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Green deal e gasdotto EastMed, così cambieremo l’Ue. Parla Borchia (Lega)

Intervista all’eurodeputato della Lega: “Siamo in presenza di una Commissione europea che non ha avuto la capacità di capire, con lucidità sufficiente, quelle che avrebbero dovuto essere le priorità degli ultimi cinque anni”. Ecco i temi centrali per il partito di Matteo Salvini nel prossimo futuro

“Il Mediterraneo orientale è uno dei temi che potranno aiutare in maniera più significativa a risolvere i problemi di approvvigionamento energetico da parte dell’Unione europea. Abbiamo avuto politiche energetiche eccessivamente caratterizzate dall’ideologia e non suffragate dai numeri”. Lo dice a Formiche.net l’eurodeputato della Lega Paolo Borchia che definisce il gasdotto EastMed un progetto ancora in auge che dovrebbe essere approfondito. E punta l’indice sui risultati finanziari ottenuti dall’ultima commissione: “Quando si analizzano le performance macroeconomiche a livello globale, ci si rende conto che l’Eurozona è sempre puntualmente indietro rispetto agli altri, in particolar modo per quanto riguarda la generazione di Pil”.

Quale l’obiettivo numerico della Lega alle prossime elezioni europee?

Non ci poniamo obiettivi numerici. Credo che il Carroccio, più che dagli obiettivi, debba partire dal presupposto di essere l’unico partito che possa affrontare le prossime elezioni serenamente. Dal punto di vista della propositività, il partito ha adottato una linea all’insegna del realismo, della coerenza e della competitività. Sento colleghi di tutto l’arco costituzionale che improvvisamente ritrovano, oggi, il lume della ragione.

Ovvero?

Si rendono conto che, ad esempio, la transizione energetica e il green deal sono sono dei processi portati avanti senza senso di realismo e non partendo da una valutazione di impatto. Per cui, al di là degli obiettivi numerici, penso che dovremmo guardare al lavoro fatto in passato con una certa serenità e così proporsi all’elettorato con con tanta più credibilità rispetto ad altri interlocutori.

Come spiegare il trend, non solo italiano ma europeo, di una destra in crescita ovunque?

Quello che io ho avuto modo di riscontrare nella mia quotidianità a livello del Parlamento europeo è un forte deficit democratico, nel senso che noi ci troviamo dei territori che hanno determinate esigenze e ci confrontiamo con gli amministratori che sentono delle esigenze che poi non trovano riscontro nel processo legislativo. Siamo in presenza di una Commissione europea totalmente fuori controllo che non ha avuto la capacità di capire, con lucidità sufficiente, quelle che avrebbero dovuto essere le priorità degli ultimi cinque anni. Si è investito praticamente soltanto sul green deal e nessuna attenzione è stata prestata al tema della salvaguardia del potere d’acquisto da parte delle nostre famiglie o al tema della competitività le nostre imprese. Per questa ragione la gente è deluda dai socialisti e dal centro. La sostenibilità è stata solo a parole senza tenere in considerazione che dal punto di vista sociale e dal punto di vista economico mancavano totalmente i presupposti per una competitività che fosse pari in maniera credibile.

Quale il suo giudizio sulla Commissione uscente?

Sommariamente negativo perché, anche nell’ambito delle politiche energetiche che rappresentano l’ambito che seguo, abbiamo iniziato la legislatura con una guerra al gas totalmente insensata che di fatto toglie la possibilità di avere una tecnologia di backup in assenza di generazione sufficiente da parte delle rinnovabili. A proposito di rinnovabili, sono tutti i pacchetti di sanzioni comminate alla Federazione Russa che hanno impattato in maniera forte sulla politica energetica europea. Però, numeri alla mano, vediamo che la diffusione delle rinnovabili che va assolutamente incentivata, promossa e semplificata, non è una diffusione sufficiente per garantire il fabbisogno energetico di cui le nostre economie hanno bisogno. Abbiamo avuto politiche energetiche eccessivamente caratterizzate dall’ideologia e non suffragate dai numeri.

Tra Stati Uniti d’Europa ed Europa delle patrie quale la riforma da proporre gli elettori?

L’aumento di poteri che corrisponde ad un ulteriore svuotamento di prerogative legislative da parte degli Stati membri successivo al Trattato di Lisbona non ha portato grossi risultati. Quando si analizzano le performance macroeconomiche a livello globale, comunque, ci si rende conto che l’Eurozona è sempre puntualmente indietro rispetto agli altri, in particolar modo per quanto riguarda la generazione di Pil. Per cui è evidente che questo tipo di ricette non hanno funzionato. Inoltre penso che non è togliendo il diritto di veto, che rappresenta tra virgolette l’ultima arma di difesa che gli Stati hanno a disposizione, per risolvere i problemi, anzi ciò darebbe all’Unione europea un’ulteriore immagine accentratrice e poco propensa al dialogo con i territori. Piuttosto, sarà fondamentale dotare il Parlamento europeo di qualche forma di iniziativa legislativa che attualmente è limitata soltanto alla Commissione europea.

Sull’energia l’Europa ha un grosso potenziale attualmente inespresso, cioè i giacimenti di gas presenti nel Mediterraneo orientale: il gasdotto EastMed è ancora valido o un’ipotesi ormai tramontata dopo la guerra a Gaza?

Almeno sul breve-medio periodo, il tema del Mediterraneo orientale penso sia uno dei temi che potranno aiutare in maniera più significativa a risolvere i problemi di approvvigionamento energetico da parte dell’Unione europea. Abbiamo visto che è stato implementato negli anni un modello di sviluppo, che aveva dei grossi limiti, basato sull’importazione di idrocarburi a costi più bassi dalla dalla Federazione Russa. Contestualmente ricordiamo quella che è stata la genesi delle varie iniziative: penso alle difficoltà nello sdoganare il ricorso allo sviluppo del nucleare di ultima generazione, per cui il futuro del gas sicuramente è florido dal punto di vista della decarbonizzazione. Indipendentemente da come la si pensi sulle varie fonti energetiche, credo che il nemico più grande di questi ragionamenti sia l’ideologismo, perché, numeri alla mano, una certa autonomia riusciamo a raggiungerla nel momento in cui siamo in grado di diversificare e di aver un paniere di fonti alternative. In questo contesto il gasdotto EastMed è un progetto ancora in auge che dovrebbe essere approfondito.

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