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Caccia del futuro europei e investimenti negli Usa. Ecco il piano di Saab

Crescita oltreoceano, partnership e programmi all’avanguardia. L’industria della difesa svedese Saab ha avviato un robusto programma di investimenti negli Stati Uniti, mentre anche in Europa continua il suo sviluppo autonomo per il caccia di sesta generazione, nell’attesa di decidere se schierarsi di nuovo col Gcap, scegliere il franco-tedesco Fcas, oppure proseguire da sola

Mentre nel Vecchio continente si parla molto (e si produce meno) sul consolidamento dell’industria europea della difesa, c’è una industria europea della difesa che ha intrapreso con convinzione un percorso di crescita internazionale, puntando soprattutto alla collaborazione con gli Stati Uniti. È la svedese Saab, la quale – forse anche capitalizzando sul recente ingresso nell’Alleanza Atlantica – sta consolidando e aumentando la propria presenza al di là dell’Atlantico.

A confermarlo è stato di recente anche Michael C. Andersson, capo delle Strategic partnerships and international affairs di Saab, Inc., la componente che si occupa di presentare i prodotti svedesi al mercato statunitense, nel corso di un suo intervento presso l’Atlantic Council di Washington. Come riportato da Andersson, infatti, l’azienda ha deciso di espandere i propri investimenti nella base industriale americana, aprendo, per esempio, una nuova divisione per sistemi autonomi e sottomarini nel Rhode Island, inaugurando un acceleratore per l’innovazione a San Diego, chiamato Skapa, e attualmente sta valutando la possibilità di costruire un nuovo impianto di manifattura avanzata e un centro per l’innovazione per i sistemi d’arma per potenziare la capacità di produzione di munizioni degli Stati Uniti. Tema, quest’ultimo, al centro del dibattito oltreoceano, visto l’impegno di Washington verso l’Ucraina che ha intaccato in maniera significativa gli arsenali Usa.

Saab sta anche costruendo un nuovo impianto in Indiana per il programma T-7A Red Hawk, l’addestratore in servizio con l’aeronautica militare a stelle e strisce, realizzato in collaborazione con Boeing. L’aereo, tra l’altro, è in gara anche per programma della Us Navy destinato a rimpiazzare i suoi attuali addestratori. In gara contro il T-7A Boeing-Saab ci sono la versione navale del T-50 di Lockheed Martin e di Korea Aerospace Industries e una versione modificata per le esigenze della Marina Usa del M-346, l’addestratore realizzato dall’italiana Leonardo, proposto in collaborazione con Textron Aviation Defense (apparecchio, tra l’altro, già in servizio non solo nel nostro Paese, ma anche in Polonia, Singapore, Israele, Grecia e Qatar).

Anche l’occasione nella quale Andersson ha illustrato le evoluzioni di Saab in terra americana è significativa del livello di investimento che l’azienda svedese sta mettendo oltreoceano. L’intervento del manager, infatti, è avvenuto nel corso del ciclo chiamato Commanders series, organizzato dall’Atlantic Council insieme a Saab, che coinvolge la partecipazione dei principali vertici militari degli Stati Uniti per discutere dei principali temi geostrategici, di sicurezza e difesa a livello globale. In particolare, l’evento a cui ha partecipato Andersson vedeva la presenza del chairman del Joint chiefs of staff (il capo di Stato maggiore della Difesa Usa), generale Charles Q. Brown Jr. Secondo quanto riferito dallo stesso manager di Saab, proprio la serie di incontri organizzati con il think tank di Washington è servita all’azienda “a capire meglio le sfide e le priorità per indirizzare al meglio i nostri investimenti e partnership. Sono stati proprio i suggerimenti emersi da queste discussioni a influenzare le decisioni di Saab” di espandere la propria presenza negli Usa.

Dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, inoltre, la compagnia svedese guarda lontano. Nonostante l’uscita dal programma Tempest (quello che sarebbe poi diventato il Gcap con Italia e Gran Bretagna più Giappone), il gruppo non ha smesso di guardare alla sesta generazione di caccia, attraverso una seria di studi per velivoli con e senza pilota basati sulle indicazioni della difesa svedese per i propri caccia di prossima generazione, una evoluzione degli attuali Gripen. Al netto della possibilità per la Svezia di decidere di perseguire il progetto per un caccia di sesta generazione da sola, nulla vieta a Saab di proporsi di nuovo come partner di rilievo sia per il programma che già una volta l’aveva contata tra i suoi membri (il Gcap) sia potenzialmente per il Fcas franco-tedesco-spagnolo. Nell’attesa, l’azienda non sembra tuttavia avere intenzione di rimanere indietro.

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