Durante il Rok-G7 Cooperation Forum ospitato all’Istituto Affari Internazionali sono stati delineati gli elementi di contatto e le visioni comuni tra il gruppo dei grandi e Seul. Tema centrale: la sicurezza, fattore comune reso concreto con l’inizio della cooperazione tra Pyongyang e Mosca
Seul ambisce a sviluppare la cooperazione con il G7, anche nell’ottica di trovarsi in prima fila per un’eventuale allargamento del gruppo. Possibilità su cui c’è consenso da parte di alcuni membri e più attenzione da parte di altri, per il rischio che il raggruppamento venga eccessivamente snaturato — in quanto un ingresso sudcoreano potrebbe significare automaticamente l’allargamento all’Australia e ad altri partner europei (la Spagna?).
Tuttavia la condivisione di visioni e la dimensione della cooperazione è già profonda e in approfondimento, come emerso durante il “Rok-G7 Cooperation Forum”, evento ospitato a Roma dall’Istituto Affari Internazionali, con il sostegno e il finanziamento della Korea Foundation.
Uno dei focus di contatto tra G7 e Seul che l’Italia tiene in prima considerazione riguarda il Mediterraneo e l’Africa, ricorda Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai. Ma, come sottolinea Kim Gheewan, presidente della Korea Foundation, la sovrapposizione delle attività di Russia e Corea del Nord è un chiaro esempio del perché la sicurezza della Corea del Sud e dell’Unione europea sono connesse, ma anche la situazione nell’Indo Mediterraneo, con i chokepoint destabilizzati dagli Houthi, e negli stretti dell’Indo Pacifico (per ora più tranquillo) potrebbero essere fattori assimilabili.
C’è in generale un approccio like-minded che riguarda i grandi dossier globali, come per esempio le cutting hedge technology (come AI, quantum computing, spazio e in generale la scienza). Ma anche economia, commercio, tecnologie e macchinari, cambiamento climatico, resilienza delle supply chain, industria della difesa e cooperazione con il Global South.
Un fattore guida è quello della sicurezza, declinata anche in chiave economica e commerciale, cyber e ovviamente militare. Lo ha ricordato l’ambasciatore Seong-ho Lee, di come la sicurezza del G7 si intrecci con quella sudcoreana, che è poi anche la sicurezza dell’Indo Pacifico. “Libertà, democrazia, ordine internazionale basato sulle regole”, sono gli elementi comuni con cui Seul e il G7 intendono guardare insieme alle sfide globali. “Il ruolo del G7 come torre di controllo dell’Occidente è diventato sempre più importante. Oggi è un’opportunità preziosa per acquisire conoscenze più approfondite per una partnership significativa tra il G7 e la Repubblica di Corea in termini di sicurezza internazionale ed economica”, ha detto l’ambasciatore.
Seul è impegnata in un’ampia attività per far crescere il proprio peso negli affari globali. E questo impegno è diventato evidente con il ruolo che ha voluto svolgere nella risposta all’invasione russa — allineando la propria posizione a quella di Usa e Ue, in definitiva della Nato, di cui è in partner riconosciuto anche con la formalità degli inviti agli ultimi summit. Ma si è attivata anche nelle dinamiche regionali — per esempio appianando le divisioni con il Giappone attraverso l’accordo noto come “Camp David Principles” — ma anche attivando una più profonda proiezione extra regionale, in regioni del mondo come il Medio Oriente o l’Africa, e cercando una maggiore sponda nelle relazioni con l’Ue.
La Corea del Sud è la decima maggiore economia al mondo, ha un reddito superiore ai 35mila dollari pro capite, è l’ottavo Paese per volume commerciale, settimo nel Club 30-50 dell’Ocse, quinto nella Competitive Industrial Performance e secondo le statistiche della Iaea è quinta nella capacità di produrre energia dal nucleare. Ha anche un comparto scientifico e hi-tech molto sviluppato, prima al mondo per il Bloomberg Innovation Index e per Robot Density nel sistema industriale, ha le seconde maggiori investimenti in Ricerca e Sviluppo per reddito, settima per diffusione di AI.
Ha in definitiva le carte in regalo per essere un partner primario del G7, e ha quella convergenza di interessi generali che adesso ruotano attorno al mantenimento di una serie di sicurezze comuni. Un concetto che è stato evidenziato anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, durante la visita a Seul del gennaio 2023. E la presidenza di Yoon Suk Yeol ha più volte evidenziato il commitment su obiettivi identificati come sfide comuni con il G7 e con l’Alleanza Atlantica — e tra queste non può che esserci anche l’assertività cinese.
L’ex ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Se Byung, ha spiegato durante l’evento dello Iai che per i Paesi del G7 e per la Corea del Sud la Cina è “un partner strategico, vicino e concorrente. La Cina non è la Russia, ma ha un comportamento assertivo e la collaborazione aiuta a evitare che si trasformi in qualcosa di più grande”. “La Cina è un paese aggressivo e dobbiamo ritornare all’ideale di un esercito forte. Questo progetto rappresenta questa mentalità”, ha aggiunto Nanae Baldauff, del Nato Defense College parlando dell’accordo Gcap che coinvolge Giappone, Regno Unito e Italia per lo sviluppo di un aereo da caccia di sesta generazione: “Esercito e tecnologia non possono essere separati”.
“L’erospaziale è un settore in crescita, la concorrenza è inevitabile ed essenziale. I KAI KF21 (caccia di 4,5 generazione sviluppati da Corea del Sud e Indonesia, ndr) rappresentano un investimento per rendere i nostri alleati più forti nel tempo, ma ci aspettiamo anche che una versione più potente del KF-21 venga sviluppata insieme ai nostri partner, i Paesi del G7”, ha spiegato Youn Park, della Korean Aerospace Industry. Tra l’altro, quest’anno i sudcoreani inizieranno i test per un’arma ipersonica da montare sul velivolo, e questa tecnologia è uno degli elementi che stanno mettendo sul tavolo per negoziare un ingresso di Seul nel cosiddetto “Pillar 2” di Aukus — il minilateale tra Usa, Uk e Australia. E sul tema aereospaziale, Enrico Zampolini di Thales ha ricordato che “esiste una lunga storia di cooperazione tra l’Italia e la Repubblica di Corea nel settore spaziale. Abbiamo effettuato un trasferimento di tecnologia dall’Italia per un programma locale del governo coreano. Ora siamo sia fornitori che partner”.
Enfasi anche sul piano della disinformazione, che a tratti Cina e Russia moltiplicano reciprocamente, e sul cyberwarfare — settore su cui Seul è all’avanguardia, anche per contenere le operazioni di hacking e infowar di Pyongyang, e anche per questo è stata inserita nel centro di eccellenza Nato. Proprio mentre venivano fatte certe considerazioni durante il panel dello Iai, siti istituzionali italiani finivano sotto attacco cyber probabilmente riconducibile a un gruppo russo.