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A Taiwan la delegazione di deputati Usa promette protezione

Per Taipei, la diplomazia parlamentare è un fattore determinante. La visita dei legislatori Usa rafforza i contatti con l’isola, come spiega Eleonora Pennino (UniGe/UniStraSi). L’Italia è parte di queste dinamiche

Quando la delegazione di legislatori statunitensi è arrivata a Taiwan domenica, la Cina ha inviato una flottiglia di caccia attorno all’isola, che il dipartimento di Stato americano ha definito senza giri di parole “provocazioni militari”. Per Pechino, a essere provocatoria è invece la presenza del gruppo arrivato a Taipei da Capitol Hill — appena pochi giorni dopo l’inaugurazione del presidente Lai Ching-te e delle esercitazioni “punitive”.

“Penso che sia molto importante che mostriamo il nostro forte sostegno a Taiwan. Penso che sia un deterrente”, aveva detto Michael McCaul, repubblicano del Texas, presidente della Commissione per gli Affari esteri della Camera. Ha viaggiato con uno stetson che poi ha regalato a Lai, con tanto di photo-opportunity che allo Zhongnanhai avrà fatto venire i brividi.

La visita di questa settimana, chiaramente la prima di una delegazione del Congresso nell’era Lai, è intesa come una dimostrazione di sostegno anche dopo che i funzionari cinesi hanno espresso opposizione al viaggio da parte del gruppo bipartisan di legislatori. La NBC news aveva letto una missiva non proprio amichevole che l’ambasciata cinese aveva invitato a McCaul per metterlo in guardia sui rischi del viaggio.

Nell’e-mail si descriveva il discorso di inaugurazione di Lai come “il peggior discorso di sempre di un nuovo leader di Taiwan”, ed è una chiave narrativa per attaccare il nuovo presidente taiwanese su una direttrice vecchia. Pechino lo descrive infatti come un pericoloso “indipendentista”, e vuole dire a chiunque lo sostiene che andranno incontro al rischio di sostenere l’indipendenza di Taiwan.

Parola tabù, “indipendenza”, riguardo alle relazioni sullo Stretto viste da Pechino, ma anche da Washington — che non vuole intaccare per ora l’ambiguità strategica con cui riconosce la One China Policy, ma assiste anche militarmente Taiwan. Per aggiungere contesto: “Questa azione (le esercitazioni, ndr) prende di mira le forze indipendentiste di Taiwan e dissuade le forze esterne dall’interferire, il che è del tutto ragionevole, legale e necessario”, ha detto il portavoce del ministero della Difesa cinese,

La visita della delegazione arriva dopo che il Congresso ha recentemente approvato circa 2 miliardi di dollari in aiuti militari per Taiwan, nella speranza di migliorare le sue capacità difensive contro la Cina. Il gruppo parlamentare è bipartisan: ci sono il rappresentante Young Kim, repubblicano della California; Joe Wilson, repubblicano della Carolina del Sud; Jimmy Panetta, democratico della California; Andy Barr, repubblicano del Kentucky, e il rappresentante Chrissy Houlahan, democratico della Pennsylvania.

Nel suo discorso inaugurale, Lai ha esortato la Cina a cessare le minacce politiche e militari contro Taiwan, che ha definito “un guardiano in prima linea” della pace mondiale e della democrazia. Ed è questo che muove verso l’isola delegazioni parlamentari come quella di McCaul. Viene definita “parliamentary diplomacy”, ed è un modo per aumentare i legami di Taipei con le altre democrazie internazionali. Ne è stata recentemente protagonista anche l’Italia, presente alla cerimonia inaugurale di Lai con due vicepresidenti del Senato, Licia Ronzulli e Gianmarco Centinaio, e con la senatrice Daniela Ternullo.

[Leggi l’intervista di Gabriele Carrer al senatore Centinaio da Taipei]

Oggi, a seguito delle enormi trasformazioni innescate dalla globalizzazione e dalla rivoluzione dell’informazione, i Paesi e altri attori internazionali hanno ampliato rapidamente i loro strumenti di networking diplomatico”, commenta con Formiche.net Eleonora Pennino, che dedica il suo dottorato di ricerca — tra l’Università per Stranieri di Siena e l’Università di Genova — proprio alla diplomazia parlamentare con Taiwan.

“Dato il crescente peso delle aspettative dei cittadini e dell’opinione pubblica, la diplomazia pubblica è emersa come uno degli strumenti chiave del soft power. La diplomazia parlamentare attraversa questa dimensione, poiché è condotta dai rappresentanti della voce popolare e si sta sempre più inserendo nella diplomazia tradizionale, soprattutto quando i Paesi democratici like-minded vogliono rafforzare i valori condivisi e la resilienza reciproca di fronte alla minaccia autoritaria”.

Pennino spiega che nel caso di questioni controverse, come quella di Taiwan, la diplomazia parlamentare rappresenta uno dei modi validi e ammissibili per essere coinvolti nell’arena internazionale. “Dopo la guerra civile cinese — aggiunge — le azioni parlamentari italiane hanno per esempio giocato un ruolo significativo in assenza di canali ufficiali stabili tra i governi di Italia e Taiwan. Queste attività diplomatiche parlamentari, pur non riuscendo a cambiare la risoluzione dell’Onu sull’esclusione di Taiwan, hanno aiutato a mantenere contatti positivi con l’isola e ritardato il riconoscimento della Repubblica popolare cinese di quasi 20 anni, rispetto, ad esempio, al Regno Unito che riconobbe la Cina continentale nel 1950 e alla Francia che lo fece all’inizio degli anni ‘60”.

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