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Errore o hybrid warfare? La mossa di Mosca sui confini marittimi nel Baltico

Petrolio

Dopo aver pubblicato un decreto sull’allargamento unilaterale dei propri confini marittimi, Mosca ha profuso molti sforzi nel rinnegarlo. Probabilmente a causa della forte reazione occidentale. Ma non è da escludere l’errore burocratico

Negli ultimi giorni ha creato molto scalpore il progetto di decreto del ministero della Difesa russo che prevede lo spostamento unilaterale dei confini marittimi intorno alle isole russe nel Golfo di Finlandia e intorno all’exclave di Kaliningrad, riportandoli a quelli di epoca sovietica datati gennaio 1985, secondo la bozza di decreto redatta dal ministero della Difesa russo, apparsa martedì 23 maggio sul portale legale del governo. L’attuale confine “non consente di stabilire il confine esterno delle acque interne della Russia e non tiene conto della pratica di stabilire linee di base dirette da parte di altri Stati”, erano tra le parole che si potevano leggere nel decreto.

Non è stato subito chiaro se la bozza proponesse di estendere i confini nelle acque finlandesi del Baltico o in quelle lituane vicino a Kaliningrad. Tuttavia, avrebbe incluso il territorio del Golfo di Finlandia orientale, diverse isole vicino alla costa finlandese e le aree vicino alle due città di Baltiysk e Zelenogradsk nell’exclave di Kaliningrad.

Il presidente finlandese Alexander Stubb ha dichiarato che i leader politici stanno osservando da vicino la situazione e che Helsinki “agisce come sempre: con calma e basandosi sui fatti”. Alle parole di Stubb hanno fatto eco quelle del primo ministro Petteri Orpo, il quale ha dichiarato che la leadership politica sta “monitorando attentamente la situazione”. Più accorata la reazione del ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, che su X ha definito la decisione di Mosca come “un’evidente escalation contro la Nato e l’Ue che deve essere affrontata con una risposta adeguatamente ferma”.

Ma già mercoledì mattina, qualcosa stava cambiando. Articoli identici sono stati pubblicati dalle agenzie di stampa russe Tass, Interfax e Ria Novosti, in cui veniva citata una fonte diplomatico-militare senza nome che negava l’intenzione della Russia di modificare i confini secondo quanto scritto nel decreto: “Non c’è stato e non c’è alcun piano per rivedere l’ampiezza delle acque territoriali, la zona economica, la piattaforma continentale al largo della terraferma o le linee di confine della Russia nel Baltico”. Lo stesso giorno, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha negato che la proposta fosse collegata allo stallo della Russia con l’Occidente.

Infine, alcune ore dopo, la proposta del ministero della Difesa è stata cancellata dal portale del governo. Al suo posto, si può leggere soltanto la nota “bozza cancellata”. E i funzionari russi non hanno ancora fornito una spiegazione per la misteriosa scomparsa del testo.

Secondo Charly Salonius-Pasternak, dell’Istituto finlandese per gli affari internazionali, il piano russo cerca chiaramente di apparire come un esercizio burocratico e tecnico, quando in realtà si trattava del tipico approccio di Mosca “sondare dappertutto e poi, se si riceve una reazione negativa, dire che non era nulla”.



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