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Clean cooking e sostenibilità, Eni rilancia la sfida

Oggi miliardi di persone, soprattutto in Asia e Africa, non hanno ancora accesso a sistemi puliti per cucinare e riscaldarsi. Per questo in occasione del Summit on Clean Cooking in Africa, il Cane a sei zampe ha aderito alla Clean cooking Declaration, per accelerare l’accesso universale a sistemi di cottura più moderni, economici, affidabili e sostenibili

Nel mondo non meno di 2,6 miliardi di persone, soprattutto in Asia e Africa, non hanno accesso a sistemi puliti per cucinare e riscaldare le case. Utilizzano, cioè, il focolare aperto. L’inquinamento dell’aria che ne consegue provoca circa 4 milioni di morti l’anno. Di qui la nascita di un approccio ai sistemi di cottura che diventa un vero e proprio strumento di sviluppo sostenibile. Il clean cooking, o cucina pulita, è ormai considerato un sistema per la salvaguardia dell’ambiente e del benessere

Nei Paesi in via di sviluppo, le clean cooking solutions hanno un impatto positivo per la salute, la riduzione dei tempi di cottura e il miglioramento della qualità della vita per le donne, le più esposte alle emissioni di fumo e dedite alla raccolta di legna che richiede tempo e, in alcuni casi, è causa di disboscamento e conflitti locali. L’Italia è in prima linea con Eni.

In occasione del Summit on Clean Cooking in Africa organizzato dalla Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), il Cane a sei zampe ha aderito alla Clean cooking Declaration: Making 2024 the pivotal year for Clean cooking per accelerare l’accesso universale a sistemi di cottura più moderni, economici, affidabili e sostenibili, come stabilito dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 7 delle Nazioni Unite. La dichiarazione è stata sottoscritta da governi, settore privato, organizzazioni internazionali e della società civile intervenuti al Summit. Con questa adesione, hanno sottolineato dall’azienda fondata da Enrico Mattei, “Eni si impegna a continuare a promuovere in Africa l’accesso a sistemi di cottura più moderni, che possono apportare benefici in termini di salute, produttività, uguaglianza di genere, conservazione delle foreste, biodiversità e riduzione delle emissioni”.

La storia, comunque, parte da lontano. Eni ha lanciato nel 2018 un ampio programma di Clean cooking che ad oggi coinvolge già circa 500 mila persone in Congo, Costa d’Avorio, Mozambico, Ruanda e Angola, e si è data l’obiettivo, reso pubblico in occasione del Summit, di raggiungerne 10 milioni in tutta l’Africa sub-sahariana entro il 2027. Inoltre, il Cane a sei zampe intende favorire il passaggio da soluzioni migliorate, che garantiscono una riduzione di oltre il 60% della biomassa legnosa, a soluzioni avanzate, che si caratterizzano per il totale abbattimento dell’uso di biomassa legnosa non sostenibile. Con questa evoluzione l’obiettivo è raggiungere 20 milioni di persone entro il 2030, con una spesa associata di 300 milioni di dollari.

Una delle caratteristiche distintive del modello Eni è che la distribuzione dei fornelli avviene gratuitamente, superando qualsiasi barriera finanziaria. Ma c’è di più. Al fine di promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria e dell’economia delle comunità, Eni sostiene la produzione locale dei sistemi di cottura, valutando il potenziale dei produttori e contribuendo a rafforzare le loro competenze tecniche e imprenditoriali, facilitando l’accesso alla tecnologia, ai capitali e al mercato, senza considerare che la distribuzione dei fornelli avviene tramite organizzazioni locali e internazionali già presenti sul territorio, che garantiscono la corretta interazione con le famiglie e la loro sensibilizzazione sui benefici dei sistemi di cottura puliti.

Guido Brusco, direttore generale Natural Resources, ha spiegato come “uno degli obiettivi che ci poniamo nei Paesi africani è quello di incentivare la produzione locale di fornelli migliorati. Questo ovviamente, oltre a creare opportunità di lavoro per le popolazioni, riduce anche l’impronta carbonica, perché produrli in un Paese e trasportarli in un altro ne aumenta l’impatto. Inoltre, tra i vari benefici del clean cooking, oltre alla tutela della salute e all’uso efficiente dell’energia, c’è il contributo alla riduzione del tasso di deforestazione, che è una delle piaghe del continente negli ultimi decenni”. La fornitura di fornelli migliorati è solo uno dei tasselli della politica di Eni sui territori africani, spiega ancora Brusco: “Noi puntiamo a migliorare l’accesso all’energia, all’acqua, alla salute e all’educazione. Sono interventi multidisciplinari, sono progetti integrati nei quali nessuna dimensione è prevalente”.

 


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