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In Ue sì al commissario all’Agricoltura italiano, no a von der Leyen. La versione di Tovaglieri (Lega)

Intervista all’eurodeputata leghista: “Ad oggi i problemi principali per l’agricoltura derivano dalle politiche sbagliate promosse dalla Commissione”, per questo l’Italia dovrebbe puntare al commissario. Von der Leyen è stata una presidente “inadeguata”, per questo “abbiamo già dichiarato che noi non la sosterremo”

Acquistare solo auto elettriche rappresenta un controsenso: abbiamo offerto su un piatto d’argento alla Cina questa opportunità, dice a Formiche.net l’eurodeputata della Lega Isabella Tovaglieri, membro della commissione Itre (industria, trasporti, ricerca ed energia), secondo cui serve una commissione politica e non più di larghe intese.

Quale l’obiettivo della Lega alle prossime europee?

Riuscire ad incidere per neutralizzare tutte quelle politiche, soprattutto quelle fintamente green, che di fatto però rischiano di indebolire e di osteggiare lo sviluppo del nostro territorio e del nostro Paese, compresi la nostra industria e il nostro benessere sociale. Quindi, per quello che mi riguarda, è essenziale riuscire alle prossime elezioni ad avere una maggioranza in Parlamento europeo di cui faccia parte la Lega questo è l’obiettivo, ma anche una maggioranza dove in ogni caso si riesca a neutralizzare la componente dei verdi che in questo mandato sono stati il perno politico, considerato che la maggioranza è stata molto traballante e quindi ha dovuto sempre fare riferimento alla componente verde che, in cambio dell’appoggio, ha chiesto di applicare politiche ideologiche, estreme e talebane come la casa green o lo stop ai motori endotermici.

Quale il punto di caduta di tali provvedimenti secondo la sua opinione?

Un danno enorme. Il punto di caduta deve essere l’eliminazione dello stop al 2035 dei motori endotermici, perché non a caso siamo l’unico Paese al mondo ad aver stabilito per direttiva che non si produrranno più i motori tradizionali, mentre poi tutto il mondo sta cercando di fare la transizione verde. Anche negli Stati Uniti, che peraltro ora hanno messo un dazio alle importazioni delle auto cinesi, nessuno si è sognato di mettere uno stop perché in quel modo si falsano le regole della sana concorrenza. Mi chiedo quale interesse dovrebbe avere chi produce auto elettriche a sviluppare tecnologie sempre più sostenibili, piuttosto che rendere le auto più accessibili. Acquistare solo auto elettriche rappresenta un controsenso: abbiamo offerto su un piatto d’argento alla Cina questa opportunità perché sa già che dal 2035 in poi avrà un mercato sconfinato in Europa. Ne beneficerà solo Pechino che continuerà a produrre sia le auto elettriche che le auto tradizionali.

Crede che l’Europa abbia smarrito le sue radici e stia affrontando temi meno centrali?

L’Europa ha perso la bussola, era nata con l’obiettivo di garantirci pace e i padri fondatori sognavano per noi un’Europa che ci vedesse uniti nella diversità. Oggi noi siamo profondamente divisi. Non a caso l’Europa non ha più la caratura politica di intervenire sui tavoli geopolitici. Ogni giorno sorgono conflitti alle porte dell’Europa, senza che l’Europa abbia neppure la facoltà di esprimere un’opinione o di promuovere un negoziato di pace. Lo dimostra il fatto che, ad oggi, l’unica bozza di trattativa nel conflitto russo ucraino è pervenuta dalla Turchia di Erdogan e l’Europa purtroppo, non si è nemmeno pronunciata. L’Europa cerca di emanare direttive che vadano bene per tutti, ma noi sappiamo che ognuno è diverso dall’altro. Gli Stati membri sono uno differente dall’altro, hanno esigenze diverse, specificità differenti che non possono essere trattati in maniera identica, ma servono azioni differenti: è l’anticamera della discriminazione. E quindi in nome di questa ideologia ci vogliono tutti omologati e conformati. Ma questo significa che chi eccelle deve fare un passo indietro per conformarsi alla mediocrità.

Due i blocchi che si presentano alle elezioni: da una parte chi propone un superstato come gli Stati Uniti d’Europa e chi lavora per una confederazione di nazioni sovrane. Quali le differenze?

Noi siamo per la ratio dell’Europa. Noi non facciamo altro che applicare i principi stabiliti dai trattati istitutivi dell’Unione europea. Un principio sacrosanto è il principio di sussidiarietà che ci dice che l’Europa deve decidere solo ed esclusivamente in quelle materie in cui l’intervento dell’Europa riuscirebbe a raggiungere l’obiettivo in maniera più efficace rispetto a che se i singoli Stati membri andassero in ordine sparso. Penso, ad esempio, al tema della politica estera o al tema dell’immigrazione. È evidente che su quei temi ci vorrebbe una risposta europea unica e coordinata che purtroppo ad oggi abbiamo già capito non essere assolutamente arrivata. Su tutte le altre materie c’è un principio di democrazia sacrosanto che dice che le decisioni devono essere prese dall’organo più vicino al territorio e più vicino al problema. Perché più sei vicino al problema, meglio lo conosci e meglio lo risolvi. E soprattutto dai quella legittimazione a chi sta sul territorio che è stato anche democraticamente votato ed eletto dai cittadini. Quindi l’Europa deve fare l’Europa nelle materie in cui serve una risposta coordinata e ad oggi purtroppo non è stata in grado di esserci e per far vedere che esiste è stata costretta di fatto ad ingerire in tutte le altre materie. Ma è un’ingerenza, perché appunto stabilire e le dimensioni delle reti da pesca o il diametro dei cetrioli capisci bene che è un’ingerenza in competenze che non le spettano. Per questa ragione verrà sempre percepita come un’Europa matrigna, perché va a complicare la vita a persone che non chiedono altro che lavorare onestamente.

Se potesse scegliere un settore in cui l’Italia esprima un commissario europeo?

L’agricoltura sarebbe l’ideale, ad oggi infatti i problemi principali per l’agricoltura derivano dalle politiche sbagliate promosse dalla Commissione.

Quale il suo giudizio complessivo sulla Commissione uscente e quale secondo lei dovrebbe essere l’impulso di una nuova Commissione, magari una politica e non figlia di larghe intese?

Quello è il primo punto. Se vogliamo essere democratici è evidente che la Commissione deve riflettere anche il voto uscito alle urne. Invece la Commissione attuale era frutto di accordi di palazzo presi a seguito delle elezioni. Io la ritengo assolutamente inadeguata ad affrontare tutte le partite che si sono presentate e quelle che si affacceranno. E questa è la ragione principale per cui noi cinque anni fa, pur avendo stravinto le elezioni, abbiamo scelto di stare in opposizione semplicemente perché non abbiamo voluto votare von der Leyen. Avevamo capito che era una presidente inadeguata ed è la ragione per cui noi già oggi, prima ancora delle elezioni, abbiamo già dichiarato che noi non la sosterremo.



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