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Perché l’Europa di domani deve essere delle città. Parla Pizzarotti (Azione)

Revisione del green deal, politiche agricole attente ai territori e un maggior scambio in ottica di reciprocità tra Ue e città. Azione balla (non) da sola, ma la scelta di non andare con Renzi e Bonino è stata ponderata e strategica. Pizzarotti, dopo l’esperienza da sindaco di Parma, si candida a Bruxelles

Il suo sogno è un’Europa delle città. D’altra parte, l’esperienza amministrativa come primo cittadino di Parma è stata quella che maggiormente l’ha segnato e il cui bagaglio ambisce a portare a Bruxelles. Federico Pizzarotti è stato tante cose e ora, dopo diverse esperienze politiche più o meno fortunate (gli albori col Movimento 5 Stelle, poi il civismo, la parentesi in +Europa e l’approdo con Carlo Calenda) è candidato alle Europee con Azione. Nella sua intervista a Formiche.net, mette in fila una serie di temi sui quali ha in animo di concentrarsi in questa campagna elettorale con lo sguardo ben saldo al territorio.

Partiamo dalla scelta di Azione dopo la presidenza di +Europa. Non sarebbe stato più conveniente aderire agli Stati Uniti d’Europa con Renzi e Bonino?

Non c’erano i presupposti per l’adesione di Azione a quello schieramento. E, tra l’altro, non so quanto sia convenuto anche a +Europa fare quel tipo di scelta. Basta guardare la composizione delle liste per rendersi conto che Renzi ha fatto il Renzi fino alla fine.

Cosa intende dire?

Se il raggruppamento riuscirà ad andare oltre la soglia di sbarramento, gli eletti saranno pressoché tutti di Italia Viva. E questo la dice lunga sul modo in cui questo accordo è stato condotto. Personalmente resto convinto che l’accordo avrebbe dovuto essere tra +Europa e Azione. Ma tant’è.

Meglio la vostra corsa in solitaria?

In realtà non si tratta di una corsa in solitaria e forse è il caso di rimarcare questo aspetto. Oltre ad Azione e ai repubblicani ci sono tantissimi gruppi di varia estrazione: dai popolari ai socialisti. Insomma, siamo in buona compagnia anche noi.

Arriviamo ai temi. Parma è stata, sotto il profilo delle misure di contrasto ai cambiamenti climatici, indicata come modello sia italiano che europeo. Un know-how che porterà a Bruxelles?

Lo spero. Sicuramente l’esperienza maturata sul territorio è fondamentale. I miei temi sono molto legati all’energia, alla transizione e al dibattutissimo fronte del nucleare pulito. E la mia speranza è che le giovani generazioni riescano a superare alcuni ostacoli ideologici. Essendo legato al territorio da cui provengo – ma non solo per questo – mi sto concentrando molto sul versante dell’agricoltura, un settore nel quale chi produce è sempre più schiacciato dalle dinamiche del mercato. Il mio sogno, è che l’Europa diventi sempre di più un’Europa delle città in un rapporto biunivoco. Cioè: le città più vicine all’Ue e la Comunità più vicina ai cittadini.

La campagna elettorale è entrata nel vivo e tanto si sta dibattendo più sui nomi per la verità che sui contenuti. Come valuta il lavoro degli altri partiti?

Fratelli d’Italia si presenta, peraltro candidando il premier Giorgia Meloni, come partito di governo. Pur anteponendo sempre, anche nella comunicazione, la dimensione italiana piuttosto che quella europea. La Lega ha una dimensione sempre più distruttiva, tentando di recuperare il consenso perduto. Il Pd, dopo gli scontri sulla decisione dell’inserimento o meno del nome nel simbolo, mi pare si stia sempre di più connotando come partito di nomenclatura, piuttosto che come partito che si concentra sui temi. Avs ha fatto, con Salis, un’operazione più pittoresca che altro. Noi, invece, oltre ai candidati, abbiamo presentato da subito i nostri dieci punti programmatici. Penso che sia un elemento caratterizzante.

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