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Dal Giappone a Mare Aperto. Cosa lega Mediterraneo, Atlantico e Indo Pacifico secondo Patalano

Per il professore Patalano (King’s College), quest’anno la Mare Aperto ha mostrato l’Italia in quanto Paese che crea sicurezza, con “una leadership marittima calma, ma seria e professionale”. Presente anche il Giappone, sempre più attore delle interconnessioni tra Med Atlantico e Indo Pacifico

Come Paese pronto a svolgere un ruolo crescente nel mantenimento della sicurezza internazionale, quale è, come dovrebbe il Giappone allocare le sue risorse per soddisfare le esigenze della deterrenza regionale contemporanea e della più ampia stabilità globale? Se lo chiede Alessio Patalano, professore del King’s College di Londra, dove dirige il Programma Indo-Pacifico al Centre for Grand Strategy.

Patalano firma un’analisi sull’Asia Nikkei che sta circolando molto tra gli attacché militari e i diplomatici delle ambasciate, sia indo-pacifiche che mediterranee. Per il docente, un ruolo che Tokyo può avere riguarda anche la stabilità del Mar Rosso, ossia di quelle rotte indo-mediterranee lungo cui scorre la gran parte del flusso dei commerci tra Europa e Asia e che recentemente sono state destabilizzate dagli Houthi — la milizia separatista che sostiene di voler colpire le navi collegate a Israele per rappresaglia e sostegno ai palestinesi, ma agisce pensando a mostrare i muscoli sul tavolo negoziale per il futuro dello Yemen.

“Il Giappone è una potenza marittima con interessi nell’ordine globale definito dalla connettività fisica e digitale. Da quando il defunto primo ministro Shinzo Abe è tornato al potere nel 2012, ha dimostrato di essere disposto e in grado di fare di più per il Paese, rendendo il suo comportamento uno standard da emulare”, spiega Patalano. “L’impegno del Giappone nei confronti dell’’rdine marittimo, non ultimo l’assunzione del comando rotazionale della CTF-151, è arrivato in un momento di crescenti tensioni nell’Asia orientale”.

La CTF-151 è una delle Task Force che compongono le Combined Maritime Forces, formazione multi-nazionale creata per proteggere la regione del Mediterraneo allargato oltre due decenni fa, coinvolgendo anche Paesi asiatici nell’ottica di dimostrare come le interconnessioni di quel contesto geostrategico e l’Indo Pacifico siano fondamentali. D’altronde, ricorda Patalano, “il primo ministro Fumio Kishida sottolinea ripetutamente la connessione tra Euro Atlantico e Indo Pacifico. Questi collegamenti non passano solo attraverso l’Ucraina. Oggi ha anche un aspetto marittimo che attraversa il Mar Rosso”.

Recentemente il Giappone ha osservato con grosso interesse le acque del Mediterraneo che hanno fatto da scenografia all’esercitazione “Mare Aperto”, che Patalano definisce “un momento significativo” per l’Italia: “Quest’anno la Mare Aperto, l’esercitazione maggiore della Marina italiana, ha mostrato un aspetto dell’italia in quanto Paese che crea sicurezza, quello di una leadership marittima calma, ma seria e professionale”.

“Un’esercitazione da 10mila persone, 50 navi, più di 60 veivoli, 6 sottomarini (di cui uno nucleare) e 26 Paesi tra partecipanti e osservatori, tutti coinvolti a esplorare i punti di collegamento tra crisi, escalation, e guerra”, aggiunge il docente. Quegli stessi punti di interconnessione che creano contatto nel contesto globale di cui parla spesso Kishida e che sono uno dei grande elementi della geopolitica globale e su cui si base parte dell’iniziativa di ingresso dell’Italia nell’Indo Pacifico.

Diretta dal comando della squadra navale, Mare Aperto “ha mostrato la capacità dell’Italia marittima di creare un spazio addestrativo in cui politica, strategia, e tattica sono in continuo dialogo”. Un fattore particolarmente apprezzato a livello internazionale è stato infatti la gestione di così tanti mezzi partecipanti e di scenari complessi: “Questo ha dimostrato le qualità di una marina che sa guidare una coalizione attraverso le sfide di un mondo alle prese con tensioni, guerre, interconnessioni”.

Per Patalano, la possibilità di creare un’esercitazione così complessa è anche legata alla convergenza della Mare Aperto con l’esercitazione francese “Polaris”. “In particolare, Polaris è una esercitazione tattica orientata verso l’ingaggio di carattere cinetico, e la possibilità di avere due gruppi aeronavali ha aggiunto valore addestrativo e opportunità di crescita. La volontà della marina francese di ottenere il massimo da questa opportunità si è riscontrata nel contributo dato anche allo staff di direzione di esercitazione: un contributo importante per assicurare effetti di interoperabilità”.

Nella sostanza, si è creata quella che potemmo definire una Rimpac del Mediterrraneo, utilizzando come paradigma la più grande esercitazione della regione dell’Indo Pacifico (e una delle più importanti esercitazioni programmate nel 20024). A Rimpac parteciperà nei prossimi giorni anche Nave Montecuccoli, che sta arrivando alle Hawaii (sede dell’IndoPaCom statunitense, che gestirà quelle manovre). “In questo senso, sì la Mare Aperto, sia per taglia sia per caratteristiche, ha il potenziale di posizionarsi nel contesto europeo come Rimpac si impone nell’Indo Pacifico”.

Per Patalano, l’esercitazione organizzata dall’Italia ha un’altra caratteristica che la rende ancora più unica: la partecipazione di studenti e ricercatori universitari. “Mentre la maggior parte delle esercitazioni si concentra sull’impatto di attività tattiche su scenari internazionali, la Mare Aperto crea un dialogo tra evoluzioni politiche degli scenari e le necessità tattiche cui le forze in campo si devono adeguare. In questo aspetto team di ricercatori e studenti contribuiscono a iniettare elementi politici e legali che aumentano il realismo dell’esercitazione. Allo stesso tempo, questo coinvolgimento responsabilizza giovani con interesse nelle relazioni internazionali a capire meglio il ruolo della forza nel mondo contemporaneo”.

Siamo davanti a un nuovo inizio? “Il formato di quest’anno è il frutto di un lavoro di pianificazione tra Marina italiana e francese che risale a discussioni intavolate tre anni fa. Il risultato è stato certamente significativo, un significato non solo addestrativo, ma anche politico e strategico rispetto al messaggio che manda a chi, some la Russia, osserva la trasformazione dell’interoperabilità europea”. Ma questa convergenza diventerà un appuntamento regolare? “Al momento non è chiaro. Tuttavia, con l’aumento dell’attività operativa, creare sinergie e convergenze sarà sempre di più importante e auspicabile. Ciò che conta è che nel Mediterraneo adesso c’è un modello di riferimento. La Mare Aperto della marina italiana”.

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