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Più armi all’Ucraina con fondi Ue. L’assist di Bruxelles a Kyiv

Il meeting che ha coinvolto le industrie della difesa europee e ucraine ha voluto accelerare la fase pratica di analisi e riflessioni dell’ultimo anno, nella consapevolezza che, come ribadito dal commissario Borrell e dal ministro Kuleba, l’Europa già si trova in una nuova corsa agli armamenti a causa dell’invasione russa

Mantenere la pace significa attuare politiche basate sulla deterrenza e condicio sine qua non di questa scelta è in un rafforzamento del settore della difesa europea, con la possobilità di produrre direttamente su suolo ucraino. Questa la premessa che ha legato interventi e auspici di un meeting tematico che oggi a Bruxelles ha messo seduti allo stesso desco gli stakeholders settoriali e istituzionali di Ue e Ucraina. Il Forum delle industrie della difesa ha voluto accelerare una fase che, da progettuale, deve imboccare la strada dell’attuazione, non fosse altro perché il tempo perso in questo caso rappresenta un macigno sulla strada di un riequilibrio di forze in campo.

Vincere la corsa agli armamenti

Il questito non è se sia giusto o meno procedere in una nuova corsa agli armamenti perché, come osservato dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, l’Europa già si trova all’interno di una “nuova corsa agli armamenti” e l’unica cosa che si può fare è “vincerla”. Ha ricordato che da poco meno di due anni sta costantemente chiedendo alle industrie della difesa e ai governi dell’Ue di aumentare la produzione: “Se vogliamo mantenere la pace nell’Unione Europea dobbiamo passare a un’economia e a un’industria europee da tempo di guerra, per quanto paradossale possa sembrare”.

Il dato che sottolinea, più di altri, è che Mosca non si fermerà finché non verrà fermata e lo stop agli attacchi non potrà venire da dichiarazioni politiche, ma solo tramite “una potenza di fuoco superiore”.

La Russia ha intrapreso una rimodulazione della propria economia tarata sulla guerra, ad un livello più alto rispetto ai tempi dell’Unione Sovietica, mentre l’Europa no. Per questa ragione Kuleba ha chiesto esplicitamente che non si chiudano gli occhi di fronte a questa realtà e sperare che scompaia.

Quale industria della difesa?

Il passo successivo, quindi, è nella costruzione di una consapevolezza comune sull’urgenza di misure concrete, la prima delle quali secondo Kuleba è in più contratti a lungo termine nell’ambito della difesa. Dal momento che la prevedibilità è “il carburante che alimenta l’industria militare”, ecco che la strategia europea deve intrecciarsi a questo punto con il livello intergovernativo, al fine di garantire i risultati il prima possibile.

Raccoglie l’invito ucraino il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, secondo cui le industrie della difesa europee dovrebbero entrare in modalità “economia di guerra” per sostenere Kyiv. Stessa posizione di Borrell, certo che la fornitura armi a Kyiv è una questione che abbraccia non solo la sicurezza ucraina, ma anche quella europea. “All’Ucraina mancano le munizioni per la difesa e l’artiglieria, e noi dobbiamo aumentare la nostra capacità di fornire gli aiuti militari che abbiamo promesso. La nostra capacità di fornire più missili, artiglieria, munizioni e sistemi aerei in modo più massiccio e rapido all’Ucraina, è una questione di vita o di morte per migliaia di civili ucraini e per il loro personale militare, è in gioco anche la nostra sicurezza”.

Scenari

Appare evidente che, seppur con ritardo, Bruxelles ha messo nel conto di trasformare la propria politica di difesa a causa dell’emergenza a Kyiv, e l’invito ad una collaborazione comune tra le industrie della difesa dell’Ue e dell’Ucraina ne è la plastica conferma. Le 140 aziende provenienti da 25 Paesi diversi secondo Borrell devono porre in relazione le capacità dell’industria ucraina con quelle dell’industria europea per individuare le opportunità di utilizzare i finanziamenti europei per produrre più velocemente, “se possibile direttamente in Ucraina”, ha aggiunto.

Ecco la novità progettuale rispetto al semplice invio di aiuti e mezzi: la nuova location rappresentata da una sorta di de-localizzazione bellica europea in Ucraina può essere la risposta che è mancata in questi due anni.



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