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Elmed, si parte. Perché l’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia è strategica

Il via libera parlamentare alla fase operativa dei prestiti per la nuova interconnessione tra Partanna (Tp) e Mlaabi, offre una sponda anche al Piano Mattei per l’Africa e si pone come opera altamente strategica per il sistema elettrico, non solo italiano

Il voto favorevole da parte del Parlamento tunisino a tre accordi di prestito concessi dalla Banca europea ricostruzione e sviluppo (Bers), dalla Banca Internazionale ricostruzione e sviluppo (Birs) e dalla Kwf Bank alla Società tunisina dell’elettricità e del gas (Steg) per finanziare il progetto di interconnessione elettrica Elmed rappresenta un passo in avanti significativo nelle politiche infrastrutturali energetiche mediterranee. In buona sostanza la nuova interconnessione tra Partanna (Tp) e Mlaabi affianca il progetto del Piano Mattei per l’Africa e si pone come opera altamente strategica per il sistema elettrico di transizione italiano.

Qui Tunisi

105 voti favorevoli, 11 contrari e 8 astensioni per il primo disegno di legge che approva un accordo firmato il 20 dicembre scorso tra la Repubblica tunisina e Bers per la concessione di un prestito garantito dallo Stato di 45 milioni. Il secondo riguarda un prestito garantito dallo Stato di 20 milioni di euro da parte del Fondo verde per il clima, mentre il terzo da 35 milioni di euro da parte della Kwf Bank.

La quota di fondi stanziati dalla Commissione europea è di 307 milioni, in virtù del programma di finanziamento Cef, Connecting Europe Facility e rappresenta una primizia per l’Unione europea che mai prima aveva finanziato un progetto in cui uno dei Paesi coinvolti è extra Unione. Con decreto del 10 maggio 2024 il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato l’interconnessione elettrica. L’obiettivo è un coinvolgimento geopolitico, oltre che tecnico.

Il progetto Elmed

Terna e Steg realizzeranno l’elettrodotto che costerà circa 850 milioni di euro: sarà lungo 220 km, di cui la maggior parte in cavo sottomarino, con una profondità massima di 800 metri lungo il Canale di Sicilia. Nell’agosto scorso i due player hanno siglato il Grant Agreement con la Commissione europea per lo sblocco del finanziamento di 307 milioni: è stato quello il punto di partenza per il primo collegamento elettrico in corrente continua tra Europa e Africa.

Perché Elmed è strategico? In primis perché fa parte del piano di sviluppo socioeconomico della Tunisia per il biennio 2023-2025 ed è allineato con la strategia energetica nazionale 2050: l’obiettivo è da un lato incrementare la capacità nazionale di scambio di elettricità tra Tunisia ed Europa, e in secondo luogo favorire in questo modo nuove opportunità per le imprese tunisine nel settore delle energie rinnovabili. Inoltre la Tunisia assumerà lo status di fornitore di elettricità per l’Italia.

Roma e Tunisi

Quattro visite in un anno rappresentano per Giorgia Meloni la conferma che la Tunisia è un’area sensibile, delicata e che per questo ha bisogno di attenzioni: Piano Mattei, cooperazione bilaterale sulle migrazioni e geopolitica sono i tre assi sui quali il governo italiano si sta muovendo dopo il vertice Italia-Africa del gennaio scorso. 

Se da un lato Elmed è uno dei progetti più significativi del Piano Industriale 2024-2028 di Terna, dall’altro ecco emergere il ruolo sempre più primario dell’Africa come terra di opportunità, dove “investimenti, infrastrutture e trasferimento di competenze sono i fattori chiave per collaborazioni solide e durature”, come recentemente osservato dall’ad di Terna Giuseppina Di Foggia. Ma non è tutto, perché Roma e Tunisi stanno discutendo anche di SoutH2-Corridor. Si tratta di un progetto che si basa su gasdotti già esistenti che vanno dalla Tunisia alla Baviera e che permetterà di importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030.

Per cui, è il ragionamento portato avanti da Palazzo Chigi, il rapporto politico con Tunisi rappresenta un pezzo di strada da percorrere assieme tramite il Piano Mattei, al fine di elaborare e realizzare con le nazioni africane una “cooperazione su base paritaria e finalmente vantaggiosa per tutti”, così come più volte osservato dalla presidente del consiglio Meloni.



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