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Tra manifattura e AI. La partita da 50 miliardi per il made in Italy

A Palazzo Piacentini, sede del ministero per le Imprese, il XX appuntamento promosso dal Comitato Leonardo, dedicato quest’anno alla grande rivoluzione dell’AI e alla sua corretta e sana gestione. Per l’Italia e le sue aziende un’opportunità che può valere decine di miliardi di fatturato

Alleata della crescita, del benessere, dell’efficienza ma a patto che sia governata con saggezza e misura. Il secolo dell’Intelligenza Artificiale è appena cominciato e per le imprese italiane è tempo di prenderne definitivamente coscienza, specialmente in tempi in cui l’innovazione tecnologica si va trasformando da opportunità a necessità per ogni economia industrializzata degna di questo nome. Il treno è di quelli da non perdere, come chiaramente emerso dal XX Forum organizzato dal Comitato Leonardo, tenutosi presso Palazzo Piacentini, sede del ministero per le Imprese e il made in Italy.

Un unico canovaccio ha legato il dibattito, durato poco più di due ore, nella grande sala degli Arazzi: l’innovazione tecnologica, se adottata a scala e in modo sano, mettendo sempre l’uomo al centro, può contribuire ad un significativo miglioramento della produttività delle imprese del made in Italy lungo tutta la catena del valore, arrivando a generare un valore aggiunto incrementale potenziale stimato in circa 50 miliardi di euro entro il 2030. Altri 30 miliardi potrebbero invece arrivare dal potenziamento e dall’estensione del brand made in Italy a nuovi settori, con l’impatto sull’occupazione, nei settori manifatturieri interessati, che si tradurrebbe nella creazione di circa 300 mila nuovi posti di lavoro.

Al Forum, organizzato in collaborazione con Accenture, Agenzia Ice e Confindustria sono intervenuti il presidente del Comitato Leonardo Sergio Dompé, il presidente e ad di Accenture Italia, Mauro Macchi, il presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas, il direttore generale di Confindustria Raffaele Langella, il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso. Alla tavola rotonda imprenditoriale, moderata da Francesco Giorgino, hanno poi preso parte Matteo Danieli, co-Founder Bending Spoons, Antonella Mansi, presidente Centro di Firenze per la Moda Italiana, Renzo Rosso, presidente Otb Group e Alberto Vacchi, presidente e ad di Ima, mentre Alberto Antonietti, di Accenture ha presentato lo studio Strategie per la valorizzazione del brand Italia e del Sistema Paese, realizzato per l’occasione.

Ebbene, l’analisi di Accenture su cui si è incardinato il Forum, parte dalla considerazione che i settori tipici del Made in Italy (tessile-abbigliamento, alimentari-bevande, legno-arredo, nautica, ceramica, oreficeria) sono da sempre fortemente votati all’export, con oltre il 50% della produzione complessiva, rispetto al 35% degli altri settori manifatturieri. Numeri che permettono all’Italia di posizionarsi come leader, rispetto all’export globale complessivo, incrociando la domanda delle nicchie di compratori esteri. Ora, secondo la ricerca, i diversi settori del Made in Italy possono rafforzare la propria competitività mettendo a terra strategie industriali declinate in due linee di azione prioritarie: da una parte l’adozione a scala dell’innovazione tecnologica, anche ricorrendo l’Intelligenza Artificiale e dall’altra il rafforzamento delle politiche globali di branding.

Complessivamente, la posta in gioco è alta per la manifattura italiana: un potenziale aggiuntivo di circa 80 miliardi di euro entro il 2030. Di questi, come detto, 50 miliardi sarebbero conseguenza dell’incremento di valore aggiunto prodotto dalla messa a sistema nel Made in Italy di applicazioni di Intelligenza Artificiale. D’altronde, come sottolinea il documento, “gli investimenti in tecnologia ed in particolare in AI, saranno essenziali per colmare i gap accumulati in alcuni settori e potenziare il genio italico in ogni fase della catena del valore: dal design delle collezioni e dei prodotti alla produzione pianificata e ottimizzata grazie ai gemelli digitali, in grado di creare una rappresentazione live dello stato dei macchinari per monitorare in tempo reale la linea produttiva e il suo funzionamento”.

Oltre i numeri, la cifra del ragionamento sull’apporto dell’Intelligenza Artificiale all’industria manifatturiera, è stata data anche dagli imprenditori presenti al dibattito. Tra questi proprio Dompé, industriale del farmaco e presidente del Comitato Leonardo. “Lo sviluppo tecnologico sempre più rapido pone le nostre imprese di fronte a nuove sfide che possono diventare grandi opportunità. Il made in Italy è un concetto in evoluzione che dobbiamo aggiornare costantemente. Per continuare a competere con successo a livello globale, l’industria italiana richiede politiche che guardino al futuro con programmazione e investimenti sulla formazione e lo sviluppo di competenze specialistiche nelle nuove tecnologie”.

Anche per Confindustria la sfida è da cogliere. “L’innovazione tecnologica e l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale nello sviluppo del made in Italy sono fondamentali per la competitività globale delle imprese. Questo richiede una gestione efficiente del rapporto uomo-macchina e lo sviluppo delle competenze digitali. Per garantire ciò, è cruciale promuovere la collaborazione tra istituzioni accademiche, enti di ricerca, governo e imprese”, ha affermato Langella. “L’Intelligenza Artificiale sta già trasformando la società e richiede una gestione responsabile e bilanciata tra rischi e benefici. Affrontare la sfida della competitività nei mercati globali implica la consapevolezza che il futuro delle imprese richiede una trasformazione digitale proattiva e consapevole del cambiamento”.

Imprese, ma anche politica, cui spetta poi la legiferazione dell’Intelligenza Artificiale applicata alle imprese. E qui la parola è passata direttamente al ministro Urso, da sempre sostenitore della necessità di aumentare la competitività delle industrie italiane all’estero. “Il mercato dell’AI in Italia è cresciuto in maniera esponenziale, facendo registrare +52% nel 2023, dopo che nel 2022 aveva già raggiunto un +32% rispetto all’anno precedente. Sei grandi imprese su dieci si stanno muovendo per integrare queste nuove tecnologie nel tessuto produttivo, ma è fondamentale creare le condizioni per coinvolgere anche realtà delle piccole e medie imprese. Proprio per questo, con i ministri Giancarlo Giorgetti e Anna Maria Bernini abbiamo presentato la Fondazione Ai4Industry a Torino, che si occupa di ricerca e trasferimento dell’innovazione legata all’intelligenza artificiale a supporto dello sviluppo delle aziende”.

Insomma, “è necessario presidiare le applicazioni delle nuove tecnologie nei settori industriali come aerospazio e automotive, ambiti in cui l’Italia ha un vantaggio competitivo da preservare e proiettare nel futuro. Il governo è in prima linea in questo settore e il Consiglio dei ministri tre settimane fa ha approvato il disegno di legge sull’IA che prevede, tra le altre norme, un miliardo di euro per il Fondo innovazione al venture capital, gestito da Cdp, che servirà a dar vita e a far crescere startup che operino in questo campo, consentendo la nascita di un campione nazionale”.


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