul tema.

Un altro approfondimento possibile può essere rappresentato dalla composizione degli invitati al panel dell’evento cui il videomessaggio del presidente del Consiglio era rivolto. Il programma è pubblico, così come pubbliche e disponibili su YouTube sono le 8 ore del convegno.

Presenti erano Mario Nobile (direttore generale AgID), Thierry Breton (commissario per il Mercato interno della Commissione Europea), Lucilla Sioli (direttore per l’intelligenza artificiale e l’industria digitale, DG Connect della Commissione Europea), Jack Markell (ambasciatore degli Stati Uniti in Italia); Alessio Butti (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale).

Erano poi presenti i referenti di diverse società attive nei settori dell’intelligenza artificiale o in quei settori che potrebbero essere coinvolti dallo sviluppo della stessa. Tra quelle attive nel settore dell’intelligenza artificiale: Almawave, Engineering, Lutech (grandi imprese digitali attive anche nel settore dell’IA), Cabolo (IA applicata a contenuti audio-video), Getswitch (IA applicata alla gestione delle flotte), HandySigns (il Google Translate per la lingua dei segni). Gli altri settori erano invece rappresentati da Sogei, sistema informativo della fiscalità, Lokky, assicurazione business, Goviceversa, piattaforma per la crescita di business online. Erano presenti inoltre Euforlegal, consulenza giuridica, iGenius, analisi dati aziendali in linguaggio naturale, Fastcomputing, computing e data analytics in tempo reale. Sul versante clima e territorio erano invece presenti Eoliann, soluzioni AI per ridurre il rischio climatico fisico degli immobili e Agricolous, piattaforma per l’agricoltura di precisione. La quota servizi per la PA era invece rappresentata da Maggioli, e da TeamSystem. Presenti infine Eviso, settore energetico, e Neosperience, servizi per le imprese. A parte queste imprese, erano presenti poi, Poste Italiane, Fincantieri, CDP Venture Capital SGR, Enel, Pago PA, Dell, Samsung, Deloitte, EY, McKinsey.

Ricapitolando: se la via italiana è definita, grazie al supporto di un comitato accademico di prevalente natura scientifico-ingegneristica, e prevede fin da subito un approccio regolamentale e legislativo, la stessa via italiana viene inoltre discussa, e presentata e concordata, con i più importanti esponenti del settore dell’IA in Italia. Dall’IA pura, a quella applicata alle imprese, dalle soluzioni per le PA, a quelle per l’energia, a quelli per la sicurezza.

Si tratta di un approccio che, tuttavia, mostra alcune debolezze del nostro Paese: l’assenza, per esempio, di esperti di temi che non siano i temi strettamente tecnici, è un’assenza importante. Aver pensato alla legge e a Dio, e non aver pensato ai gruppi sociali, alla cultura, e alla psicologia, può essere un limite non solo nella ricerca delle soluzioni, ma nell’identificazione dei problemi.

Aver tralasciato ogni tipologia di imprenditoria culturale, allo stesso modo, significa aver tralasciato una delle più importanti industrie di contenuti del nostro Paese. Contenuti che, ci piaccia o meno, sono comunque alla base dell’intelligenza artificiale.

Non si tratta di una critica, ma di una serie di constatazioni. La via italiana all’intelligenza artificiale, a quanto pare, è una via prettamente giuridico-ingegneristica. Probabilmente, il tema dell’intelligenza artificiale, ha bisogno anche di qualcuno che sia portatore di esigenze umane e umanistiche.



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