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Cambio al vertice. Cosa c’è dietro la sostituzione di Shoigu voluta da Putin

In un previsto rimpasto, Shoigu è stato spostato dopo più di dieci anni dal ministero della Difesa. A pesare sulla scelta, una credibilità pubblica minata da comportamenti inappropriati e dal protrarsi del conflitto. A sostituirlo, un altro uomo fidato di Putin

In apertura del suo quinto mandato presidenziale, Vladimir Putin ha voluto lanciare un segnale di cambiamento che in tanti, dentro e fuori dalla Russia, si aspettavano. E il segnale è arrivato la sera di domenica 12 maggio, quando è stata diffusa ufficialmente la notizia di un rimpasto del governo che è andato a toccare personalità di spicco della cerchia di potere putiniana. In primis l’oramai ex-ministro della Difesa Sergei Shoigu, che è stato nominato Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia al posto di Nikolai Patrushev, ex-direttore del Fsb e altro fedelissimo di Putin, sul cui nuovo incarico si avranno notizie nei prossimi giorni. A colmare il vuoto lasciato da Shoigu, dopo dodici anni di permanenza al ministero della Difesa, sarà un altro uomo della cerchia ristretta del Presidente russo. Economista, senza alcuna formazione di carattere militare, Andrey Belousov ha ricoperto il ruolo di primo vice-primo ministro sin dal 2020 ed è stato a lungo considerato uno dei più fidati consiglieri economici del leader russo. E sarà proprio il figlio di Patrushev, Dmitry Patrushev, ad assumere il posto lasciato vacante da Belousov.

Cosa ha spinto Vladimir Putin a prendere questa decisione? I fattori da considerare sono molteplici. In primis la già menzionata intenzione di Putin di segnalare ai cittadini russi (ma non soltanto) un “cambio di passo” con l’inizio del nuovo mandato. Approfittandone per allontanare dalla prima linea un personaggio come Shoigu, la cui figura si era compromessa negli ultimi anni. In parte per gli scandali finanziari e le accuse di corruzione che avevano toccato sia lui che il suo entourage (poche settimane fa il suo vice-ministro Timur Ivanov era stato arrestato in modo alquanto vistoso, in un episodio che è stato letto dagli osservatori come un modo per preparare l’uscita di scena del superiore); in parte per il suo scontro con l’ex-leader della Private Military Company Wagner Yevgeny Prigozhin che proprio contro Shoigu, almeno ufficialmente, aveva lanciato il suo “ammutinamento” nel giugno dello scorso anno; in parte, per l’andamento di quella che fu “Operazione Militare Speciale”, e che adesso è divenuta una guerra vera e propria anche nella terminologia impiegata dall’establishment.

Su questo punto vale la pena soffermarsi un attimo. Nelle veci di ministro della Difesa, Shoigu ha ricoperto il ruolo di “uomo della transizione” insediandosi come successore di Anatoly Serdyukov. Esattamente come Belousov, Serdyukov aveva una formazione di carattere economico e non aveva nessun’esperienza legata al mondo della Difesa. Eppure fu proprio Putin, che aveva apprezzato le sue performance come uomo del fisco, a volerlo nominare ai vertici del dicastero della Difesa, con il compito di ricostruire l’apparato bellico del Cremlino, che nel breve conflitto in Georgia del 2008 aveva dato pessima prova di sé. Non a caso, fu proprio Serdyukov a promuovere la mastodontica riforma delle forze armate russe atta a trasformare un’antiquata (e non più efficiente) struttura ereditata dall’Unione Sovietica in uno strumento militare efficiente e moderno. Tuttavia questa riforma non venne gradita dagli ufficiali superiori, che contrastarono il suo operato fino alla sua rimozione, (solo) formalmente dovuta ad accuse di corruzione. Dopo aver sostituito Serdyukov, Shoigu ha adottato un approccio più conciliante verso i militari, facendo marcia indietro su alcune delle trasformazioni volute dal suo predecessore, destinando le forze armate russe ad assumere una forma “ibrida”. Una forma che ha dimostrato tutta la sua debolezza nei giorni e nelle settimane successive al 24 febbraio del 2022.

La scelta di Belousov non è casuale. Alexandra Prokopenko, fellow del Carnegie Russia Eurasia Center ed esperta di economia e politica russa, individua perfettamente la situazione che si sta delineando: la sua figura ascetica, la sua fede ortodossa e la sua dedizione “alla Stolypin” verso la Patria fanno sì che esso venga ben accettato dal popolo e dai militari, inoltre, le sue precedenti esperienze lavorative e il suo background economico lo rendono perfetto per gestire l’apparato bellico. Lo stesso Cremlino ha dichiarato che il bilancio della difesa, in continua crescita, giustificava la nomina di un economista e che Belousov avrebbe contribuito a rendere le forze armate russe “più aperte all’innovazione”. A questo riguardo Samuel Bendett, esperto di tecnologia militare russa, ha osservato che Belousov è stato “un grande promotore dello sviluppo di droni e Uav (veicoli aerei senza pilota) a livello nazionale, oltre a sostenere la ricerca e lo sviluppo di alta tecnologia sul piano domestico”. Anche se è difficile ad ora fare previsioni di sorta, quello che è certo è che per il mondo della Difesa russa si sta aprendo una nuova fase. Quello che è men certo è a dove essa porterà. In Russia, e non solo.

 



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